QUANDO AMARE E' UNA SFIDA (6)

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La mattina dopo rimanevo lontano da incontri pericolosi con Christian. Si era svegliato prima di me. Dopo la colazione mi recai in camera a studiare, anche se un po' travolta dai pensieri. Dopo circa un paio d'ore arrivò Christian. Aveva una maglietta un po' larga, bianca, con altri colori e un pantalone scuro
"per caso ci sono le mie sigarette qui?" disse facendomi un'occhiata penetrante
"non lo so Chri" dissi guardando il suo viso
"sai, mi attiri anche mentre studi" disse scrutando il mio corpo e stringendo le labbra. Scossi la testa ridendo, presi dei fogli e passai al ragazzo un pacchetto che era rimasto qua... Come cazzo avevo fatto a non notarlo? Lui guardò in aria, poi verso i miei occhi e io mi zittii guardandolo
"a posto?" dissi cercando di capire cosa provasse sotto a quegli occhi così profondi. Mi prese, non capii con quale forza ultraterrena finii sul muro mentre lui aveva immerso le labbra nelle mie, baciandole e giocando con la mia lingua. Era addosso a me, premeva col suo pantalone
"Sara" sussurrò lui affannando mentre cercò i miei occhi
"Christian!" sospirai fortemente io, con le mani attaccate ai suoi fianchi magri. Scese con una mano verso il mio sesso e spinse due dita dentro di me. Gemetti, sussultando
"shhh, Saretta" disse gemendo vicino al mio collo, con occhi persi di me. Ero contrastata dal dover fare silenzio e dal voler urlare
"oddio, Sara..." ridisse lui gemendo
"ma che hai stamattina? Un po' turbato?" dissi respirando a fatica
"ho una voglia assurda di fare sesso con te, su qualsiasi superficie" disse guardandomi con la mascella serrata, gli occhi illuminati, violento
"ma Christian!" dissi ridendo di gusto vicino al suo viso che scrutava il mio, sentendomi quasi cedere le gambe e diffondersi un calore impetuoso
"trovi sia divertente?" sussurrò, spingendomi ancora dentro due dita che mi fecero fare un suono subito bloccato da lui
"zitta... godiamo in silenzio"
"oh mio Dio, Christian" dissi posando le mani sul suo collo
"già" sussurrò lui lussurioso, cercando i miei occhi
"Chri, mio Dio, mi sento andare a fuoco! Ti prego basta" lui rise osservandomi e respirando sul mio collo
"bene... è il fuoco che cerco"

Qualche giorno dopo eravamo tornati al nord. Io ero esausta. Non ne potevo più di quel giochino e piansi veramente troppo a pensare che Christian avesse fatto un gioco infame come i suoi soliti, una cazzata per non impegnarsi. Avevo deciso che in quel momento sarebbe finita tutta quella storia. Quel cerotto lo dovevo togliere una volta per tutte. Christian mi dovette accompagnare per forza una sera dalla palestra e mi mostrai fredda. Lo guardai, una maglietta bianca e nera con dei jeans chiari. Era bellissimo. Ma non potevo più farmi distruggere. Quella storia in quel momento non capivo cosa significasse.
Non parlammo tutto il viaggio. Era fisso sulla strada, lo guardavo perso nei suoi pensieri. Scese con me a casa mia e mi guardava fisso. Cercò i miei occhi e io lo guardai, scossa nel profondo. Si avvicinò, ma scostandomi mi misi a fare una risata quasi isterica
"quanto... quanto doveva continuare secondo te?" i suoi tratti erano seri e tesi. Cercò il mio sguardo
"che cosa?"
"quanto mi avresti presa per il culo? Ancora?" mi caddero delle lacrime e tentò di fare un passo verso di me, guardandomi, addolorandosi e passando una mano sui suoi capelli "pensavi di aver trovato la scusa per farti le tue scopate ogni tanto? Non è così? Hai creato la farsa di esserti innamorato di me... Hai messo in scena un sacco di cazzate. E poi questa cosa, così da non doverlo dire... A nessuno. E da tenerti quella che quando volevi scopava..." stavo ormai piangendo. Lui era ammutolito, deglutì e guardò il mio viso
"Sara..." disse avvicinandosi e allungando una mano
"non... toccarmi!" dissi urlando e guardando i suoi occhi "e stammi lontano..." feci un sospiro "va' via Christian. Non devi più avvicinarti a me... Hai vinto... Bravo. Davvero"
restava a guardarmi, il viso chinato ma attento su di me
"non sono cazzate, Sara... È la verità, non avrei motivo di inscenare..." feci una risata esasperata
"adesso basta, Christian. Per favore. Mi hai preso per il culo abbastanza. È finita, non ti darò più possibilità di distruggermi"
"io... Non ti ho preso per il culo" disse guardandomi e quasi ringhiando, sbuffai e presi un respiro
"allora dimmi cosa ti hanno detto. E i nomi di queste persone che avrebbero detto qualcosa" restò a guardarmi fisso, con occhi sbarrati e tristi
"io... Non posso" disse quasi sul punto di piangere. Restai a guardarlo, scossi la testa
"lo immaginavo" dissi guardandolo. Aprii il portone di casa e lui mi chiamò, quasi come una supplica
"Sara, ti prego..."
"vattene Christian... E stavolta risparmia le recitazioni..."

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now