TEMPI DI STAGE: CAPITOLO 6 (1)

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Nelle lezioni di kung fu del mese di aprile arrivò Matteo, un bel ragazzo di circa venti anni. Quel giorno era un martedì. Alice, quando lo vide arrivare, rimase esterrefatta. Io la guardavo come per chiederle che succedesse. Ma capii qualcosa dal sorriso di lui verso lei. Si presentò a tutti noi. Un ragazzo alto, con pochi capelli sul capo e molto carino. Di stazza muscolosa, ma piuttosto snello. Subito dopo, andammo nello spogliatoio
"aiutami Sara... Mi devi aiutare. Lui è uno di cui ero stracotta a circa tredici-quattordici anni e c'era stato qualcosa fra noi... io non resisto con lui... e con Daniele?" mi diceva freneticamente Alice
"Ali sta' calma! Vedi che si risolve tutto"
"no... Stavolta no... conosci Daniele..."
"ci penseremo Ali... Inizia a vedere che succede!" dissi ridendo
"devo dirti una cosa. Un piccolo... segreto... che tu non sai..." disse guardandomi fissa con i suoi occhi scuri
"un... segreto?" la guardai torva ma attenta
"Daniele, ha provato ad alzarmi le mani... e... Per quello io ho paura, di solito"
"dici... sul serio?" esclamai sbalordita
"sì, è vero..."
"perché non me l'hai detto?" dissi verso il suo viso chinato e gli occhi impauriti
"non... Non volevo che succedesse qualche casino..."
"dai, forza, ora usciamo" disse tirandomi per mano e vidi Alice avvicinarsi a Matteo, nel mezzo della palestra
"ciao Teo..." disse intimidita. Cazzo, non l'avevo mai vista timida!
"ciao bellissima... come stai?" lei sorrise "non ci vediamo da un po' vero? Che si dice?" dal fondo dello spogliatoio vidi una ragazza dai capelli castano chiaro che mi sorrideva, non feci più caso alla conversazione e mi avvicinai
"ciao..."
"ciao..." la sua voce tesa, sottile e gentile
"sei nuova?" lei annuì. Mi presentai. Era Martina. Aveva una tuta, perché era il suo primo giorno. Comparve Alice che si unì al discorso. Si presentò
"quanti anni hai?" mi chiese
"io diciassette... e lei diciotto" dissi indicando me stessa e Alice
"e tu?" chiese Alice
"diciotto" disse lei. Iniziammo a parlare. Dall'esperienza avevo paura a fidarmi, ma quelle rosee labbra e quel sorriso dolce erano indiscutibili.

Arrivai terza alla gara di lotta. Ne ero davvero contenta! Christian arrivò primo.
Il gruppo di kung fu si accordò per vederci un caldo sabato sera dei primi di maggio, in una pizzeria a Merate, nel paese della palestra. Eravamo tutti seduti, Christian era inclinato con la sedia sul muro e raccontava ridendo di qualcosa che gli era accaduto. Non faceva altro che fissarmi. Io ascoltavo ogni suo movimento e ogni sua parola. Osservavo il suo viso come un dipinto prezioso. Lui sorrideva ogni tanto e sfiorava la mia mano. Vicino a me c'era anche Alice. Tutti eravamo in sintonia quella sera, tutti ridevano e chiacchieravano. Avevamo già ordinato e aspettavamo cauti la cena. Era bello vedere così unito il gruppo. Rendeva felice e faceva sentire tutti parte di noi. Arrivarono le bibite e a tutti fu data la birra o quello che si voleva. Christian prese una Coca-Cola e nel prenderla scontrò la sua mano con la mia. Il solo vederci ci faceva tremare. Alice era combattuta: Daniele era lontano da lei e non sapeva se esserne felice. Io mi domandavo che dovesse pensare, che confusione dovesse avere in testa, se di Daniele si fosse disinnamorata... Non è certo facile da capire e da comprendere. Il chiasso delle voci confondevano i pensieri. Io ero davvero preoccupata per Alice. In quel momento o più tardi, lei aveva bisogno di aiuto assolutamente. Guardavo Daniele, Mauro e Matteo relazionarsi amichevolmente fra loro, insieme a Christian e i due istruttori Giovanni e Alessandro. In quel momento le fumanti pizze gustose di tutti i tipi furono servite. Ecco che allora nessuno parlava più di tanto. Christian mi vide un po' pensierosa e iniziammo a conversare come due amici. Io avevo comunque paura. Paura di soffrire ancora. Beh, ma... Si sa che quando c'è l'amore si è bendati. Si è immuni a ogni parola o azione.

Stavo preparando un caffè in casa di mio padre. Ero insieme a Christian. Mio padre era a lavoro e mi ero organizzata per andare a casa sua. Dovevamo andare fuori a mangiare qualcosa e poi a ballare. Lo guardai in viso mentre versavo le due tazze di caffè. Lui mi scrutava nel vestito aderente color nero e argento, dall'alto al basso. Quando mi voltai lo sguardo di lui andò esplicitamente alle mie gambe, per poi risalire all'intimo e al seno quando mi voltai. Mi muovevo apposta maliziosamente, vedendo che Christian guardava il mio sedere e il mio corpo. Mi avvicinai. Christian era su una sedia vicino al tavolo, chinava gli occhi godendo delle mie gambe lisce col tacco alto. Lui mi sfiorò con la mano e io socchiusi gli occhi. Mi avvicinai al suo viso e lo baciai. Posando le labbra sulle sue e mischiandole
"voglio spogliarti" sussurrai lentamente, accanto al suo viso, con occhi socchiusi. Lui annuì un poco colpito e con occhi indagatori
"non te lo nego" mi disse ridacchiando Christian con lo sguardo fisso. Gli andai più vicino, gli alzai la maglia e lui aspettava voglioso per i pantaloni. Mi guardava come per sfida. Mi tolsi lentamente il vestito, rimanendo con i miei tacchi e in mutande e reggiseno. Christian era arido sulla bocca
"e ora che vuoi farmi?" disse lui divertito ed eccitati
"voglio stenderti sul divano" lui mi guardò fisso, scrutando l'eccitazione nei miei occhi
"e quando sarò là?" pronunciò Christian immergendo gli occhi nei miei
"voglio baciarti" dissi liberandomi e scatenando ancora più voglia nei suoi occhi
"dove?" mi chiese Christian
"ovunque"
"devi essere precisa" disse lui ridendo e guardandomi
"sulla pancia e sul petto, perché il resto lo voglio ora" Christian aprì leggermente la sua bocca, schiudendola
"amore, non avrò creato un mostro?"
"forse" dissi ridendo e poggiando le braccia sulle sue spalle. Mi baciò, attirandomi a sé, le sue labbra sulle mie... Le nostre lingue che si muovevano delicatamente. Impulso e passione. Scesi tra le sue gambe. Avevo il cuore che batteva forte, avevo preso l'iniziativa! Era una cosa così nuova ed eccitante. Gli tolsi le mutande, lui mi osservava e presi nella bocca il suo membro. Lui gemette sussultando e si chinò indietro sulla sedia, con occhi socchiusi. Lo sentivo tendersi e fremere sotto il mio corpo. Sfioravo nel frattempo il petto di Christian mentre mi guardava. Lui teneva la dominanza stringendo i miei capelli in un suo pugno, io gemevo molto animatamente al suo stringermi i capelli, mentre lui mi muoveva contro il suo membro e potendo così spingersi nella mia bocca in modo molto più rude e sotto il suo controllo
"Sara, basta... Non voglio venire così" mi disse, ma io scesi lungo la sua erezione... Christian mi prese i fianchi, mi fermò, mise due dita nella mia bocca mentre scontrava i miei occhi e mi alzò da terra. Mi ero rimessa in piedi. Da seduto, lui mise la bocca sul mio sesso, mi sorressi con le mani sulle spalle di Christian. Lui scostò le mie mutande per mettere le sue labbra. La sua lingua che mi faceva gemere. Mi chinavo all'indietro, stringendo più forte le mani sulla schiena di Christian. La sua bocca si muoveva avida sul mio clitoride. Mi alzò e prese le mie mani dirigendomi, con una foga piena di passione, al tavolo. Mi posò sopra avidamente e facemmo cadere dei libri, ma questo era poco influente. Sul tavolo pendevano al di sotto le mie gambe. Christian giocava e leccava il mio corpo, sui miei seni, il collo, la bocca. Tornò sul mio clitoride con le sue labbra. Io strinsi la testa di Christian verso di me e poi la alzai
"dovevo essere io a baciare te" dissi ansimando "avevo un programma preciso, mio caro" Christian rise e mi strinse, baciando il mio collo. Mi alzò e tra le sue braccia mi portò sul divano, mi posai sopra di lui e si gettò sulle mie labbra. Lasciai una scia di baci sul petto e sulla sua pancia, lo sentivo emettere mugugni e rilassarsi al mio tocco con i baci. Gemette nella mia bocca, poi tirò giù le mie mutande. Mi strinse la schiena e abbassò le sue mutande, entrò dentro di me in un lampo... Christian fissò i miei occhi mentre godevo della pienezza che proveniva da lui. I respiri e i gemiti si liberavano profondi sul collo dell'altro. Mi muoveva sopra di lui e le sue spinte erano decise e cercavo di andargli incontro. Godemmo entrambi intrecciando gli orgasmi
"sei mia, cazzo" sussurrò gemendo
"sì" restammo vicini e in silenzio, assaporando gli orgasmi
"come puoi farmi sentire così? Così fuori di me?" dissi baciando il suo collo
"non lo capisco nemmeno io, amore. Ora dovremmo andare e se ci sarà possibile, in quel posto potremo starcene come piace a noi."

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now