Capitolo sette.

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«Ieri notte stavo girovagando su Twitter e, per puro caso, mi sono imbattuta in una discussione

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«Ieri notte stavo girovagando su Twitter e, per puro caso, mi sono imbattuta in una discussione.
Paula, nata presumibilmente prima della caduta del muro di Berlino, si stava lamentando di quanto noi giovani stessimo andando alla riva.
Paula dice che noi non abbiamo voglia di lavorare.
Paula dice che ci stiamo solo friggendo il cervello con tutta questa tecnologia.
Paula dice che siamo troppo presi dal politically correct.
Paula dice anche che ormai non si riesce più ad avere distinzione. A quanto pare, al giorno d'oggi si fa fatica a capire chi fa la femmina e chi fa il maschio.
Paula e tanti altri dicono che siamo la rovina del mondo.
Ma sai cosa ti dico, Paula? Io ti dico grazie.
Grazie per averci fatto capire che stiamo colpendo nel bersaglio. Perché se non riesci più a separare i ruoli che tu e quelli prima di te ci hanno imposto, allora significa che stiamo andando nella giusta direzione.
Grazie, Paula e amici di Paula, per quei miseri spiccioli a nero che ci date dopo quattordici ore di lavoro a giorno, senza nessuna pausa e alcuna sicurezza.
Grazie, Paula e prima di Paula, per averci fornito mezzi e comodità, quali internet e tecnologia avanzata, e poi rinfacciarci di usarli soltanto perché siete invidiosi di non aver avuto le medesime possibilità.
Grazie, Paula e caro patriarcato, per tutte le manipolazioni che ci avete inculcato fin da bambini e per tutte le foto dei miei bei fiocchetti rosa di quando avevo tre anni.
Grazie, Paula e grandi eroi, per averci lasciato una terra sporca e marcia, portata all'esaurimento, sfinita, quasi morta, e che toccherà poi a noi rimediare.
Come del resto per ogni cosa.
Perché saremo noi a riportare tutto al posto giusto. E io ci credo vivamente in questa generazione, cara Paula e tanti altri primitivi come te, anche se spesso commette scelte discutibili.
Ci credo, davvero. Ci credo quando vedo maree di persone rispondere al tuo post, proprio come sto facendo io adesso, e ricordarti che noi siamo qui, che stiamo arrivando, siamo in viaggio e in procinto di giungere a destinazione, pronti e agguerriti a pretendere i nostri posti.
Ci credo per ogni volta che ho visto gente scendere nelle piazze, a protestare per ottenere diritti che ci spettano. Per stringersi con forza quel rispetto di cui vi vantate tanto di avere e invece sapete soltanto sputare e calpestare.
Ci credo quando leggo di una ragazza laureata in ingegneria aerospaziale o di un ragazzo che ha scelto un percorso umanistico.
Ci credo per ogni singola volta che un mio amico ha raccolto la plastica vicino ai secchi e le borracce sold out su Amazon.
Mi dispiace, Paula, ma a me il rosa non è mai stato bene addosso e personalmente preferisco Wikipedia alle enciclopedie.
E, come vedi, cara Paula, sono stata in grado di risponderti senza insultarti. Forse dovresti prendere esempio.
Per oggi dalla vostra Rora Lebowski è tutto, folks.
Motto del giorno: siamo più forti di loro.
Buona Alba».

***

Siamo più forti di loro.
Ciò che avevo dimenticato di aggiungere nel discorso, mi era letteralmente rimasto in gola, è che era proprio per colpa di Paula e simili che esistevano persone come Rhett.

Colpa loro, i quali avevano cresciuto i figli illudendoli di poter ottenere qualsiasi cosa seppur con arroganza e forza. Li avevano convinti che i no, dopo una certa ostinazione, poi diventavano sì.

Athos. Tessitrice di FavoleWhere stories live. Discover now