Capitolo ventiquattro.

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«E così, alla fine, il ragnetto ti ha catturata nella sua ragnatela»

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«E così, alla fine, il ragnetto ti ha catturata nella sua ragnatela».

«Chandra, no. Semplicemente no».

Ridacchiando sottovoce, intrisa della sua consueta malizia, la mia migliore amica finì di riempire il suo borsone da allenamento. «Guarda che non è una cosa brutta. Aspettavo questo momento da una vita, fin da quando Mac è ritornato mentre eravamo al secondo semestre del primo anno».

«Hai ragione, non è per niente una cosa brutta. Tutt'altro. Solo... ugh, non infilare il dito nella piaga!».

Mi lanciò un'occhiata blu da sopra la spalla, poi agguantò la tracolla del borsone. «Non lo sto facendo, infatti. Dico solo come stanno le cose. E, a tal proposito, che intenzioni avete entrambi?».

Aprii la bocca, soltanto per rendermi conto che non avevo una risposta da darle. Io e Athos non avevamo parlato, non ci eravamo confessati chissà cosa. Stava solo accadendo qualcosa di indefinito tra di noi.

E io ero troppo orgogliosa per farmi avanti e chiedergli cosa volesse da me. D'altronde... lui era il grande The Venomous. Che cosa potevo mai aspettarmi?

C'era attrazione, una bella intesa e, in un modo o nell'altro, quando eravamo vicini non riuscivamo a tenere le mani a posto. Ma di certo non mi facevo illusioni riguardo un rapporto più intimo e serio.

Chandra sospirò di fronte al mio silenzio. «Fottuta comunicazione», brontolò. «Ora, non per fare sempre la voce della verità o il grillo parlante della situazione, ma ricordati che a settembre ti trasferirai a più di 5000 chilometri da qui, se tutto va bene. Perciò... vacci piano, okay?».

Come se sul serio avessi mai potuto dimenticare ciò per cui avevo faticato sodo per una vita intera. Tuttavia fece bene a ricalcare il punto.

Affondai i denti nell'interno guancia. «Lo so, tranquilla. E poi non è niente di che, tra me e Mac non è nulla di serio. Un po' di divertimento, credo».

«Credi?».

«Beh, sì, credo».

«Se lo dici tu», mi canzonò, prima di avvicinarsi per scoccarmi un bacio sulla guancia. «Cerca solo di non farti male, R, che non mi va proprio di privare il mondo di un bel faccino come quello di Mac».

«Sono sicura che in uno scontro tra te e lui, vinceresti tu».

«Puoi dirlo forte, chica mala», ridacchiò e indietreggiò verso la porta. «Ma adesso ti lascio alle tue paturnie amorose che io devo correre in piscina. Non combinare casini!».

Spalancai la bocca. «Ti prego, non lo stai davvero dicendo tu a me».

Chandra scoppiò a ridere, sollevò le spalle con la sua finta aria da innocentina, e aprì la porta per andarsene, lasciandomi da sola a riflettere nella nostra stanza.

Athos. Tessitrice di FavoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora