Capitolo quattro.

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«Avete mai fatto caso allo spettacolo che rappresentano il giorno e la notte? A come coesistono fin dall'origine? Il semplice incanto della luce e del buio, che si intersecano per quei brevi attimi che noi chiamiamo tramonto e alba

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«Avete mai fatto caso allo spettacolo che rappresentano il giorno e la notte? A come coesistono fin dall'origine? Il semplice incanto della luce e del buio, che si intersecano per quei brevi attimi che noi chiamiamo tramonto e alba.
È come una donna che al tavolo con i tuoi genitori parla della sua laurea eccellente in medicina e, poi, in camera da letto ti ribalta facendoti vedere tutte le stelle di ogni galassia.
Oppure Justin Bieber che indossa le magliette di Marilyn Manson.
Capite di cosa sto parlando?
Di comuni antitesi che fanno l'amore e si portano rispetto. Di qualcosa che abbiamo sott'occhio eppure non riusciamo a vedere.
Adesso, mi rivolgo a chiunque mi stia ascoltando in questo preciso momento, pretendo voi che scendiate dal vostro fottuto letto e apriate la finestra. Poi guardate fuori.
Godetevi l'attimo esatto in cui quel dolce blu sereno comincia a sfumare, cedendo il posto alla sua amante, e se vi concentrate, magari riuscite pure a scorgere laggiù... sì, proprio laggiù... le stelle del mattino. Giove e Venere. Non è meraviglioso?
E ora quella scia dorata, il giallo, l'arancione, che ci stanno lì a dire che oggi avremo una giornata nuvolosa.
Siete rimasti a bocca aperta, vero?
Lo immaginavo. Ebbene sì, folks, questo è il puro e genuino incanto di ciò che abbiamo e ci sforziamo di ignorare.
È giusto che voi andiate avanti e vogliate mangiarvi la strada, ma è anche sbagliato dimenticare ciò che avete e tenerlo nell'angolino a prendere la polvere.
Motto del giorno: accarezzate l'essenziale.
E per oggi, dalla vostra Rora Lebowski è tutto.
Buona Alba».

***

Non ero mai stata l'apoteosi della ricchezza. Voglio dire, non è che i miei genitori fossero poveracci o cose simili, semplicemente la mia famiglia apparteneva alla classe media.

Mia madre era una comune insegnante di letteratura inglese, mentre mio padre, figlio di un immigrato polacco, faceva parte del dipartimento di polizia del Wyoming. Avevano investito una cospicua somma di denaro, per poi gelarla in un conto secondario, per anni, affinché potessi accedere a qualunque college fosse alla mia portata, privato o pubblico che fosse.

Volevano che mi godessi la mia esperienza universitaria a pieno, concentrandomi solo sullo studio per portare a termine i miei obiettivi senza rompermi la testa dalla preoccupazione.

Stanford era costosa, lo sapevo bene — borsa di studio a parte — e Harvard lo sarebbe stata ancora di più. Per questo, ogni qualvolta uscivo e mi capitava di spendere più del necessario mi sentivo in colpa.

Sacramento non fece eccezione. Sebbene quei biglietti per il Golden 1 Center ci fossero stati regalati, io e le ragazze avremmo comunque dovuto spendere dei soldi durante quel weekend. E non sarebbero stati di certo pochi.

Optammo per usare la Golf Cabriolet di Kris — lei era ricca per davvero. Ci dividemmo le spese del viaggio, nonostante la nostra amica insistesse nel voler pagare tutto lei.

Kris era un tornado, ma aveva un cuore immenso.

«Ma quanto cazzo è lunga questa Interstatale?», mugugnò Chandra, il capo reclinato all'indietro e il vento che le scompigliava i capelli mori. «Vi prego, ditemi che siamo quasi arrivate. Non ce la faccio più».

Athos. Tessitrice di Favoleजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें