LA LUCE E L'OMBRA (11)

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Non si poteva lottare contro chi non sentiva nulla, apparentemente. Con chi provasse rabbia o odio puoi, ma con chi non sentiva nulla non c'erano chance. Non volevo più sentire Christian, ero davvero rimasta malissimo... Nonostante avessi saputo che fossero stati poco al locale e non avesse avuto rapporti in giro. Venerdì sera di due giorni dopo, mi trovavo a casa da sola. Mio fratello era uscito e mia mamma era andata a giocare a carte. Bussarono alla porta, sentii pesanti rumori. Aprii e vidi Christian al peggio in cui poteva ridursi. Non stava in piedi, aveva occhi rossi. Parlava sbiascicando. Lo feci entrare e chiusi la porta. Aveva il viso pallido di chi aveva rimesso
"che hai combinato?" chiesi guardandolo muoversi in casa
"non ti riguarda" disse senza reggersi troppo
"non mi riguarda?" urlai verso di lui. Mi spinse, allontanandomi
"perché?" sussurrai con la faccia rigata da lacrime. Lo portai sul divano e si poggiò di peso morto, stendendosi. La mia rabbia mi avrebbe dato la forza di sbatterlo a terra. Iniziava a tremare. Lo accarezzai sul volto, presi una coperta da stendergli sopra. Lasciai che si addormentasse. Si svegliò dopo un po', era scombussolato. Mi guardò mentre guardavo la tele sulla poltrona vicina al divano
"quanto ho dormito?" mi chiese con la voce roca e piena di sonno
"un paio d'ore... mi spieghi che cazzo hai combinato?" dissi vedendo che era sveglio
"amore, ti giuro che..." disse alzandosi e fissandomi
"amore il cazzo! E ora che vuoi dire? Scusa? Mi dispiace?" urlai verso il suo viso si passò una mano sul volto e bestemmiò
"stai calmo e non bestemmiare! Per favore, dai! Non hai fatto altro che dire cazzate!"
"non è vero" disse alzandosi e fissandomi. Ancora un po' pallido e spaesato
"intendo sul fatto che ci avresti provato..."
"e tu? hai detto che mi saresti stata vicino..."
"e che ho fatto?"
"te ne stai andando!"
"non me ne sto andando..." mi guardò fisso, mentre mi alzai
"non me ne andrò... Però, ora te ne stai andando te..." mi guardò fisso, strinse le labbra e le bagnò fra loro. Per vedere se dicessi sul serio. Se ne uscì di casa, in piena notte, prendendo la sua felpa senza dire parole.

