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Prima che leggiate il capitolo volevo dirvi una piccola cosa.
Ho creato una pagina su Instagram  che si chiama "Ale_cucciolosa" dedicata al libro.

Posterò alcuni avvisi che riguardano i capitoli, ci saranno alcuni spoiler (preparatevi), alcune immagini dei personaggi ed altre tante cose! E lì potrete contattarmi quanto volete!

Mi farebbe piacere che voi la seguiate, metterò il link nel mio profilo.
Buona lettura!

Jorge Pov.
"Più veloce!" Urlo ai bambini, incitandoli a correre intorno al campo più velocemente palleggiando con la palla da Basket.

Sorrido notando le loro facce quando perdono la palla e devono ricominciare tutto daccapo.

Vado verso di loro fischiando e loro si buttano a terra per riprendere fiato.

"Adesso dovete correre verso il canestro una alla volta e lanciare la palla in questo modo." Prendo la palla per terra e da lontano la lancio verso il canestro centrandolo.

"Come fai?!" Chiede Morgan guardandomi affascinato insieme agli altri.

"Gioco da quando avevo la vostra età, un giorno arriverete ai miei livelli se non più forti." Li incoraggio abbassandomi alla loro altezza.

"Come mai ti piace così tanto giocare?" Chiede ancora curioso.

"Da bambini tutti siamo affascinati da qualcosa, qualcosa che inizia ad essere una passione. Io amo il Basket perché fa sentire sicuri di se', fa sentire bene e non ti fa sentire solo durante i pomeriggi veramente solitari. Inizia come un semplicemente sport fino a diventare una vera e propria passione.
Quando sei triste e amareggiato, e lanci la palla verso il canestro è come se pian piano tutta la tensione se n'è andasse e con essa tutti pensieri. Tutti i pensieri che ti tormentavano e di conseguenza ti facevano star male, spariscono improvvisamente. Non si tratta di magia ma di semplice passione verso uno sport. Mio padre mi ha trasmesso questa passione, che io trasmetterò a voi e ai miei futuri figli." Racconto sorridendo.

Tutti mi guardano attentamente come se stessi raccontando un qualcosa di bellissimo.

"Adesso andate e dopo potrete andare a casa." Indico i loro genitori che li guardano vicino gli spalti.

Corrono verso il canestro lanciando la palla per poi correre dai loro genitori.

"Ciao Jorge." Mi salutano mentre se ne vanno.

Osservo un padre prendere in braccio il proprio figlio e poi fargli i complimenti per quanto è bravo abbracciandolo e insieme se ne vanno sorridendo.

Mio padre quando ero piccolo non è mai stato presente, giocavamo insieme ma non mi è mai venuto a prendere a scuola o da qualunque altra parte.

Sin da bambino sono sempre stato un bambino responsabile. Non sono mai stato un bambino esigente, non chiedevo soldi per comprarmi le caramelle, non chiedevo le macchinine, non chiedevo giochi, l'unico gioco che avevo era una palla: una palla da Basket.

Come ho detto anche prima ai bambini prima. Ricordo ancora i pomeriggi passati con mio padre mentre mi insegnava a giocare a Basket e a fare canestro.

I miei genitori facevano alcuni sacrifici per me e i miei fratelli ci compravano cose banali ma che comunque ci rendevano felici.

Sono sempre stato un piccolo uomo da bambino.

Ho sempre pensato che tutto quello che faccio per la mia famiglia non è mai stato abbastanza e che magari si meritavano di più. Oggi, se avessi i soldi affitterei una casa per tutti noi in un posto migliore come avrebbe voluto fare mio padre tanto tempo fa, aiuterei sopratutto Daniel a crearsi un futuro migliore, e sicuramente renderei più felice Martina.

Prima della sua morte gli promisi che mi sarei preso cura di loro, e lo farò.

Sembra ieri quando lo salutai all'aeroporto abbracciandolo, promettendogli tante cose. Sono consapevole tutto ciò che sto facendo non è quello che voleva lui..

E che alcuni di quelle famose promesse non sono state mantenute.

Continuando a pensare mi incammino  lentamente verso il canestro raccogliendo tutte le palle e riposandole nel canestro accanto.

"Pensieroso?" Mi giro verso la voce notando Giulia dietro di me, alzo gli occhi al cielo sbuffando.

Ma è possibile che questa ragazza sbuchi sempre nel momento meno opportuno?

"Disturbo?" Chiede ancora avvicinandosi.

Mi allontano andando dietro al cesto per posare un ultima palla per poi chiuderlo.

"Si." Sbotto freddo. Odio la sua presenza, pur non conoscendola.

Non risponde, vado a passo veloce vero gli spalti per raccogliere la mia roba e andarmene.

"Perché mi segui?" Dico girandomi verso di lei alzando un sopracciglio.

"Non lo so, voglio esserti amica." Sorride sedendosi accanto alla mia borsa.

Lei non smette di guardarmi, e sotto al suo sguardo indosso la mia felpa rossa.

Mi guarda affascinata, anche se indosso anche la maglietta sotto.

Strana la ragazza.

"Io non voglio esserti amico, non ti conosco nemmeno." Rido.

Metto la borsa sulla spalla andandomene.

Spero per lei che non mi stia seguendo.

Già il suo sguardo puntato su di me mi da un fastidio enorme. Ho sempre odiato le persone che mi fissano.

Sono inquietanti.

"Io si, e proprio perché voglio esserti amica voglio dirti una cosa su Martina." Mi fermo di botto girandomi verso di lei.

Le è successo qualcosa?

"Ho visto per sbaglio la tua dolce Marty con un'altro ragazzo, adesso che ci penso era anche carino." Pensa ad alta voce. "Li ho visti entrare da Starbucks insieme." Continua, accennando un piccolo sorriso.

"Sarà sicuramente il fratello." Dico con nonchalance avviandomi verso il mio furgoncino ed aprendo la portiera cerco di salire,  ma Giulia mi blocca per un braccio.

"Potrebbe anche essere , ma se fossi in te andrei a controllare." Dice seria girandosi per andarsene.

Devo crederla?

E poi, è venuta fin qui solo per dirmi che ha visto Martina con un ragazzo?

Io mi fido di lei, e sono sicuro che è il fratello Jack a stare con lei.

Salgo sul furgoncino senza pensarci e accendendo il motore guido verso casa.

Decido di passare davanti a Starbucks, e ciò che vedo mi fa sgranare gli occhi.

È parcheggiata l'auto di Martina, l'ho riconosciuta immediatamente.

Senza pensarci parcheggio accanto alla sua audi, scendo velocemente dirigendomi verso l'entrata del bar.

"Salve, vuole qualcosa?" Mi chiede una cameriera venendomi incontro sorridendomi.

"No, sto solo cercando la mia ragazza." Dico guardandomi intorno intravedendo una chioma castana tendente al biondo con un ragazzo di fronte.

Stanno ridendo e lui le tiene la mano mentre con l'altra le mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Chiudo gli occhi per qualche secondo e sospiro.

Solo io posso toccarla.

Senza pensarci vado verso di lei non curandomi della cameriera che mi guarda stranita per la mia reazione.

"Se non togli quelle cazzo di mani dalla mia ragazza, giuro che finisce male." Appoggio le mani sul tavolo guardando il ragazzo davanti a me.

Il ragazzo del Bronx 2Where stories live. Discover now