Capitolo 8

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Due giorni dopo, non so come e non so per quale miracolo, riusciamo ad arrivare al campus dove credo e spero Isabel alloggi.

È  tutto così figo qua.

Più mi volto e più mi si parano davanti cose super fighe in stile americano.

E ancora non ho visto niente!

In questi giorni che staremo qua, voglio assolutamente andare a più feste possibili... spero che Isabel sia d'accordo.

Cavolo, quando mi ricapiterà un'occasione del genere? Voglio dire... indico a me stessa un enorme cartellone universitario che pubblicizza la festa di... ehm.. credo una famosa confraternita...

UNA CONFRATERNITA, CAZZO! Wooow.

Mi sembra di essere all'interno di uno di quei film americani stile American Pie e... ''Silvia'' Marco mi fa tornare con i piedi per terra ed io lo guardo ''che c'è? Sappi che non sono ancora d'accordo con quello che stai facendo'' mi guarda male ''ma se guardi ogni cosa con occhi a cuore!''.

Sospiro ''questo non vuol dire che io sia a favore della scelta di presentarti a casa di Isabel di...'' ''potevi dirglielo'' sto per rispondergli con un bel ''NO PERCHE' VOGLIO VEDERE LA TUA FACCIA DA CULO QUANDO VEDRAI IL RAGAZZO MISTERIOSO'' ma mi zittisco e scuoto le spalle.

Trascinando ancora le nostre valigie,  ci addentriamo tra le piccole e grandi case degli universitari... è un campus enorme e per evitare di perderci, visto che siamo tutti abbastanza su di giri, decidiamo di andare al punto informazioni e sperare che una volta lì, ci indichino direttamente l'indirizzo di Isa.

Marco è agitato, Andrea no... come al solito d'altronde. A volte penso che madre natura lo abbia fatto mono espressivo.

Ma a dire la verità, neanche Marco l'ho mai visto...così... così su di giri: fa caldo, una debole patina di sudore gli ricopre la tempia ed è vestito anche troppo elegante. Sembra vada a giocare a golf con il primo ministro anziché andare a pregare la sua ex fidanzata di tornare con lui.

Roteo gli occhi e una volta davanti alla reception, mi faccio avanti io visto che gli altri due parlano l'inglese allo stesso livello con cui io parlo l'aramaico.

Ringrazio mia madre che nella sua vita mi ha rotto le palle ALMENO per una causa giusta: imparare la lingua inglese.

Certo, non sono una madrelingua, ma so farmi capire bene... ovvio, a volte vorrei che il mio accento italiano non fosse così marcato, ma me ne frego.

La ragazza di là dal bancone è molto gentile con noi e in meno di mezz'ora raggiungiamo la piccola strada del campus, dove alloggia Isa.

Le case sono tutte dello stesso colore, con mattoni rossi e gialli, in stile tipico americano... quindi piccole recinzioni, scalinate e un piccolo giardino... con ehm... una piscina orripilante fucsia che ne occupa gran parte.

Mio dio, i miei occhi stanno sanguinando.

Ma cosa accidenti è questo... questo schifo?

Guardo Marco e poi guardo l'indirizzo ''sei sicuro che questo indirizzo sia giusto?'' lui ormai sta fissando la porta dell'appartamento con faccia angosciata.. non ci capisce più niente, è già andato completamente nel pallone.

Roteo gli occhi... iniziamo bene.

Ritorno a fissare la piscina fucsia chiedendomi se Isa si sia fatta il lavaggio del cervello qua in california per comprare una piscina del genere.. e... e più ci avviciniamo alla porta, più vedo pacchetti di sigarette e bottiglie di birra, tanto che il dubbio di aver sbagliato casa prende sempre più conferma nella mia testa.

Parlami di teWhere stories live. Discover now