≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟑𝟐: 𝐮𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚

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I giorni passarono ma la situazione non cambiò.

Taehyung e Yoongi non erano ancora usciti dai propri uffici all'interno dei quali si erano chiusi a chiave e nonostante Jimin ed io avessimo provato a farci aprire in tutti i modi possibili ─ cercando addirittura di buttar giù le rispettive porte ─ ma non vi era stato alcun modo di entrare.

Dire di sentirmi inutile sarebbe fin troppo ripetitivo ma era esattamente ciò che provavo in quel momento, sapevo di non poter far molto per Esprit in sé ma trovarmi impotente anche di fronte Taehyung mi stava straziando molto più di quanto avrei mai potuto immaginare.

Oggi era esattamente il terzo giorno che facevo ritorno ad Esprit ma ancora ─ secondo Mark e Jackson ─ i due non erano né usciti né avevano accettato del cibo.

Avevo anche provato a parlare a Taehyung fregandomene della rigida porta che ci separava ma all'interno del suo ufficio risuonava con forza una musica rock nel disperato tentativo di sopprimere il rumore causato dagli oggetti che stava rompendo o più semplicemente dai pugni che tirava al muro.

«V ti prego, aprimi la porta!» battei di nuovo i pungi contro di essa. «Non ti obbligo a parlarmi ma almeno mangia qualcosa, ti prego!» ma la musica però continuò e le mie parole vennero ignorate; sospirai sconsolato, impotente e mi lasciai scivolare contro la porta fino a sedermi a terra. «Mi dispiace per quello che è successo, ma non risolverai nulla in questo modo, lo trovo un comportamento infantile e per niente professionale» lo sgridai ad alta voce con l'intenzione di spronarlo ad aprire la porta, anche a costo di farlo per prendermi a sberle. «Tutta Esprit dipende da te e Suga ma nessuno di voi è in grado di superare questa situazione. Sono passati tre fottutissimi giorni, ormai, dovresti reagi-» la porta si aprì di scatto facendomi perdere l'appoggio alla schiena.

Mi voltai soddisfatto verso Taehyung ma questo ─ con gli occhi rossi ed uno sguardo furioso ─ mi prese per la felpa trascinandomi all'interno dell'ufficio prima di richiudersi la porta alle spalle sotto gli sguardi preoccupati degli uomini presenti.

Mi alzò da terra senza la minima difficoltà e mi spinse con forza contro la porta.

«Per quanto tempo hai ancora intenzione di parlare eh?!» sputò acido iniziando a scuotermi con forza in attesa di una risposta. «Per quanto vuoi ancora darmi del bambino eh?!» mi prese per il colletto spostandomi rozzamente dalla porta contro la parete accanto. «Avanti parla! Non dici più niente ora?!» mi urlò in faccia lasciando che l'odore di erba invadesse le mie narici.

«Taehyung ti prego calmati ora..» cercai di tranquillizzarlo ma questo urlò ancora facendomi sussultare. «M-Mi fai paura così»

Il rosso ringhiò di nuovo prima di spingermi con violenza a terra, tirando poi un calcio alla scrivania dietro di lui e portandosi le mani tra i capelli.

«Se non hai nient'altro da dire puoi anche levarti dal cazzo!» sbottò battendo i pungi sulla scrivania ormai piena di ammaccature; provai a rispondere ma poi il mio telefono prese a squillare. «Esci!» ringhiò ancora, voltandosi, prendendomi con forza per la felpa e trascinandomi fino la porta oltre la quale venni spinto con rabbia.

Caddi a terra ma subito Jackson mi aiutò ad alzarmi.

«Ti prego dimmiche sei riuscito a lasciargli del cibo» chiese preoccupato e tirò un sospiro nel momento in cui annuii.

«Sì, il panino ed il succo, questi no» tolsi degli snack dalle tasche della felpa e glieli porsi, lui sorrise debolmente e li prese tornando da Mark.

Io invece preferii spostarmi in disparte in modo da poter chiamare di nuovo mia madre, alla quale ero appena risultato occupato. «Mamma?» chiamai e dal suo tono di voce sentii subito l'agitazione.

«Vieni a casa subito! Fai il più veloce possibile, è un'emergenza!» e la chiamata si chiuse lì.

