Capitolo 47

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Vago per non so quanto alla ricerca di non so neanche io cosa. Cerco di capire cosa provo: confusione, rabbia... delusione?

Sì, forse è il sentimento che prevale. E non nei confronti di Trev, ma per me stessa. Sono sempre stata una persona che ha affrontato le situazioni a testa alta, ma adesso, quando si tratta di lui, divento.. insicura?

È tutto un gran casino. Non capisco più cosa provo e cosa no.

So solo che Trevis non è solo un amico per me. È molto di più.

Quanto di più, non ho il coraggio di definirlo.

Come so bene perché non ho risposto prima alla sua domanda: per paura di essere rifiutata, semplice.

In vita mia ho sempre ottenuto facilmente quello che volevo, specialmente in fatto di ragazzi. Però con lui è diverso. Lui... lui mi tiene testa. Lui non è caduto ai miei piedi.

Lui potrebbe respingermi.

E sarebbe abbastanza comico se per una volta nella vita mi facessi avanti con un ragazzo per esprimere i miei sentimenti e lui mi dicesse che non prova la stessa cosa.

Solo il pensiero mi fa... mi fa star male?

odio non sentirmi all'altezza, odio non avere il controllo della situazione.

Vorrei che fosse lui a dirmi cosa prova, vorrei che fosse lui a perdere l'equilibrio per primo.

Ma non lo farà mai. Semplice.

Perché è come me.

Perché si sentirebbe esposto, insicuro e... e noi odiamo sentirci così.

Però solo l'idea che provi qualcosa, mi fa tornare a sperare.

Voglio provarci.

Devo provarci.

Non mi è mai capitato in tutta la mia vita di provare qualcosa del genere per un altro ragazzo ed ora che ho le possibilità di... di provare qualcosa, di emozionarmi, non posso farmelo scappare così!

Solo il pensiero che pensi che sono andata da Mirco mi fa stringere i pugni.

A lui ci penserò domani.

Adesso devo andare da Trevis e domani, ci parlerò. Voglio che sappia cosa provo.

Non posso rimandare ancora.

Torno verso casa dirigendomi a casa di Andrea, ma quando arrivo in casa non c'è nessuno.

Sospiro salendo di nuovo in auto per poi raggiungere casa mia, mentre metto da parte l'orgoglio e faccio squillare il telefono. Non mi risponde ed ad ogni beep a vuoto, mi cresce il senso di oppressione.

Non posso tirarmi indietro... lui... lui rinuncerebbe a tutto per me?

Io.. io lo farei. Si. Almeno, mi impegnerei per farlo.

Apro la porta di casa mentre il telefono continua a suonare a vuoto.

Chiudo la chiamata imprecando, per poi salire velocemente le scale e aprire la porta di camera mia.

Trev dove sei?

Ma quando alzo gli occhi me lo trovo davanti, seduto sulla sedia della mia scrivania: mi guarda, incrociando le braccia.

Ed io lo fisso, senza dire niente.

Deglutisco, chiudendo la porta a chiave e quando lui mi sventola qualcosa davanti, all'inizio non capisco di cosa si tratti: solo quando mi avvicino a lui, che continua a guardarmi con circospezione, noto che è la nostra foto, quella che stampai e riposi sul comodino.

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