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Jorge Pov.
'Alle nove e mezza. Solito posto.' diceva il messaggio. Tra due ore dovrei incontrare Micheal e dargli quella famosa risposta.

Al mio ritorno dal parco avevo trovato Sammy e Cande sul divano a baciarsi, e per la prima volta non mi sono arrabbiato. Ho problemi più importanti a cui pensare.

Chiusi la porta della mia camera a chiave ed aprì il cassetto della scrivania scavandoci dentro. Presi una scatola ed la aprii trovandoci all'interno la pistola che non toccavo da ben sette mesi.

La posai sul letto continuandola a fissare. Martina quando la vide uscì pazza, era veramente convinta che io avessi ucciso qualcuno.

Sentii la mia gamba vibrare ed estraendo il telefono rispondo senza nemmeno guardare chi fosse.

"Pronto?" Mormoro sospirando.

"Allora?! Che cazzo vuoi fare adesso?!" Urla una voce.

"Xabi, te l'ho già detto." Dico esasperato stendendomi sul letto appoggiando la schiena allo schienale.

"Ed io ti ho detto di non ritornarci, parla con qualcuno, parla con il padre di Martina!" Continua ad urlare.

Se continua ad urlare gli staccherò il telefono in faccia.

"Ma sei impazzito?! Non mi vorrà più con Martina! Non so nemmeno come ha fatto ad accettare la nostra relazione e di certo non voglio rovinare tutto." Dico convinto.

Anche se nasconderglielo non è un modo giusto..

"Quando dovresti incontrarlo?" Sussurra calmo. Finalmente.

"Alle nove e mezza." Alzo il mio polso per controllare l'ora e noto che mancano più o meno un'ora e venti minuti.

Il tempo sta passando in fretta. Molto in fretta.

"Decidi quello che vuoi ma poi non ti lamentare se arrivano le conseguenze." Dice duro per poi staccare.

Butto il telefono dalla parte opposta del mio letto frustrato.

Mi alzo e metto la pistola dietro al pantalone e sopra la giacca di pelle, controllo se si vede e per fortuna no

Vado spedito verso la porta ed esco, saluto Cande e quel coglione di Sammy, corro fuori senza nemmeno sentire le loro risposte.

Cammino lentamente. Pensando di nuovo a tutto. Pensando a ciò che sto per combinare.

Imbocco una scorciatoia sperando di non incontrare nessuno, specialmente i miei amici. Dopo quasi mezz'ora arrivo di fronte al piccolo palazzo che mi è tanto familiare.

Entro ed incomincio a salire le scale.

La puzza è sempre la stessa, non è per niente cambiata. Una puzza di chiuso e sporco.

Da una porta si sentono dei striduli orgasmi femminili e un qualcosa sbattere.

Sbuffo.

Questo palazzo non ci abita più o meno nessuno, solo alcune persone che lavorano per lui..

Ogni sera succede qualcosa.

Quando all'inizio venivo qui avevo paura, molte volte mi era capitato di sentire ragazze urlare chiedendo aiuto.

Venivano stuprate. Non so bene il perché ma una volta mi disse Josh che erano alcune ragazze che erano a conoscenza di chi organizzasse le corse clandestine e per questo le stupravano.

Che pezzi di merda.

Continuo a salire trovandomi finalmente di fronte alla porta di Micheal, busso. Di fronte a me si presenta uno dei suoi grandi uomini. Mi fa alzare le mani perquisendomi e levandomi la pistola.

"Entra." Dice.

Mi faccio coraggio ed entro.

È sempre tutto uguale. Non è cambiato nulla, sempre il solito biliardino circondato da uomini armati di pistola ed accanto alloro delle prostitute che sono più nude che vestite. Faccio una faccia disgustata.

Sono andato a letto con molte donne,
ma mai con prostitute..

Mi hanno sempre fatto schifo.

Ci sono più o meno tre poltrone di pelle con un grande tavolino pieno di alcolici. È una stanza piuttosto buia e cupa. Sopratutto molto fredda.

Affianco a queste poltrone si trova una grande scrivania nera. Dove si trovava lui seduto a guardarmi.

"Jorge sei in anticipo." Dice l'uomo che mi ha messo in questa merda.

Annuisco sedendomi di fronte a lui. Lo guardo impassivo.

"Allora? Quale sarebbe la tua decisione?" Mi fissa, portandosi una penna vicino al mento con un'aria da sbruffone.

"Se non accetto che potrebbe succedere?" Chiedo con voce dura.

Si alza facendo il giro della scrivania e mettendosi precisamente accanto a me dice sogghignando

"Diciamo che la tua cara Martina non starà molto bene, sai bene che ho molte amicizie un po' dappertutto e siccome lei si trova a Stanford.."

Non so chi può essere stato a dirgli la sua università ma una cosa è certa, se vengo a sapere chi è stato è un uomo morto. Totalmente.

Cazzo.

"Non la toccare." Ringhio stringendo le mani per non dargli un pugno.

"Se accetti non potrei mai toccarla. Un patto deve essere mantenuto." Ride accendendosi una sigaretta.

"Lo chiamerei di più come un ricatto." Dico sarcastico allontanandomi da lui con la sedia.

"Ti conviene accettare." Ripete.

Chiudo gli occhi, immaginandomi tutto.

Lei con i lividi..

Lei che piange ed urlando dal dolore...

Loro che la sfiorano con le loro sudici mani..

Lei che soffre..

Lei che chiede il mio aiuto...

Trattengo il respiro per calmarmi.

Riapro gli occhi guardandolo.

"Accetto." Dico convinto.

Solo per lei. Solo ed esclusivamente per il suo bene.

Meglio che soffro io che lei, lo ripeterò sempre.

"Ottimo, ti chiamerò per informarti di ciò che dovrai fare."

Mi alzo dirigendomi alla porta riprendendo la mia pistola dall'uomo che me l'aveva sequestrata.

"Jorge?" Mi giro per guardarlo.

"Bentornato nella squadra." Ride soddisfatto. Lo mando a quel paese mentalmente ed esco sbattendo la
porta. Forse voleva dirmi 'bentornato all'inferno.'

Hey!! So che è molto corto ma sono molto impegnata tra la scuola e la correzione del primo libro... cercherò di farmi perdonare durante la settimana postando un'altro capitolo.
Ho una domanda da porvi: Vi sta piacendo come sta proseguendo la storia?
Potete anche contattarmi su instagram (Princess_als_) e dirmi tutto ciò che pensate!
-Als

Il ragazzo del Bronx 2Where stories live. Discover now