QUANDO AMARE E' UNA SFIDA: CAPITOLO 9 (1)

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Ottobre
Mercoledì

Christian venne a trovarmi nel pomeriggio tardi. Mia madre era a giocare a carte. Mi disse un
"ciao, amore" appena entrò. La giacca leggera su di sé, in pelle. Al collo una catena d'oro e alle mani degli anelli. Era sempre incredibilmente spettacolare. Guardai il viso, appena entrò, più vuoto, più triste. Gli offrii il caffè che stavo già per fare.
In poco tempo eravamo un corpo solo e ansimavamo all'unisono. Era... così intenso. Come se fosse un contatto necessario, uno sfogo di tutte le frustrazioni. Come un'ora del proprio programma preferito a fine settimana. Un qualcosa per uscire dalla quotidianità. Ci rivestimmo, prendendo le cose da terra, eravamo in camera mia. Prese per prima cosa i pantaloni e se li mise
"Sara, io ho bisogno di dirti una cosa... non ce la faccio più"
"dimmi" dissi guardando verso lui. Si avvicinò senza la maglia e mi fissò. Sospirò quasi gemendo di dolore e si sedette vicino a me sul letto. I suoi occhi immensi e scuri trasmettevano tanto, troppo. Quasi da sentirmi nella sua testa
"non dovremmo... vederci più" sussurrò tutto di un fiato, chinando il capo per non vedermi in faccia. Alzò il viso per avere un'idea di come stessi io. Ero basita, ero rimasta zitta e guardavo il suo volto
"ragazzi del mio gruppo mi hanno fatto paura minacciandomi con te. Ho paura di rischiare... non posso vivere con una cosa simile" io mi alzai e lo fissai "vattene" riuscii solo a dire facendoci rientrare tutto il mio disprezzo e lo sconvolgimento. Lui deglutì, preso in pieno petto dalla mia parola
"Sara..."
"va' via stronzo, sparisci" dissi sempre più urlando. Non riuscivo a non far trasparire che volessi piangere. Iniziai a usare le mani con violenza, sulle sue braccia o sul petto
"ehi, che cazzo, basta" disse fermandomi le braccia per gli avambracci, tirandomi verso di lui e stringendomi il corpo sulle sue gambe. Ero stretta nel suo inguine, aderente al petto, alle gambe
"calma"
"vaffanculo" dissi scrutando i suoi occhi. Lui mi guardò intensamente
"perdonami amore. Cerca di capire..." Io mi spostai da Christian e questa volta lui si alzò. Gli dicevo di andare via, spingendolo e mi trovai attaccata al muro, mi bloccò le braccia tenendole ferme ed entrò quasi in me poggiandosi con le gambe sul mio corpo. Io feci un forte sospiro e gemetti di piacere. Tentando di soffocare il gemito abbassai lo sguardo. Christian fece una risata che non proseguisse troppo, per non irritarmi. Cercò i miei occhi
"dopo che abbiamo scopato, tu mi fai quel discorso..." dissi sospirando. Mi scese qualche lacrima e lui le asciugò subito. Venne col viso attaccato al mio, permettendomi di immergermi nei suoi occhi
"avevo voglia di te. E paura che fosse l'ultima volta. Sara, io non vorrei mai che ti succedesse qualcosa, più di poter stare con te. Farei di tutto per poterti avere ma ora è meglio di no. Lo capisci?" Io stavo molto probabilmente tremando. Amavo lui.

Quando percorsi il corridoio accanto alla palestra vidi Alice venire verso di me, mi guardò alzando un sopracciglio. Mi guardò bene e osservai la sua divisa per la palestra
"che cazzo è successo? Christian mi ha accennato qualcosa ma sai che è uno che non parla. Ha avuto minacce?" disse col nervosismo visibile sul suo viso. Io scossi la testa
"sì, ma non chiederlo a me che non so che cazzo sia successo..." da dietro Teo arrivò e abbracciò Alice. Vidi Christian dagli spogliatoi, dal fondo ci guardava... Dai suoi occhi immensi che mi scuotevano dentro.

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now