Capitolo 4

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La mattina dopo apro gli occhi, senza sapere bene che ore sono, in che giorno siamo e cosa ci faccio a questo mondo... mi gira la testa e per qualche istante la mia testa è completamente svuotata.

Ma bastano un paio di battiti di ciglia e il vedere la foto di me ed Isabel appesa al muro che tutti gli eventi di ieri sera mi piombano addosso... cerco di non imprecare, mentre con un leggero mal di testa che inizia a farsi sentire, cerco di prendere il telefono nel comodino per capire in che anno e mese siamo.

Da quanto sono fuori fase potrei aver dormito secoli.

Riesco a prendere il telefono e quasi non mi acceco appena accendo lo schermo... l'umore mi passa da grigio a nero appena vedo delle chiamate perse da Mirco.

Oddio, ma che vuole?

Faccio un verso di lamento, cancellando i messaggi senza neanche leggerli... mi è bastato vedere la sua espressione di ieri sera mentre me ne andavo, per sapere cosa ci troverò scritto.

Così cerco di non farmi prendere dai sensi di colpa ed inizio a cancellare tutto.

Quindi, ricapitolando gli avvenimenti di ieri sera e escludendo Mirco, l'unica cosa che mi rimane da fare oggi è... chiamare Isabel e avvertirla di quello che ha intenzione di fare quello psicopatico di Marco.

Scorro velocemente l'elenco dei contatti, per poi cercare di calcolare che ore possano essere dalla sua parte del pianeta.. sono le undici di mattina in italia e... quanto era di fuso orario? Dodici ore? Tredici? Sospiro fregandomene ma quando sto per far partire la chiamata, mi fermo.

E se lei in verità non aspettasse altro? Se in realtà lei stesse male e io le impedissi di ritrovare quello che ha perso?

Non mi sono mai sbilanciata ne espressa troppo nella loro relazione proprio per questo motivo... ovvero che Isabel tendeva a negare a chiudere dentro se stessa tutte le verità... e poi come si dice?

Chi si fa i cavoli suoi campa cento anni... diceva sempre così mia nonna.

Ma ora come ora non credo ci sia detto più sbagliato. Io se fossi nei panni di Isa, vorrei essere avvertita. Ma in fin dei conti io non ragiono come lei nelle relazioni e... e boh, che accidenti devo fare?

Sento bussare alla porta o meglio, sento qualcuno sbattere pesantemente il pugno nella porta ''ti vuoi muovere nullafacente?'' sbotta una voce irritante dall'altra parte della porta ed io invidio per qualche istante chi è figlio unico.

''Nicola fottiti... ma non dovresti essere a scuola a quest'ora?'' per tutta risposta ricevo una pernacchia e delle risate. Bene, è in compagnia dei suoi amichetti disagiati.

Avere un fratello di quasi quindici anni in piena crisi ormonale non è il massimo per una ragazza di vent'anni... specialmente quando porta in casa i suoi amichetti che continuano a fissarmi con fare da pervertiti.

A volte ho paura che entrino in camera mia e si mettano a masturbarsi tra le mie cose, per questo di solito chiudo a chiave e non mi faccio mai trovare in casa... ma oggi, di sicuro, mi dovrò sorbire un pranzo in loro compagnia.

Fortuna mia mamma che distrae tutti con il suo fare da prima donna mettendosi in imbarazzo da sola.

Mi alzo cercando di non inciampare nel caos dei vestiti a terra, sperando che almeno mio padre sia in casa per tenermi compagnia e rallegrarmi l'umore.

Ho un rapporto stupendo con mio padre e a volte penso davvero che senza di lui sarei persa a questo mondo... voglio dire, sono circondata da amici.

Amici.

Direi conoscenti... sono una persona tremendamente socievole e altrettanto diffidente. Quindi ascolto tutti, ma mi confido con pochi.

Diciamo che se ho voglia di fare una serata, non ho difficoltà a trovare la compagnia... se invece devo parlare con qualcuno, mi resta il barista del locale e Isabel.

Ma a me va bene così... vivo bene con me stessa, non ho rotture di troppo e sono in pace con la mia testa. Questo è l'importante.

Questo è ciò che conta.

Per questo non ho bisogno e non voglio relazioni... perché sto così bene da sola che non credo di trovare una persona con cui stare altrettanto bene.

Mi guardo allo specchio del piccolo bagno di casa, cerco di non spaventarmi alla vista delle occhiaie e della condizione indecente in cui sono i miei capelli... di certo non posso uscire di camera in questo stato, così con la voglia di un giustiziato che sta per entrare al patibolo, apro l'acqua della doccia e aspetto che il vapore invada il bagno per poi entrare all'interno e godermi gli unici venti minuti, probabili, di pace della giornata.

''mamm...'' entro in cucina con ancora i capelli bagnati e con addosso dei semplici leggings ed una maglietta... mi guarda con sguardo contrariato ''Silvia hai visto che ore sono? Credo che sia arrivata l'ora che tu la smetta di dormire tutta la mattina'' roteo gli occhi senza farmi vedere mentre noto solo ora mio fratello e i suoi due amici cerebrolesi che mi stanno fissando come gufi al di là del tavolo ''mamma è sabato e non ho lezione all'università'' prendo un paio di fette biscottate e ci spalmo sopra della marmellata senza zucchero.

La linea prima di tutto.

''è quasi l'ora di pranzo... ho preparato il pollo arrosto'' mi dice sistemandosi il suo mezzo caschetto color nocciola... io e mia mamma siamo uguali dal punto di vista dei colori.

Ovvero entrambe i capelli scuri, io lunghi e lei sopra le spalle... occhi leggermente allungati, grandi e accesi, zigomi un po' paffuti e labbra carnose. Spesso mi dicono che assomiglio a mia madre quando era giovane... non che ora sembri invecchiata... il suo fisico fa invidia a molti, merito anche della palestra.

''sai che amo il pollo arrosto, ma se non metto in bocca qualcosa giuro che rischio di morire'' appena pronuncio la frase sento degli sghignazzi dietro di me.

Così con la faccia di una che sta per compiere un omicidio mi volto verso gli amici di mio fratello ''segaioli che non siete altro, andate a ridere da qualche altra parte'' sbotto irritata e per tutta risposta ricevo un urlo scioccato di mia madre e delle facce sorprese che mi guardano ''che c'è?? Ora vi scioccate per la parola segaioli? Come vi devo chiamare... masturbatori seriali? Idranti ambulanti? Alla vostra età i miei amici eran...'' mia mamma mi interrompe sbattendo lo strofinaccio sul tavolo ed io però ottengo quello che volevo.

Ovvero i tre idioti che si alzano, allondandosi dalla cucina e facendo così tornare ad uno stato di quiete i miei neuroni.

''mamma che c'è?'' sbotto come se fosse tutta scema e lei mi guarda allucinata ed inizia la sua solita parlantina ''io Silvia non ti riconosco... da qualche mese a questa parte mi sembra di non riconoscerti... da quando Isabel è partita mi sembra che tu abbia perso il filtro che divide ciò che è lecito da ciò che non lo è..'' provo a interromperla ''mam..'' fallendo miseramente ''dove sei stata stanotte? Sono venuta in camera tua a notte fonda ed il letto era vuoto''.

Sospiro ''sono rimasta a dormire a casa di Mirco'' alza le sopracciglia sorpresa ''Mirco chi? Il ragazzo che veniva al catechismo con te e..'' ''sì mamma...lui...'' la sua espressione da contrariata si fa quasi raggiante.

Dio, ci siamo ''mi devi dire qualcosa?'' fa un sorriso sornione, neanche dovessi dirle che mi sposerò da qua a breve.

La guardo come se fosse tutta scema ''non so di cosa tu stia parlando'' mi verso un generoso bicchiere di acqua, voltandole anche le spalle, sperando smetta di parlare ma... ''è un bravissimo ragazzo, sua mamma e suo papà li incontro spesso in chiesa e alle riunioni dei professori a scuola.... Sei fidanzata con lui? Finalmente hai trovat..''.

Sospiro per poi guardarla ''mamma io e Mirco siamo solo amici... no, non sono fidanzata. E no, non troverò un fidanzato che rispetti i tuoi standard... ora per favore, lasciami in pace che già ho il mal di testa e tu non mi stai aiutando''.

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