≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟏𝟎: 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐞𝐭𝐚'

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Non ne capii il senso ma non mi feci troppe domande, non ve ne era il motivo, che quel "lui" fosse rivolto a me o meno, non m'interessava.

Quel pomeriggio tornai a casa mia con Jimin per appuntare i soldi ottenuti fino ad ora. Non era molto ma a parte gli incarichi con la loro organizzazione, stavamo cercando comunque di racimolare qualcosa in giro; un esempio era proprio quello di vendere i miei appunti o i compiti, cosa di cui si stava occupando Jimin.

Svuotammo tutti i nostri salvadanai ma riuscimmo a raggiungere solamente un milione di won, nulla in confronto ai sessantaquattro necessari.

Sbuffammo per l'ennesima volta ributtandoci entrambi sul letto sul quale vi sarei rimasto per il resto del pomeriggio se solo Jimin non avesse tolto dallo zaino una bustina trasparente che mise velocemente in tasca.

«Vado un secondo in bagno» fece per alzarsi dal letto ma lo trattenni per la manica della felpa. «Torno subito-»

«L'ultima volta che me lo hai detto ho dovuto portarti in ospedale.. Qualunque cosa tu abbia lì, anche se ormai posso immaginarmelo, lascia perdere, per favore» glielo chiesi in tono supplichevole percependo nel suo sguardo sia il dispiacere che i sensi di colpa.

«Non posso Guk.. Non ci riesco.. Lo sai..»

«Provaci almeno, non darti per sconfitto in partenza, non farti comandare da una stupida droga» continuai a trattenerlo per la felpa nonostante si stesse allontanando man mano.

«È difficile, non riesco a smettere di punto in bianco.. Sto diminuendo le dosi ma non riesco ancora a farne a meno..» lo disse davvero con tono dispiaciuto e con sguardo basso; si liberò della mia presa e si voltò verso il bagno.

«Aspetta! È l'unica dose che hai qui?» gli chiesi agitato ed osservandolo annuire confuso vicino allo stipite della porta. «Facciamo metà»

Non so con precisione perché gli proposi di dividerci la quantità, forse speravo che la sua mente credesse di averla presa tutta quando in realtà ne aveva assunta solo la metà, forse volevo capire i suoi problemi e poterlo aiutare sapendo effettivamente cosa provasse, o forse era semplice curiosità.

La curiosità di capire come poteva una semplice pastiglia bianca-argentea portare qualcuno come Jimin così in basso, al punto di alterare addirittura il suo comportamento ed i suoi modi di fare perché finchè stava bene era comunque il solito ragazzo allegro di diciassette anni, ma ora che avevo scoperto ogni cosa aveva iniziato a dubitare del suo sorriso e del suo entusiasmo.

Mi aveva preso in giro per settimane facendomi credere di star bene quando invece era diventato dipendente della droga più potente degli ultimi tempi.

Ed io me n'ero accorto? No.

Se era arrivato al punto di affidarsi ad una soluzione così drastica significava che non ero riuscito a stargli accanto tanto quanto necessitava; forse avevo addirittura accettato l'altra metà come punizione verso me stesso per non essergli stato vicino, forse il fatto di condividere con lui qualcosa che non potevo impedirgli di fare mi faceva sentire meno in colpa nei suoi confronti.

[...]

«Ragazzi, so che molti di voi saranno contrari, ma dobbiamo cambiare i posti» prese a dire il nostro rappresentante di classe, ponendo sulla cattedra una scatoletta di cartone. «Qui ci sono i bigliettini con i vostri nomi, ne pescherete uno e la persona scritta diventerà il vostro compagno, capito?»

La classe si spezzò a metà: vi erano quelli entusiasti del cambiamento, come alcune ragazze o ragazzi della prima fila, e chi invece ─ come me e Jimin ─ che avrebbe volentieri rifiutato di alzarsi e pescare.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Where stories live. Discover now