≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟒𝟑: 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐭𝐨𝐫𝐭𝐮𝐫𝐞

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Cercai in tutti i modi di dimenarmi dalla presa di Lay ma l'unica cosa che riuscii a fare fu mugugnare contrariato. Le gambe non riuscivano a reggere il mio stesso peso, motivo per cui dovette letteralmente trascinarmi mentre le mani, bloccate ancora tra di loro dalle manette, non mi permettevano alcun movimento azzardato.

Ero stanco, affamato e disidratato.

Una volta oltrepassata la porta blindata mi scontrai con lo sguardo di Kai che proprio come Lay, mi prese aiutando il ragazzo a trascinarmi per le scale che avrebbero condotto al piano superiore ─ o meglio dire, alla mia fine ─ visto che avevano detto il loro capo volesse giocare con me e non c'era cosa di più inquietante al mondo che utilizzare il termine "giocare" riferito ad una persona. Mi aveva messo i brividi e lo sguardo psicopatico di Lay assieme a quello impassibile di Kai, non avevano fatto altro che farmi chiedere fino a dove si sarebbero spinti.

Sarei riuscito ad uscire vivo da qui?

Inciampai sulle scale e i due dovettero sorreggermi per evi-tare di cadere a terra, schioccando infastiditi la lingua. «Che diamine, dovevamo farlo bere almeno-» si lamentò Kai strattonandomi per accelerare il passo. «Ora è peggio di un sacco di patate, non sarà divertente giocare con lui» e di nuovo una scossa si espanse in tutto il corpo.

«Non preoccuparti, il capo ha pensato anche a questo» lo rassicurò l'altro facendo però aumentare le mie preoccupazioni.

Feci per parlare ma l'unica cosa che riuscii a pronunciare fu un verso roco. «Dai guardalo, non riesce nemmeno a parlare» si fermò portandomi una mano al collo che strinse abbastanza forte, iniziando poi a scuotermi. «Potrei addirittura spezzargli il collo»

«Eh lascialo in pace» lo rimproverò Lay colpendogli la mano che subito si allontanò dal mio collo, lasciando che tornassi a respirare anche se a fatica. «Lo romperai se continui così»

Dopo altri gradini raggiungemmo la cima delle scale e ─ senza nemmeno darmi il tempo di guardarmi attorno ─ mi trascinarono per vari corridoi; incontrai molte persone, sconosciute e non, chi mi guardava sospetto e chi soddisfatto di aver "catturato" un nemico.

Non provavano pietà a vedermi così? Non ho mai fatto nulla di male, non ho mai ucciso nessuno, non me lo merito.

«Non fare quell'espressione da cane bastonato Jungkook, ti posso assicurare che non è poi così male stare con noi» ed a quelle parole dovetti voltarmi verso di lui per osservare la sua espressione, non poteva aver detto una cosa del genere seriamente. «Oh ecco siamo arrivati-» indicò una porta nera opaca in fondo al corridoio aumentando ─ in tacito accordo con Kai ─ il passo per raggiungerla.

Sapere che quella porta era la nostra destinazione finale, mi fece agitare ancor di più; provai a muovere le braccia e le gambe ma nessun arto sembrava voler collaborare.

Colto poi da un attacco di panico improvviso nel vedere la porta sempre più vicina, mi sporsi verso le mani di Lay, strette attorno al mio braccio ─ che morsi con tutta la forza rimastami in corpo ─ gioendo mentalmente nel sentire il ragazzo urlare e lasciare immediatamente la presa che andò a gravare completamente su Kai che ─ a sua volta ─ si fece cogliere alla sprovvista lasciandomi cadere a terra.

Picchiai sia i gomiti che il mento ma ─ ancor prima di provare a strisciare via ─ una mano s'infilò tra i miei capelli che strattonò con forza all'indietro.

«Se vuoi che ti uccida ora puoi dirlo subito» sibilò Lay a pochi centimetri dal mio viso. «Non sfidarmi Jungkook, te l'ho già detto e non mi piace ripetermi» e sempre tramite la presa ai capelli, mi rimise in piedi spingendomi poi contro Kai mentre scuoteva la mano per togliersi le ciocche di capelli strappatemi.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Where stories live. Discover now