QUANDO AMARE E' UNA SFIDA (5)

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Nel pomeriggio tutti insieme ci recammo in macchina per dirigerci a rivedere il Vomero. Il panorama di Napoli, con le tante persone, era circondato dal mare e dal Vesuvio, che già avevamo visitato. Il Vomero era la zona più costosa di Napoli. Girando perle strade, si vedevano famosi negozi bellissimi e case molto valenti. In macchina, Christian stava vicino a me e il viaggio di perlustrazione proseguì fino ai paesini come Mugnano, Melito. Zone poco sicure di Napoli come la Sanità. Dopo la perlustrazione familiare ci recammo al "Lido Mappatella" nei pressi di Mergellina. In macchina, Lorenzo si divertiva a prendere bonariamente in giro Palma che, facendosi rispettare, lo picchiava. Christian stuzzicava divertito sua sorella a sua volta e Palma gli saltava addosso per fargliela pagare. Christian pareva divertirsi e rideva come un matto, mentre io osservavo lo strambo panorama che si era proposto in quella macchina fra i più o meno fratelli. Arrivati alla spiaggia, tutti insieme camminammo nel lido frequentato dalla gente più "terrona". Christian correva dietro a Palma e la stuzzicava. La alzò di peso e la caricò sulle spalle. Intanto, mentre Christian giocava anche con Lori e si divertivano, mi fissava mentre li osservavo ridendo. Mi si avvicinò e mi guardò attentamente, stuzzicò anche me facendomi il solletico. Subito il risolino nei nostri fratelli compariva. Christian mi prese di peso e, con uno sforzo di poco maggiore a prima, mi caricò sulle spalle. Il mio corpo che sentiva contatto con Christian mi iniziava ad allarmare... Mi adagiò lentamente a terra cadendo su me. Gridava ai bambini
"ops, sono caduto" i bambini si misero a giocare e Christian mi fece andare con lui dietro a uno scoglio. Era ormai fine giornata. Stavamo finendo un panino per uno, preparato da Anna che prendeva il sole con Fulvio. Era una donna così forte... Lasciata sola dal suo uomo, senza soldi, senza la madre che era morta. Curava due figli e lavorava in tabaccheria. Era degna di ammirazione. Finimmo di mangiarci il panino e venne a cercare il mio sguardo per poi congiungere le labbra alle mie. Assaporava le mie labbra per poi lasciarle su di me e far assaporare la bocca dalle nostre lingue. Continuavamo appassionati quel bacio immenso, perso all'aria di Mergellina. La serenità e la bontà del bacio ci avvolgevano fortemente. Sentivo lo scoglio dietro di me ma non ci feci poi tanto caso, non potevamo fare caso a niente di diverso dalle nostre lingue in quel momento.

