SE SOLO FOSSE VERO (9)

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Qualche giorno dopo stavo per salire sul pullman fuori da scuola, quando vidi Christian
"che ci fai qui?" sussurrai estasiata
"dovevo vedermi con un mio amico. E sono venuto a prenderti"
"come?" dissi sconcertata
"a prenderti per portarti da me, non pensare sempre male" spalancai la bocca e sospirai al ghigno di Christian. In realtà, non lo avevo pensato
"ma che cosa? Perché dovrei venire da te?"
"volevo che stessimo insieme"
"Christian" dissi col sorriso. Lui sospirò e addolorato poggiò la sua testa alla mia
"io... io non so cosa mi sento di fare... vorrei che non..."
"stai tranquilla Sara" disse facendo una risata veloce. Mi fece salire in macchina con lui e una volta arrivati a casa chiuse la porta
"faccio qualche cosa da mangiare?" dissi io, anche se la faccia di Christian prometteva qualcosa di diverso, che mi fece passare subito un lungo brivido. Io obbedii al suo annuire e cominciai a mettermi in cucina a fare un piatto di pasta. Era faticoso, quando non è la tua cucina! Mentre assaggiavo la cottura, dopo varie procedure, mi accorsi che Christian si era seduto dietro di me e mi guardava divertito
"che talento" disse il ragazzo sorridendo
"oh... grazie"
"è la prima volta che qualche ragazza, che non sia mia zia, cucini per me" io sorrisi
"anche per me è la prima volta che cucino per qualche ragazzo che non sia mio fratello" Christian si mise a ridere e mi chiese di venire vicino a lui, ero allibita dalla sua richiesta. Mi strinse la vita quando gli fui accanto. Strinsi le mani sulla sua schiena. Mi misi a ridere e poggiai, come un neonato, la testa sul suo petto. Lui ne era colpito. Dopo che finimmo di mangiare, Christian mi poggiò su una parete mentre mi baciava. Allungò le mani verso la mia maglia e senza che me ne accorsi la sfilò. Sentii una contrazione nel ventre e uno scorrere di adrenalina per tutto il mio corpo, respirava vicino al mio collo, facendomi respirare più affannosamente. Mi toccò il labbro, passando una veloce scossa fra noi di adrenalina, deglutii e respirammo più forte
"mi fai impazzire" sussurrò poggiandosi vicino al mio collo e passando la sua bocca per la zona. Christian allungò le mani al mio sesso, mentre fra tanti fremiti mi toccava e mi baciava il corpo. Intanto, mi aveva pian piano spogliato. I suoi occhi lussuriosi dissero insieme alla sua bocca
"non fare niente che non vuoi fare" sussurrò lui gemendo nel mio orecchio
"non farei mai nulla che non vorrei fare Chri" A me si gelava il sangue ma cercavo di trattenermi. Il sangue che fluttuava. Emozione propizia per quello che avevamo in testa, che scorreva nelle vene e che sentivamo agitarsi nello stomaco. Come una farfalla impazzita e prigioniera,alla disperata ricerca della libertà. Avremmo aspettato ancora un po', perché avremmo lasciato che la frenesia ci prendesse ancora di più, che dilagasse in noi e diventasse incontrollabile. E solamente a quel punto di tensione erotica, avremmo cercato di più. Nella poca luce della casa, Christian mi accarezzava le gambe nude senza ormai il jeans.Le ginocchia, i polpacci, le caviglie, i piedi. Dalla sua erezione, queste piccole gambe dovevano essere eccitanti. Io non avevo mai fatto nulla di tutto questo. O almeno, non così. Mi sentivo svenire dall'eccitazione. I sandali neri, dal tacco poco alto, slanciavano le mie gambe. L'attesa si era fatta di colpo insopportabile. Mentre con la sinistra lui portò una mano sul mio viso, e la bocca sulla mia, imprimendo le labbra, la destra mi iniziò ad accarezzare una coscia, dalle mutande al ginocchio. Anche la mia mano si poggiò distrattamente su una sua gamba, pericolosamente vicina all'inguine. La accarezzai lievemente, con noncuranza, mentre il suo sguardo continuava a vagare indolente. Lui s'infilò, con le dita, sotto l'orlo delle mie mutande, ed esplorò l'interno della mia coscia e le mutandine che indossavo. Era come alla ricerca di quell'inequivocabile segnale che la mia eccitazione fosse giunta al livello di guardia. E infatti avvertì, sotto i polpastrelli, l'interno della mia coscia umido e la stoffa dell'indumento intimo già abbondantemente intriso di umori. Fece un gemito godurioso nella mia bocca, seguito dal mio... Entrando con delicatezza, descrisse sul mio sesso dei movimenti circolari
'perfetto. Che succederà adesso?'
