Capitolo 12

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Darren mi ha lasciata di fronte casa di Jackson. Faccio per entrare.
<<Jack?>> ingoio un magone per via dell'agitazione
È in salotto, immobile verso il camino. La stanza è costruita sui modelli del 700 e i vari divani sono rossi con i contorni color oro.
Si volta piano verso di me. Rimango ferma all'ingresso del salotto.
Ci fissiamo. Ha gli occhi tristi.
Mi avvicino
<<Non voglio litigare, voglio solo capire>> gli poggio una mano sul viso. Il suo dolce e liscio viso. Mi scende una lacrima.
<<È cosi assurdo>> poggia la sua mano sulla mia, nel suo viso e poi se la porta sulle labbra per baciarla
<<Prova a spiegarmelo>> riesco a fare un mezzo sorriso
Mi porta, tenendomi per mano, vicino al divano. Ma non riesco a sedermi. Allora non si siede neppure lui.
Stringe gli occhi
<<Era il 1789>> mi guarda come se volesse chiedermi scusa
<<Quell'anno in Francia si festeggiava la presa della bastiglia. Io ero particolarmente felice, avevo girato il mondo, ero temuto, ero forte, avevo conosciuto ogni bellezza di questo pianeta>> sospira <<e in quel frangente conobbi Gregor, era poco più grande di me. Diventammo grandi amici. Per qualche anno girammo tutta la Francia insieme. Una sera a Parigi, tra una festa e l'altra, mi presentó la sua amata>> ingoia un rospo
<<Non fu nulla di programmato ma dopo quell'incontro...non facevo altro che pensare a lei. E poco dopo scoprìì che per lei era lo stesso>> fissa il vuoto. Io aspetto che lui continui, voglio sapere.
<<Diventammo amanti. Io soffrivo perchè avevo tradito la fiducia di un uomo che era sempre stato fedele a me ma al contempo ero così innamorato di lei che non riuscivo a smettere di incontrarla>> una lacrima si fa strada sul suo viso
Gliel'ha asciugo con il palmo della mia mano. Occhi contro occhi.
<<Perchè non me lo hai mai detto?>> sussurro emozionata
<<Lo capirai>> mi accarezza i capelli
<<Continua. Com'era lei?>> non lascio i suoi occhi
<<Lei...si chiamava Amara, era...la ragazza più bella che io avessi mai incontrato>> serra gli occhi come se provasse dolore e continuano a scendere lacrime <<la sua carnagione era chiara come il latte, i suoi capelli erano di un nero corvino travolgente>> continua ad accarezzarmi
<<la sua voce era decisa ma dolce, e sorrideva in modo contagioso. Era sempre allegra, leggera, pura>>
<<L'amavi per questo>> affermo piangendo
<<Tu sei...>> non finisce
<<Cosa?>> aspetto
<<Uguale a lei>> mi fissa. Non lascia i miei occhi.
Non mi soffermo molto sul fatto che lui abbia detto che sono uguale a lei. "È un modo di dire"
<<Perchè mi hai detto che non avevi mai amato?>>
<<È una storia triste che avrei voluto dimenticare>> è di nuovo in fondo al salotto a fissare il camino
<<Okay>> sospiro
Si volta
<<Io ti amo per quello che sei Chloe, non per il tuo viso bellissimo ma per come mi fai essere. Ricordalo sempre>>
<<Perchè mi stai dicendo queste cose?>>
Qualcuno ci interrompe
<<Perchè non guardi questa?>> Ian dietro di me. Mi volto. Ha una foto in mano e la tende verso di me
L'afferro.
La guardo. Ho un blocco. I miei sensi non funzionano più. Mi tremano le mani. E le gambe, cado seduta sul divano sotto di me. Mi viene da vomitare, sto sudando...mi risuonano in mente le parole di Jackson "chiara come il latte" "nero corvino" "allegra"
Tutto ha un senso, un senso crudele. Surreale. Direi assurdo.
<<Come è possibile?>> sussurro sottovoce
<<Come possiamo essere identiche?!>> mi porto una mano alla bocca perchè non riesco a chiuderla per lo stupore. Per l'incredulità. La foto ritratto rappresenta me. Ma non sono io. È Amara.

Blood, love and hope.Onde histórias criam vida. Descubra agora