≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟕𝟓: 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐬𝐭𝐚

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*TAEHYUNG*

«Jaebum, dato che hai conoscenze con la Corea del Nord, chiedi di mandarti un carico di armi. Essendo spedite da loro, Spectre non oserà intercettarlo, sono al primo posto ma non possono comunque rischiare di scontrarsi con i nordcoreani»

«Perfetto» annuì ─ uscendo dopo un veloce inchino ─ e poi indirizzai la mia attenzione su Youngjae.

«Presto dovremo infiltrarci nella Polizia di Stato per riprenderci Suga e Park, abbiamo bisogno di informazioni in merito ai cambi guardia e agli spostamenti di Namjoon, è il più pericoloso»

«Okay» ed anche lui uscì lasciandomi solo in ufficio.

Diedi un rapido sguardo al telefono di Jungkook sulla mia scrivania, ero tentato di chiamare i miei genitori senza avere effettivamente qualcosa da dirgli; non ne capivo il motivo, ma sentivo l'impulso di doverli raggiungere in qualche modo.

Sono passati quasi dieci anni dalla loro reclusione a causa di ciò che hanno fatto, quasi dieci anni che nascondo la verità a Yoongi e ─ ora che sono cresciuto e maturato rispetto i miei passati otto anni ─ credo di meritarmi delle spiegazioni.

Feciper allungare il braccio verso il telefono ma poi la porta del mio ufficiò si riaprì di nuovo facendomisussultare per lo spavento.

«V!»

«Cazzo Jackson si bussa prima di entrare!» lo ammonii con tono severo ma lui badò poco alle mie parole.

«Jungkook..!» iniziò con il fiatone e per quei secondi il mio cuore smise di battere. «È una cosa assurda! Non credevo fosse in grado di farlo!»

«Fare cosa?! Cosa ha fatto Jungkook?!» esclamai alzandomi in piedi e lui mi fece segno di seguirlo.

«Devi vederlo con i tuoi occhi, non ci crederesti» continuò a gesticolare. «Vieni al poligono, fai in fretta!» e sparì dalla porta obbligandomi a scattare in piedi, pronto a raggiungerlo se solo il telefono di Jungkook non avesse preso a vibrare.

Guardai lo schermo mostrare un numero sconosciuto e ─ per quanto avrei voluto ignorare la chiamata ─ qualcosa dentro di me si scosse e m'impose di rispondere.

«Pronto?»

«È da molto che non ci si sentiva eh tesoro?» sentii la soave voce di mia madre e nonostante avrei voluto urlarle le peggiori cose, in quel momento non riuscii a dire nulla. «Lo sapevamo che avremmo continuato a farti quest'effetto» ridacchiò leggermente. «Come vanno le cose? Sei felice che siamo fuori?»

«Per cosa hai chiamato?» domandai riprendendomi dallo shock iniziale, cercando di mostrare una sicurezza nella mia voce che poco ma sicuro in quel momento non avevo.

«Mh, forse per il tuo stesso motivo?» fece lei prima di ridacchiare ancora. «Ascolta, immagino tu abbia molto da chiederci per cui ti aspettiamo al molo est questa notte alle ventiquattro, preferiamo che tu venga da solo ma nel caso volessi perdere altri compagni fai pure e portali con te» e di nuovo il suo tono tagliente fece ritorno provocandomi una scossa di brividi in tutto il corpo.

Avevano ragione, nonostante i molti anni passati, continuavano a farmi quest'effetto, potevo sembrare forte quanto volessi ma in un modo o nell'altro sarei finito sempre in ginocchio di fronte a loro.

Ho il terrore dei miei genitori.

«N-No» la mia voce tremò leggermente e mi maledissi nel momento in cui la sentii di nuovo sghignazzare. «Verrò da solo» le confermai.

«Perfetto» fece con tono piatto.

«Ma papà-»

«Ci vediamo stanotte. Ciao Taetae» e chiuse la chiamata.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora