Capitolo trentaquattro.

42.1K 1.7K 1.6K
                                    

Tra la macerie distruttive in cui ero piombata in quei giorni, dopo aver saputo del risveglio di Rhett, stavo finalmente ritrovando una certa stabilità

Ups! Gambar ini tidak mengikuti Pedoman Konten kami. Untuk melanjutkan publikasi, hapuslah gambar ini atau unggah gambar lain.


Tra la macerie distruttive in cui ero piombata in quei giorni, dopo aver saputo del risveglio di Rhett, stavo finalmente ritrovando una certa stabilità.

Athos era riuscito a farmi vedere la strada giusta da percorrere. In qualche modo, aveva saputo quali tasti pigiare e quali evitare per spolverare via la sporcizia che mi aveva intasato il cervello.

Perché la mia paura aveva motivo di esistere, e quel motivo andava calpestato.
Perché ero io la vittima. Io e chissà quante altre ragazze.
E sarei andata a denunciare Rhett Greyson.
Ormai mi ero decisa a farlo. Era la cosa giusta da fare.

Non aveva importanza di chi fosse figlio.
Non aveva importanza come funzionasse il sistema.
Anche la sola volontà di farlo rappresentava un gran bel passo in avanti, un urlo di protesta, il grido di chi diceva basta.

Prima, però, avevo un paio di cose da sistemare. Tanto per cominciare... ero stata ufficialmente accettata ad Harvard.

La mattina dopo che se n'era andato Mac, avevo trovato la mail che mi dava il benvenuto alla Scuola di Medicina. Sapevo che sarei stata accettata, stando ai miei punteggi molto al di sopra della media e i crediti extra. Sapevo che me ne sarei andata, eppure la certezza di ciò, vederne la concretezza nero su bianco... fu disorientante.

L'avevo scritto ad Athos, per tenerlo aggiornato e condividere con lui un mio successo, ma per il momento non mi aveva ancora risposto. Immaginavo fosse sotto allenamento.

Avremmo di sicuro... trovato una soluzione insieme. D'altronde non è che me ne andavo dall'altra parte del mondo per sempre.

Stavo ancora meditando sugli ultimi eventi che avevano stravolto la mia vita in un battito di ciglia, gli occhi fissi sul display del cellulare, quando Drew si sedette al nostro tavolo in mensa con fare sconfortato.

«Avanti, non fare quella faccia!», borbottò Kris. «Non è mica morto».

«Non iniziare, Kris».

«Non venirmi a dire che non ve l'aspettavate. Lo sanno pure i muri di che pasta è fatta quel ragazzo».

«Kris», la riprese Eloise, al suo fianco, la forchetta ben stretta fra le dita. «Non è comunque una situazione facile».

Aggrottai le sopracciglia, sporgendomi in avanti, e li guardai uno a uno. «Ma di che parlate?».

Non mi considerarono. L'unica a farlo fu Chandra che, a palpebre assottigliate, teneva lo sguardo puntato su di me come un maledetto falco. Era un po' inquietante. Mi stava tenendo sotto controllo da giorni, in attesa che le dicessi cosa mi fosse successo.

L'avrei fatto, e anche a breve, dovevo solo un attimo metabolizzare e rimettere in ordine i cassetti del caos che mi aveva inglobata per un po'.

Athos. Tessitrice di FavoleTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang