Capitolo 50 Pov Silvia

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''Ehi! Finalmente sei tornata!'' abbraccio Isabel appena fuori la pasticceria.

Abbiamo deciso di andare a fare colazione insieme per festeggiare il suo ritorno dalla montagna: naaah, in realtà è perché era una routine prima che partisse per la California.

''finalmente direi... non ne potevo più di vedere solo mia nonna e qualche mucca'' rido e lei ride con me. A primo impatto sembrerebbe che vada tutto alla grande, ma se si guarda attentamente, si nota nei suoi occhi un velo di tristezza.

È dimagrita ed è più silenziosa del solito.

Ci sediamo e ordiniamo subito qualcosa da mangiare: mentirei se dicessi che ho fame. Così come che io abbia voglia di ridere.

L'unica cosa che vorrei fare è piangere e rannicchiarmi sotto le coperte.

Non credevo fosse così: sono passate due settimane da quando Trev se l'è data a gambe, lasciandomi qua, circondata dai pezzetti del mio cuore che, fino a pochi mesi fa batteva solo per la sottoscritta.

E poi, tutto d'un tratto ha deciso di iniziare a battere per lui.

Fa male, fa dannatamente male. Anche perché non ha risposto al mio messaggio, ne si è fatto sentire in qualche modo.

Quando diceva che voleva escludermi dalla sua vita, credevo fosse in senso letterale: ed invece, è come se fosse morto. Come se non fosse mai esistito.

Se mi sforzo solo un po' potrei far finta che il mio sia soltanto stato un bel sogno.

O un incubo, dipende da quale lato della situazione lo guardiamo.

Potrei quindi immaginare Trev come un personaggio dei miei sogni, peccato però che non sia così facile: perché il dolore dell'abbandono e della delusione è sempre vivo dentro di me. Passerà, come passa tutto.

In fondo, nessuno è mai morto davvero per il mal d'amore. Magari per gli effetti collaterali, ma di certo io non ne avrò.

Sono pur sempre io.

Chissà cosa starà facendo? Forse è già tornato da Sheila?

O forse no?

Chissà con quante sarà andato a letto? Io sono a quota... zero.

Non voglio vedere un essere maschile a meno di due chilometri da me. Al momento l'unica cosa di cui ho bisogno è solitudine e... alcool.

E Andrea.

Sì, esatto, Andrea. L'unica persona a conoscenza della mia scadente situazione attuale che mi porta a ubriacarmi spesso a casa sua, per poi vomitare nel suo bagno e risvegliarmi la mattina dopo.

Lui non dice niente, si limita ad aiutarmi a non soffocarmi con il mio stesso vomito e a mettermi a dormire sul divano.

Perché dopo l'ultima volta in cui si è azzardato ad appoggiarmi sul letto in camera degli ospiti e mi sono trasformata in una specie di mostro mangia uomini, ha optato per il divano.

Quella camera sa di Trevis. Ed io non riesco a starci.

''va un po' meglio?'' chiedo ad Isa che mi fissa girando il suo cappuccino. Lei sospira ''no, per niente. Non credo che riuscirò a rimettermi in sesto tanto presto...'' fa un mezzo sorriso ''... ti invidio un bel po''' le sorrido, quando in realtà non ha niente di cui invidiarmi, visto che anche io sto male come un cane. Forse non quanto lei, ma per i miei standard è fin troppo.

''insieme ce la faremo. Te lo prometto'' addento il mio croissant ''ti vedo un po' spenta... è successo qualcosa mentre ero in montagna?'' scuoto la testa puntando lo sguardo sul tavolo ''niente di nuovo... le solite cose'' la guardo e mi sorride ''sai che puoi dirmi tutto'' allunga una mano verso di me ed io gliela stringo ''lo so. È solo un periodo un po' particolare per me''.

Annuisce ''ora ti prego, allontaniamo per un po' questo clima depressivo e parliamo di cose serie...'' ''cosa?'' dico incuriosita e lei mi guarda esasperata ''come faccio a togliermi di mezzo Marco? Mi sta ossessionando'' cerco di non ridere ''troverermo un modo. C'è sempre un modo per risolvere ogni cosa. Vero?'' chiedo come a chiedere conferma.

Ho bisogno di speranza.

Lei mi sorride ''credo... credo di sì''.

Ce la farò.

È solo questione di tempo.

Solo questione di ore, giorni e mesi finchè Trevis non diventi solo un ricordo.

Ed io posso riuscirci.

Parlami di teWhere stories live. Discover now