Era giunta la sera tarda e io mi ero messa nel letto, dopo qualche passeggiata con la famiglia. Erano quasi le tre. Piangevo vorticosamente ripensando alla nostra storia. Era così forte quello che provavo che non avevo la minima idea di come avrei fatto a dimenticare e fare la sua amichetta. Non pensavo che potesse essere una cosa fattibile. In quel momento, nei miei pensieri si intromise l'entrata in camera di Christian. Lui mi vide piangere
"ehi" sussurrò con tono preoccupato
"Christian, che fai qua?" nonostante piangessi, vidi subito il suo corpo nudo, i tatuaggi sparsi, la cicatrice. Aveva addosso solo i pantaloni di tuta
"shhh" mi zittì posando un dito sulla mia bocca, si mise vicino a me cercando nel buio i miei occhi e mi accese il mio corpo. Mi sembrava in minima parte appagato dal fatto che io non potessi fare a meno di lui
"mi mancavi... e non riuscivo a dormire..."
"già, neanche io..."
"lo so che pensi di non potercela fare"
"esatto. Sei un veggente" dissi sussurrando
"anche io credo che è una cosa davvero più grande di me..." disse chinando il viso e sospirando "posso dormire con te? Non riesco da solo, non so perché. Volevo averti vicino... E poi non... Non posso vederti così..."
"non ho niente, Christian"
"Sara, non prendermi per il culo!"
"Chri, sto bene..." io stessa mi stupii della mia durezza di tono. Chinai il mio viso e i miei occhi si riempiono di lacrime
"non c'entri tu... sono incasinata da un po' di pensieri" dissi senza guardarlo. Lui mi guardava a disagio, non sapeva cosa potesse fare. Era comunque ancora impacciato quando si trattava di consolare una ragazza che piange. Mi sfiorò il viso e si avvicinò a me di più, stringendomi
"ohi... Sara, guardami!" disse lui toccando la mia testa sul suo petto, che mi permetteva di provare brividi avendolo vicino
"Christian" sussurrai piangendo
"piccola" disse posando una mano sul mio viso e il mio corpo
"perché non mi dici subito come cazzo ti senti, eh?" disse quasi urlando
"cazzo, ma a che serve, che devo dirtelo a fare?" urlai, facendo seguire una bestemmia
"devi calmarti!" esclamò lui cercando di guardare il mio viso "lo so che stai male... sto di merda anche io... è davvero difficile..." piangevo ancora sul suo petto, sentendo i suoi addominali e il suo corpo scolpito. Le lacrime che scendevano per ciò che succedeva. Piangevo quasi a singhiozzi
"Sara... respira e calmati"
"amore, guardami!" disse alzandomi la testa e facendomi guardare il suo viso "devi respirare e calmarti adesso..." sussurrò, vicino al mio viso
"come posso calmarmi?" sussurrai
"guarda come sei ridotta" disse strofinando le mie braccia. Strinse il mio viso, passando quasi impacciato una mano sui miei capelli
"mi dispiace... ecco io... ho provato sensazioni strane. Una di quelle cose che sai che non potrai più avere sicuramente" alzai la testa. Mi guardò fisso, occhi lucidi. Sospirò e spostò lo sguardo. Si alzò, spostandosi da me e tirando fuori dal pantalone largo di Foot Locker una canna. Me la mostrò prendendomi la mano
"amore, fattela con me" la accese, mentre lo guardavo
"lo sai che io ti amo, Sara" disse lui indurendo, poi, subito i tratti del viso. Guardò verso di me, con aria persa e addolorata
"anche io ti amo, Christian" risposi scossa da questa improvvisa affermazione. Dopo che finimmo di fumare si mise con me nel letto, stavo attenta a non toccare il suo corpo così vicino da darmi delle scosse di piacere fino nel profondo. Il suo viso attento, coi tratti duri ma con occhi che facevano trasparire la fragilità. Il comodino vicino al letto si illuminò, era il mio cellulare che suonava. Lo guardai velocemente, come per chiedergli di prendere al posto mio il cellulare
"che fai, non guardi chi è?" disse lui con aria ironica
"non è che me lo passi?" lui si mise a ridere scontrando i miei occhi e trasmettendo un fuoco dentro di me, una lussuria immensa
"eh no, troppo facile" lo guardai, passai sul corpo di Christian, prendendo un bel respiro, e presi il cellulare. Mi fermò, tenendomi le mani sui fianchi... Tocco che si propagò nel mio corpo
"chi è?" mi chiese interessandosi e guardandomi fisso
"è Alice... ora fammi andare a dormire" dissi mentre mi teneva sopra di sé. Le sue mani vagavano per il corpo
"sei sicura che è lei?" disse vicino al mio viso, con un'aria dubbiosa e scrupolosa
"è lei ti dico" dissi fermamente "dai, Christian, dormiamo..."
"no, non riesco" sussurrò vicino al mio collo, facendomi accapponare la pelle. Mi passò le mani su tutto il corpo, fino ai seni e me li sfiorava delicatamente dalla mia maglietta larga per dormire. Avevo dei pantaloncini larghi. Mi baciava facendo una scia sul mio collo e respirava su di esso, ci perdevamo l'uno nell'altro
"io non riesco a starti lontano... E per di più, tra poco esplodo" disse gemendo sul mio collo
"esplodi, che mi interessa?" dissi ridendo in modo sensuale e sentendomi defluire il sangue e concentrarsi il piacere nel ventre, mentre i suoi occhi impenetrabili mi indagavano tenendomi sopra di lui
"non so come la penseresti se lo facessi addosso a te"
"sei schifoso" dissi ridacchiando. Mi mosse sopra il suo membro già eretto coperto dai pantaloni e gemette soffusamente. Io stetti in silenzio e respiravo forte, deglutii
"stai morendo dalla voglia pure tu, non è vero?" disse sussurrando vicino a me
"no, affatto" lui mi baciò il collo, posandosi là con le labbra
"da come respiravi sembrava il contrario" disse Christian con aria di sfida, ridacchiando. Con la sua mano accarezzò il mio sesso, ovviamente bagnato
"è incredibile che basti solo sfiorarci..." disse sussurrando e gemendo accanto al mio orecchio. Mi prese posandomi sul suo membro in modo più deciso. Respirava vicino al mio collo, quando si abbassò lentamente i pantaloni senza togliermi da sopra di lui e con le sue mani tolse la mia maglietta sfilandomela. Rimasi con i seni scoperti sopra di lui e il suo viso, che andava a stare su di loro, mi faceva gemere. Mi tirò giù i pantaloni, mentre le sue labbra si congiunsero alle mie. Gemendo nelle nostre bocche fece scendere anche le mie mutande insieme ai pantaloni, io feci andar via entrambi dai miei piedi. Lo sentii abbassarsi le mutande e in un attimo era dentro di me, facendomi gemere insieme a lui.

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora