Capitolo sei.

42.9K 1.5K 1.3K
                                    

Il lunedì seguente al weekend trascorso a Sacramento, durante le prime ore di lezione, una voce si sparse in fretta

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Il lunedì seguente al weekend trascorso a Sacramento, durante le prime ore di lezione, una voce si sparse in fretta. Perché, se davvero credete che i pettegolezzi finiscano con il liceo, siete degli illusi.

Il college era peggio. Per quanto grande potesse essere l'università di Stanford, situata nella solare Contea di Santa Clara, alla fine si riconduceva sempre a un cerchio chiuso.

Un paese. Una piccola cittadina. E le voci girano, non puoi farci nulla.

Io, dal mio canto, sommersa dallo studio e corsi extra fino al collo come al solito, appresi la notizia dell'anno solo una volta in mensa.

«Cristo, è stato massacrato», mormorò Drew, dopo essersi dato una sbirciata attorno per essere sicuro che nessuno ci stesse ascoltando. «Ho sentito dire da Hamish che è finito in rianimazione».

Chandra mi rubò una patatina dal vassoio. «Immaginavo sarebbe successo prima o poi. Quel tipo è un attaccabrighe senza precedenti, era pure ora che qualcuno gliene suonasse come si deve».

«Già, ma arrivare quasi ad ucciderlo... mi pare un tantino esagerato».

Aggrottai le sopracciglia. Mi sentivo fuori dal mondo. In mensa continuavano tutti a bisbigliare, sospettosi e un po' intimoriti, e per tutti intendo proprio tutti. Soltanto io, a quanto sembrava, non avevo la più pallida idea di cosa fosse successo.

Così schiaffeggiai la piccola mano abbellita dallo smalto blu elettrico di Chandra e mi schiarii la voce. «Si può sapere di cosa state parlando?».

Entrambi i miei amici si bloccarono e mi riserbarono un'occhiata sorpresa. Drew allargò i suoi occhi chiari e mi fissò a labbra schiuse, mentre Chandra arricciava il nasino all'insù come se fosse scocciata.

«Allora? Vi decidete a parlare o devo andare a chiedere a qualcun altro?».

Il ragazzo sussultò, risvegliandosi, e imbronciò le labbra. «E tu dovresti essere Rora buona alba Lebowski? Sei sempre l'ultima a sapere le cose. Svegliati un po', R!».

«Scusatemi se penso più al college che al gossip da college!».

«Tesoro, tranquilla, accettiamo il tuo essere secchiona e ti vogliamo bene lo stesso», mi tranquillizzò la mia migliore amica, rubandomi un'altra patatina. «Comunque, ti ricordi di Rhett Grayson? Il figlio del rettore? Aveva anche avuto una cotta per te, se non sbaglio».

Imposi a me stessa di non andare nel panico. Di riflesso, strinsi la manica della maglietta e portai la mano al di sotto del tavolo, per nascondere il livido sul polso, sebbene fosse ben coperto dal tessuto.

Sabato sera, prima che arrivasse Athos a scollarmelo di dosso, Rhett aveva avuto l'audacia di osare di più rispetto a quanto non avesse mai fatto. Io ero semplicemente uscita per cercare Kris, fuggita via a causa di Vergo, quando me l'ero ritrovato all'improvviso addosso.

Athos. Tessitrice di FavoleWhere stories live. Discover now