stavo gemendo sulla sua bocca così magnifica. Anche la mia mano aveva rotto gli indugi e premeva con delicatezza sui suoi pantaloni, sul suo intimo che si stava gonfiando, secondo dopo secondo. Lui ispirò forte l'aria, sussultando. Per un momento immaginai di vederlo fuori e di lasciare che fosse la mia mano a fare tutto. Lo sguardo che sembrava appannato confermava la mia eccitazione. E la farfalla che continuava a volare nello stomaco agitava ancor più freneticamente le sue ali. La paura frenetica che potesse salire per sbaglio mia mamma, mio fratello.... Un brivido di eccitazione percorreva la schiena di entrambi, come un piccolo animaletto zampettante che si fosse infilato per caso nelle nostre maglie. Con la mano, Christian accarezzò nuovamente le mie mutandine. Se prima erano bagnate, ora erano letteralmente fradice di umori. Lui si sporse gemendo sulle mie labbra e mi baciò gentilmente sul collo. Rabbrividii di piacere insieme a lui e la sua mano si allontanò dal mio inguine. Sfiorò le labbra con le mie, mi prese eccitato per i fianchi e mi attirò a sé. Le bocche si incontrarono e le lingue si esplorarono. Risucchiando, mordendo, emettendo tra noi gemiti sulle nostre bocche... Sentii il suo delicato profumo, la morbidezza delle sue labbra, la consistenza fantastica del suo corpo sinuoso. E lui si perse in me, letteralmente. Fino al momento in cui, senza fiato, ci staccammo, guardandoci attorno. Da una finestrella in alto, la luce dei lampioni stradali illuminava debolmente la stanza. Le dita della sua mano destra si infilarono rapide sotto il mio elastico degli slip e per pochi intensissimi secondi anche io feci lo stesso sotto la sua maglia. Facendolo gemere per il mio contatto. Lui mi tolse la maglia, esponendo i seni e pizzicando i capezzoli in rilievo
"mi sto facendo prendere la mano..." rimasi zitta e poggiata a lui. La sua mano lasciò le mie tette. Avevamo entrambi il respiro affannato, carico di sensualità e di libidine. Si inginocchiò davanti a me e mi guardava fisso negli occhi dal basso. Mi abbassò le mutande e Christian si posò con la bocca sul mio sesso. Sussultai gemendo. Passò la lingua ripetutamente. In su e in giù, in maniera implacabile e decisa. E i miei tessuti, secondo dopo secondo, si allentarono. Era una sensazione unica. Unita a quella delle dita che lui aggiunse. Lo guardavo in basso, fra le mie gambe. E poi, quando i miei sospiri aumentarono d'intensità, sentivo crescere sempre più il piacere. Le dita diventarono decise e la strada era definitivamente aperta. Il cuore mi balzò in gola e mi accorsi di essere a un passo dall'orgasmo. Le dita serrate dai miei muscoli interni. Lui si accostò a me, cercando con una mano le mie tette. Fino a che persi il controllo gemendo...Eravamo abbracciati... Mi guardò senza parlare. Mi chinò ai suoi jeans sbottonati e iniziò a farmi toccare il suo membro
"ti va?" mi chiese vicino al mio orecchio. Mi morsi il labbro e annuii. Lui mi guardava, mentre avevo il viso chinato. Ridacchiò un attimo e si avvicinò al mio collo, dandomi i brividi. Lui aprì il suo jeans e lo aiutai ad abbassarlo. Era così strano. Stava davvero succedendo? Stava attaccato a me, mentre mi baciava, ogni tanto toccavo il suo membro. Era abbastanza... Grosso. Pensai a come dovesse essere farci sesso... Lo toccai timidamente. Lui spostò le mutande e sentii la sua erezione. Era circa tre dei miei pugni chiusi o un po' di meno. Era... Strano. Lui ispirò e si rilassò mentre muovevo la mano. Era duro, liscio. Era una sensazione che non avevo poi provato chi sa quante volte
"parti da su" disse vicino al mio volto, stava gemendo. Era bellissimo sentire che fossi io a farlo godere. Partii da su come diceva lui e scendevo, muovendomi
"ecco, così" disse gemendo "vai veloce" lo toccavo da sopra, respiravo accanto al suo viso. Eccitata. Mi guardava spesso cercando il mio sguardo. Mise anche la mano sulla mia per darmi delle dritte e cercava la mia bocca. Lo sentii dopo poco percorso da fremiti
"oh... Sara" disse lasciandosi andare.

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now