Spesso i miei genitori mi hanno trattato male ─ mia madre soprattutto ─ ma dopo una chiamata del genere non potei fare a meno che fiondarmi a casa; non smisi mai di correre ringraziando mentalmente tutto l'esercizio fisico fatto negli ultimi due mesi ad Esprit e poi finalmente raggiunsi il vialetto di casa.

Corsi all'interno e cercai preoccupato mia madre, timoroso che quelli di Spectre avessero potuto coinvolgerli, trovandola però tranquilla in cucina con un mestolo in mano.

«Oh, ci hai messo poco!» fece sorpresa avvicinandosi a me mentre cercavo di riprendere fiato.

«Cos'è successo? Mi hai fatto spaventare!» sospirai pesantemente raggiungendo il divano su cui mi buttai di peso. «Alla faccia dell'emergenza..» mi lamentai ancora.

«Ma è davvero un'emergenza, avremo degli ospiti a cena e la tua stanza è in disordine. Vai a sistemarla e poi scendi a darmi una mano in cucina» ordinò lei puntandomi il mestolo contro. «E fai in fretta, saranno qui a momenti» continuò prima di sparire in cucina.

Che diavolo, spero non siano ancora alcuni del corso spirituale che stanno frequentando.. Da quando hanno cercato di esorcizzarmi perché ho investito una persona giocando a GTA, non voglio più avere a che fare con loro, sono pazzi.

Scossi la testa scacciando i ricordi di quel rito di esorcizzazione, salii in fretta in camera per esaudire il desiderio di mia madre e risparmiarmi una successiva punizione.

«Jungkook sbrigati!» sentii mia madre dal piano di sotto e così mi diedi da fare; aprii le finestre per far prendere aria alla stanza, sistemai la scrivania, misi a lavare i vestiti, riordinai il bagno e nascosi le bottiglie dietro l'armadio aspettando di trovare il momento giusto per poterle buttare.

Dopo una decina di minuti mi guardai attorno soddisfatto prima di buttarmi sul letto ed aprire la chat con Taehyung.

─ V ─

Ti sei senti meglio dopo esserti sfogato?|
Se hai bisogno di qualcosa scrivimi.|
Ti userò come scusa per fuggire
da una stupida cena..|
A parte gli scherzi, appena
vedi i messaggi chiamami..|

Chiusi la chat e sbuffai pesantemente sprofondando il viso nel cuscino. Ci è andata male certo, ma questo non avrebbe significato che sarebbe sempre andata così, sicuramente non se entrambi decidono di reagire.

Quello di Bambam e Yugy è stato un duro colpo per tutti, è da quando hanno sparato al primo che la mia mente continua a riprodurre la stessa identica scena facendomi sentire incapace di reagire ─ e addirittura responsabile ─ visto il modo in cui Taehyung si era ripromesso di proteggermi, prestando particolare attenzione alle mie condizioni. Se non ci fossi stato io tra i piedi sarebbe stato in grado di salvarlo.

Alla fine è ancora colpa mia, vero? Ovunque io vada porto morte e distruzione, è così?

«Jungkook sono arrivati! Aiutami a portare in tavola il cibo!»

Sbuffai per l'ennesima volta e cercai di stamparmi un finto sorriso in volto per evitare che gli ospiti si potessero porre delle domande sul mio pessimo umore, a cui non ho intenzione rispondere.

Avrei dovuto passare una noiosissima ed inutile serata con degli sconosciuti quando il ragazzo che mi piace è chiuso nel suo ufficio, piangendo ed incolpando sé stesso per la fallimentare missione.

Scesi in fretta le scale ed andai in cucina aiutando mia madre con le varie portate, ci spostammo in sala da pranzo e se solo mio padre non mi avesse sfilato di mano il vassoio, probabilmente questo sarebbe caduto a terra.

«Grazie ancora di aver accettato il nostro invito» sorrise mia madre appoggiando il cibo e stringendo la mano di una donna. «Comunque signori, questo è mio figlio Jung-»

«Jeon Jungkook» la anticipò il ragazzo.

«Lay..» sussurrai lanciando uno sguardo di fuoco al ragazzo di Spectre.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Where stories live. Discover now