UN'ALTRA ESTATE ARRIVERA' (7)

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Ci eravamo vestiti ed eravamo scesi di sotto a bere un bicchiere d'acqua al lavandino. Non c'era più nessuno
"mi dispiace per quello che è successo, per ciò che ho fatto"
"non preoccuparti" poi ripresi "vorrei solo che capirti possa essere un po' più facile, o meglio rapportarsi con te. Ti capisco al volo, ma a volte è difficile, è come se tu non mi credessi..."
Lui mi ascoltava lasciando i suoi occhi fissi nei miei. Io deglutii
"quando sei abituato a essere visto cattivo e a essere vissuto senza affetti, è difficile capire quando una persona te ne vuole. Anzi, se te lo dicono ti ci puoi incazzare pensando che, come tanti prima di lei, ti stia prendendo per il culo" rimasi a guardarlo, seduto vicino a me
"ma non è così, Christian, io..."
"lo so, Sara" disse infuocandomi con uno sguardo sicuro in cui mi persi
"perdonami, non volevo inondarti di paranoie"
"ma non dire così... stai tranquillo, amore, una santa volta"
"è davvero difficile per me"
"lo so. Lo so. Ma smettila di dire che sei cattivo o altre cazzate... Se sei amato da tante persone, vuol dire che tu non sei cattivo..."
"ma io... non credo di essere capace di amare... per davvero. Io riesco a essere forte da solo, ma ciò che ho dentro di me mi distrugge" i suoi occhi erano pieni delle sue parole
"sì che ne sei capace. Tu... sai farmi stare bene" lui si spostò un attimo e mi guardò da molto vicino. Poggiò la testa sulla mia e, lasciando che i brividi ci avvolgessero, passò il viso vicino alla mia pelle
"cazzo, mi viene quasi da piangere! Mi sento un coglione" risi guardando il suo viso e misi una mano fra i suoi capelli, accarezzandoli e giocandoci
"non lo sei, Chri. È la prova che ragioni e che provi tanti sentimenti" alzò le spalle e mi osservò ancora
"a volte penso che magari... Sarebbe stato diverso se... Quel giorno io avessi fatto qualcosa... per mia mamma" il suo sguardo era impaurito. Non sapevo esattamente che parole usare... Lo guardavo titubante
"tu... Tu non potevi fare niente..." sospirò e rimase in silenzio
"ti capita mai di ripensare a loro due? Ai tuoi genitori?"
"sì... Cerco di evitare... Ogni tanto mi ricordo di mia mamma, quando le pettinavo i capelli..." disse con un sussulto, schiarendosi poi la voce e mantenendo i suoi occhi neri impenetrabili
"perché... Perché non mi hai detto dello psicologo?" cercò il mio sguardo e scosse la testa indurendo i tratti del viso e pressando le labbra
"te l'ha detto Anna?" disse irritato
"sì..."
"beh, perché non è una cosa che credo di voler continuare" decisi di annuire e lasciar perdere la questione.

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now