≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟐𝟔: 𝐞' 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚, 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚

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«Pensavo ti fossi arrabbiato con me..» ammisi abbassando lo sguardo e puntandolo a terra, verso le mie scarpe.

«Per cosa? Per come parli di Jimin?» si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito, osservandomi con la coda dell'occhio annuire lentamente. «Non sono un bambino, non mi arrabbio per queste cose»

Ironico come invece mi avesse dimostrato il contrario.

Abbozzai un sorriso catapultandomi nei miei soliti ed altrettanto stupidi filmini mentali perché alla fine forse Jimin aveva ragione, forse a Taehyung aveva dato fastidio, forse Taehyung era geloso del buon rapporto che avevamo lui ed io, da amici più che da colleghi.

Le porte dell'ascensore si riaprirono e lui mi precedette nell'uscire dirigendosi come il solito verso la sua Kawasaki nera; mi porse un casco e poi salì facendomi segno di fare lo stesso.

«Andrai veloce, mi tengo stretto»

Mi parve quasi di vederlo sorridere prima di infilarsi a sua volta il casco e partire verso casa mia ritrovandoci immischiati nel traffico serale, cosa che normalmente mi avrebbe concesso di allentare la presa attorno al suo busto. E lo feci? Ovviamente no, restai stretto a lui cercando di godermi quella sicurezza che le sue larghe spalle sapevano darmi, godendomi quei minuti conscio del fatto che si sarebbero semplicemente aggiunti alla lista di tutte le illusioni che la mia mente stava creando per giustificare il suo comportamento nei miei confronti.

Era un semplice giro in moto, nulla di più, nulla di meno.

Dopo diversi minuti fummo davanti a casa mia di cui le luci erano accese ─ prova che i miei genitori erano ancora svegli ad attendere il mio ritorno ─ e mi ritrovai a sbuffare al solo pensiero, togliendomi il casco e porgendolo a Taehyung, intendo a guardarmi in silenzio.

«Solo io ho così paura dei miei genitori?» gli chiesi alzando gli occhi al cielo sentendo un suo sospiro accompagnare il mio. Anche tu hai paura?

«Non ne ho idea ma immagino ci siano molti ragazzini che non vanno d'accordo con i genitori, non a caso la chiamano adolescenza»

«Tu ci litigavi con i tuoi?» chiesi innocentemente senza però ottenere alcuna risposta da parte sua. «A quanto pare sì, non parli mai di loro, spero solo non utilizzino anche loro punizioni strane come le mie, sarebbe davvero problemat-»

«Jungkook» sibilò prendendomi improvvisamente per il colletto ed attirandomi a pochi centimetri da lui, tanto da poter sentire il suo respiro infrangersi sul mio volto. «Non osare parlare di loro come se li conoscessi» ringhiò a voce bassa, assottigliando lo sguardo.

«Non intendevo farlo, scusami-» abbassai il capo dispiaciuto e lui lasciò la presa di scatto voltando poi la testa.

«Ora vai dentro e ricordati di non girare da solo la notte tardi, quelli di Spectre potrebbero farti del male»

«Okay» sussurrai ma prima di andarmene mi avvicinai di nuovo a lui. «Comunque davvero, non volevo offendere te o i tuoi genitori, stavo solamente pensando e non mi sono espresso bene, per favore non pren-» di nuovo le mie parole vennero interrotte dalla sua mano che mi afferrò il collo attirandomi a lui e facendo scontrare di nuovo le nostre labbra.

La sorpresa ed i brividi furono maggiori della prima volta e ci misi diversi secondi prima di riuscire ad elaborare e realizzare il tutto, ponendo poi delle distanze.

La sua espressione ─ a differenza della mia, ora scioccata ─ non era mutata minimamente, aveva quel suo solito sguardo profondo e calmo, l'opposto per l'appunto del mio, sorpreso ed agitato.

Perché l'hai fatto?

«Era per zittirti, parli troppo..» anticipò la risposta alla mia domanda.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Where stories live. Discover now