≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟑𝟖: 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐞𝐦𝐢 𝐣𝐞𝐨𝐧 𝐣𝐮𝐧𝐠𝐤𝐨𝐨𝐤

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Dopo qualche secondo di incertezza spinsi a mia volta le labbra contro le sue, con più decisione imbarazzandomi nel sentirlo sorridere sulle mie labbra; la sua mano scese dalla guancia ed insieme all'altra si posarono sui fianchi che poi afferrò per attirarmi maggiormente vicino a lui, mentre le mie gli si allacciarono dietro al collo.

Per un attimo mi scordai completamente di tutto quello che ci circondava, dell'avere i miei genitori al piano di sotto, di essere ferito, di aver rischiato la morte e della crisi che fino ad ora aveva preso possesso della mente di Taehyung.

In quel momento eravamo solo io e lui, nient'altro.

Il bacio si approfondì nel momento in cui entrambi inclinammo la testa in un tacito accordo e le nostre lingue si toccarono ancora; quando dicono che la prima volta è sempre quella più eccitante ed emozionante non hanno completamente torto, ma le emozioni che provo in quest'instante sono ancora maggiori a quelle dell'ultima volta.

La spinta del suo viso contro il mio poi mi obbligò ad inclinare la schiena fino a ritrovarmi completamente a contatto con il materasso: Taehyung si era sporto verso di me e l'unica cosa d'intralcio in quel momento sembrava essere unicamente la posizione scomoda.

Ci staccammo entrambi e mentre mi spostai verso il centro del letto, Taehyung si sporse verso la cinghia della tapparella che abbassò di un po' per oscurare la stanza.

Osservai ogni suo movimento, ogni suo muscolo tendersi, i capelli rosso fuoco cadergli soffici sulla fronte, i suoi dolci ma allo stesso tempo mascolini lineamenti, e non potei fare a meno che rimanerne ammaliato. Taehyung è di una bellezza eterea.

«So di essere bello, ma così mi lusinghi proprio» ridacchiò attirando di nuovo la mia attenzione.

È bello e modesto, può permetterselo.

Subito distolsi lo sguardo, rosso dell'esser stato colto in flagrante, e lui continuò a ridacchiare gattonando verso di me e baciandomi di nuovo; si sdraiò accanto a me, circondandomi i fianchi e attirandomi completamente contro di lui. «Mi piaci quando ti imbarazzi, sei carino» mi sussurrò a fior di labbra prima di abbassare lo sguardo alle nostre gambe intrecciate tra di loro. «E ti faccio anche un bell'effetto vedo»

A quelle parole cercai subito di allontanarmi ma lui mi tenne stretto a se, ridacchiando nel momento in cui nascosi imbarazzato il viso contro il suo petto.

«Sei uno stronzo, hai rovinato il momento-» lo sgridai con un borbottio, iniziando a giocare con il lembo della sua maglia e trasalendo nel momento in cui una sua mano fu sopra la mia, fermandomi.

«Attento a quello che fai, non provocarmi» sussurrò malizioso e ─ anche se flebilmente ─ sentii la sua gamba spingere maggiormente tra le mie.

Istintivamente mi ritrovai a portare agitato una mano sulla sua coscia bloccandolo. «Se i miei salissero-»

«Pensi che sia tanto sbagliato?» chiese improvvisamente e boccheggiai per una attimo visto che aveva esattamente centrato il punto delle mie preoccupazioni. «Credi che tutto questo sia sbagliato?»

«Non è che lo credo, semplicemente mi hanno cresciuto con l'idea che non c'è nulla di più sbagliato che provare questo tipo sentimento» ammisi amaramente e lui ─ dopo un sospiro pesante ─ annuì.

«Quindi se ti piace una ragazza è amore mentre con un ragazzo no?» chiese a tono basso senza preoccuparsi del velo di fastidio che aveva caratterizzato quelle parole. «Che stronzata»

«Non fraintendermi, non ho mai detto di condividere il loro pensiero ed il fatto che io sia qui con te ora, ne è la prova» spiegai calmo.

«Quindi ti piaccio?» chiese calmo, sciogliendo le gambe e sdraiandosi a pancia in su con lo sguardo rivolto al soffitto.

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