Capitolo 16

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Venti minuti dopo parcheggiamo davanti ad un locale che di locale secondo me non ha un bel niente... mi guardo intorno e a parte una specie di bettola da cui esce un gran caos, siamo nel mezzo di un parcheggio sterrato.

Guardo Trevis ''ok, se volevi uccidermi bastava dirlo subito'' rotea gli occhi ''se volevo ucciderti non avrei sprecato la benzina dolcezza, ora seguimi'' scuoto la testa ''dove siamo?'' ''in un tipico locale americano'' ''a me sembra una discarica'' scoppia a ridere ''mai giudicare dall'esterno... fidati di me'' mi fissa con quello sguardo magnetico ed un brivido mi attraversa tutta.

Certo, come no. Piuttosto che fidarmi di uno come lui, preferisco fidarmi del diavolo in persona.

Spingiamo le grosse porte di legno del locale e veniamo catapultati nel caos.

CAOS è RIDUTTIVO.

Non so neanche io come spiegarlo ma mi ritrovo in mezzo ad una nube di fumo, alcool, urla, musica e gente che gioca a biliardo, a freccette e... e non so a cos'altro.

Persone che suonano la chitarra, persone che si bevono una birra e persone che imprecano.

Persone ovunque.

Che si stanno divertendo... è come se fossimo dentro un tipico locale dei film western americani... sembra che il tempo si sia fermato completamente.

Lo guardo e scoppio a ridere incredula mentre lui aspetta una mia reazione ''ok, dove siamo? Sembra tutto così... così... oddio, non ho mai visto così tanta gente che fa casino'' sorride ''è una specie di pub dove si balla, si ride, si beve della buona birra e si fa casino giocando o suonando'' tossisco visto il forte odore di sigaretta ''come si chiama questo posto?'' ''Rock's Island... è molto famoso in città, ma c'è anche gente poco raccomandabile quindi non ti allontanare... ora vieni con me''.

Ci addentiamo in mezzo alla massa di gente che balla sopra i tavoli in legno o che semplicemente ride ad alta voce ormai troppo ubriaca: ci sono uomini e donne di tutte le età, vestiti in maniera semplice ed io non posso fare che sorridere nel guardarli... trasmettono spensieratezza. Magari hanno mille problemi nella vita reale, ma qua, adesso, sono sereni e spensierati con la loro birra in mano.

Cerco di non perdere di vista Trevis che cammina davanti a me, ma è dannatamente difficile: lui si volta a controllare che io sia ancora dietro di lui poi, inaspettatamente sento prendermi la mano.

La guardo e vedo che l'ha stretta alla sua, saldamente... ed io.. dio santo, ma che mi sta succedendo? inizio ad avere caldo e probabilmente tutte le mie terminazioni nervose si sono mosse nel mio palmo, perché dio.

Ma che accidenti mi prende? Cioè mi ha stretto una mano, non ha fatto chissà che.

Alzo lo sguardo e lo trovo a sorridermi incerto ''non lasciarla, altrimenti chi ti ritrova più'' la stringo a mia volta ''no.. io... non la ...non la lascio''mi ritrovo a balbettare come una perfetta imbecille.

Fortuna che lui non se ne accorge ed io posso continuare a maledirmi da sola.

Arriviamo davanti ad un grosso bancone in legno, usurato e pieno di bozze e riusciamo a trovare due sgabelli liberi: ci sediamo e solo dopo esserci messi a sedere ci accorgiamo che ancora stringiamo la mano l'uno dell'altra.

La lasciamo entrambi di scatto, per poi guardarci fissi.

Soltanto il barista baffuto al di là del bancone rompe il momento ed io lo ringrazio, perché mi sto rendendo conto di essere davvero ridicola.

Penso a Mirco all'improvviso e mi sento ancora più ridicola.

Ehi,alla fine non sto facendo niente di male...no?

Parlami di teWhere stories live. Discover now