Era giovedì sera. Avevo appena finito di mangiare da mio padre. Mio fratello era uscito, stavo aiutando mio padre a sistemare. Sentii il lieve battito di una mano sulla porta e vidi l'inconfondibile immagine di Christian. Il mio cuore batteva così forte che non potevo più respirare. Aprii, aveva una espressione sconvolta. Una felpa grigia larga con il cappuccio sopra la testa. Un jeans nero con una cintura dorata. Fuori pioveva forte. L'avevo quasi scordato dal momento che proprio lui stava bussando alla porta. L'acqua rendeva ancora più sexy e fantastico quel ragazzo con il corpo magro. Occhi, come pozze scure, inquisitori, innamorati, delusi dal mondo. Bocca in una linea unica, mani e labbra tremanti
"Christian" fu tutto quello che potei dire, in quella parola rientrava amore, ammirazione, sconforto
"amore..." disse lui quasi gemendo
"entra stupido che sei tutto fradicio"
"uè, ciao Christian!" disse mio padre vedendolo e dandogli una pacca sulla spalla. Christian finse un sorriso cordiale. Mi ero quasi scordata di mio padre!
"Sara ma fallo entrare, non farlo bagnare!"
"stavo uscendo, faccio un giro con tua mamma, restate qua? Tranquilli, eh" Christian annuì
"grazie, Fulvio" "figurati, torno sul tardi... non fate casino" disse uscendo e salutandoci ancora. Chiusi la porta e prima che mi potei voltare, le labbra fredde e bagnate di lui si immersero nelle mie e la lingua cercava la mia. Un freddo che durò poco. Davvero poco
"che cosa sei venuto a fare?"
"Sara io..."
"se sei venuto a raccontare puttanate, ti prego risparmiale" gli vidi colare qualche lacrima. Ma gli facevo credere che confondevo quelle lacrime con l'acqua dell'incessante pioggia
"tu... tu... sei troppo per me... sei una ragazza fantastica... non è giusto che..." prima che potesse finire i suoi costrutti di autodistruzione lo baciai, con una tale fermezza quasi da incutergli paura
"se tu ti dici ancora queste cose... io... quando lo capirai che di gente che ti ama ne hai a volontà?"
"non è vero..." sussurrò lui chinando il capo, disgustato da simili parole. Io gli alzai la faccia verso la mia
"allora perché litighiamo?" mi chiese, non potevo trattenermi da tutto questo e scoppiai in lacrime. Incessanti e dolorose. Lui scosse il capo e dilatando gli occhi fece seguire una bestemmia
"non piangere... cazzo, Sara, ti prego..." mi disse accarezzandomi il volto e asciugandomi le lacrime, io mi strinsi a Christian così forte da diventare una cosa unica
"leva... questi vestiti" dissi accorgendomi troppo tardi che mi stava guardando
"oh, Sara..."
"cosa?"
"non morderti il labbro..." lui si sfilò la felpa e la maglietta. Rividi quel corpo scolpito, da lasciare senza parole "non voglio perderti" mi disse deciso
"neanche io" imploravo di essere toccata con il mio sguardo
"ti voglio nella doccia... te ne fai una con me? Quando torna qua tuo padre?" disse con un lieve sorriso, pieno di lussuria. Io deglutii sentendo scorrere il sangue come qualcuno che corre la maratona
"stasera tardi, tranquillo" lui sorrise, mischiando poi una risatina
"dunque, mi perdoni?" annuii e mi venne da ridere. Christian accarezzò il mio viso, scese soffermandosi sui seni e chinò la bocca su di essi. Io gemetti socchiudendo gli occhi e mettendo le mani sulla sua testa
"ehi... ehi... la doccia" sospirai, mi portò in bagno e mi guardò da vicino. Il getto d'acqua si aprì nella doccia. Mentre attendevamo che l'acqua si riscaldasse, senza togliere gli occhi gli l'uno dall'altro, ci togliemmo lentamente i vestiti. Il suo tocco per liberarmi delle mutande fu veloce. L'imbarazzo di essere nudi venne superato con un carnale bacio. Sotto lo scroscio dell'acqua, mi osservò e mi disse tremante
"è la prima doccia che faccio con una ragazza..." io sorrisi
"anche per me" le mie mani tremavano e non sapevo che parole usare. Ero felice. Lui mi posò sul muro della doccia e mi fermò i polsi divertendosi con le labbra sul mio corpo. Fino alle parti più basse del mio busto. Mi strinse le mani
"ti voglio prima lavare..." presi un bagno schiuma e gli mostrai l'oggetto. Ne presi un po' e lo passai per il suo corpo scolpito. Dalle spalle, ai fianchi, andavo sui tatuaggi fino al suo ventre. Trattene l'aria. Poi lo feci girare e lo passai su tutta la schiena. Fino in fondo. Lui si rilassava al tocco e chinava leggermente la testa indietro...Vidi quella cicatrice incisa che tanto mi addolorava. Non feci in tempo a osservarla e incupirmi che lui si era già abbracciato a me fin sopra il collo e mi rassicurava
"non devi piangere per me..." esclamò
"tu sei una bella persona Christian"
"non... non è vero!" sussurrò lui, schifato da quelle parole
"invece sì. Sei un maestro a kung fu, nonostante quello che hai passato. Hai un gruppo di musica che ti adora..." poggiò la testa sulla mia e poi, dopo poco, iniziò anche lui a passarmi una spugna sul corpo. Su tutto il corpo, fino alle gambe. Mi toccava sulla schiena, sulle braccia, sul corpo. Sul mio sesso e sulle gambe. Mi sciacquai pure io dal sapone e ci insaponammo i capelli. Lavandoli, poi, sotto l'acqua. Ci guardammo, poi, intensamente. Mi prese e mi portò sopra la sua erezione. Mi strusciò sopra, gemendo sulla mia bocca. Alzai leggermente una gamba
"sto prendendo la pillola" sussurrai vedendo il suo dubbio sul viso. Mi sorrise. Entrò dentro di me facendomi per un attimo sussultare. Mi teneva una gamba per facilitare l'operazione. In quel momento eravamo solo noi due e il nostro amore. Lui si strinse forte a me, mentre muoveva il bacino spingendosi dentro di me. Lui sussurrò
"giura che non mi lascerai..."
"giuro su quello che vuoi..."
"ti amo..." ripresi. Lui sorrise, poi sospirò e mi accarezzò il viso e raggiungemmo tutti e due l'orgasmo. Ci furono secondi di silenzio in cui restammo attaccati.

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now