30.

133 12 0
                                    

Due anni prima

Mi volto verso Hanna, non mi ha più rivolto la parola da quando abbiamo lasciato la casa della nonna. Un'altra discussione per colpa dei suoi genitori, della sua famiglia e di quello che pensano di me. Non sarò mai alla sua altezza e devo farmene una ragione.

Se le volessero veramente bene, la lascerebbero libera di scegliere, ma non è così e le cose tra due come noi non possono funzionare. Mi sono impegnato, ho lasciato correre tante cose, mi sono ostinato a vedere le cose da un altro punto di vista; la realtà però è che non c'è futuro per la nostra coppia, non finché i suoi genitori le imporranno la rigidezza delle loro scelte.

E so quanto questo faccia più male a lei che a me, che si trova tra due fuochi. Perché la sua vita sta diventando un inferno, glielo leggo in faccia ogni volta che passo a prenderla, quando ha gli occhi gonfi per l'ennesimo pianto, l'ennesimo litigio per difendermi da quei despoti dei suoi genitori.

Non può più continuare così, per me e per lei. Non c'è più nulla che possiamo fare per tenere insieme tutto questo e forse lei un giorno smetterà di amarmi. Io dubito di riuscirci, dopo mia nonna e mia madre, è l'unica donna per cui abbia provato veramente qualcosa, per cui io abbia fatto qualche piccolo sacrificio, per cui io abbia pianto.

Mi crederà senza cuore, un menefreghista, un vigliacco, uno stupido e accetterò tutto. Non posso più renderla felice ed è meglio finirla ora piuttosto che aspettare e rendere tutto più complicato.

Svolto in una via secondaria, qui in periferia sono tanti i posti in cui trovare un po' di pace. La villa di Hanna e la casa della nonna non sono distanti e passando fuori dal perimetro del centro della città, il traffico non è troppo intenso.

«Dove stiamo andando?» chiede Hanna rivolgendomi la parola dopo minuti passati in silenzio.

«Dobbiamo parlare» le dico semplicemente, e sento il suo sguardo bruciare su di me, mentre tengo il mio fisso sulla strada. Se potesse trapassarmi il cranio con quei suoi occhi azzurri dalle sfumature grigie lo avrebbe fatto con questa occhiataccia.

«Abbiamo già parlato a sufficienza Gordon, portami a casa adesso» mi ordina scocciata. Non le rispondo e parcheggio in un posto libero nello spiazzo di un supermercato abbandonato. I ragazzi di solito vengono qui il pomeriggio con i loro skateboard ma a quest'ora della notte, non c'è praticamente nessuno.

«Non possiamo parlarne domani?» mi chiede sempre più indispettita.

«No, ne parliamo ora, domani è già troppo tardi» insisto. Domani potrei non essere più così sicuro della mia scelta, tentennare, avere trovato scuse per rimandare questa decisione a tempi futuri. No. Devo farlo ora. Traggo un profondo respiro.

«Non può continuare così, non fa bene a te e nemmeno a me» il suo viso si incupisce e io continuo distogliendo lo sguardo. Immaginavo avrebbe fatto male ma non così. Come ci riescono le persone, come fanno a lasciarsi con tanta facilità, come fanno a trovare le parole giuste per stravolgere la vita di un'altra persona e vederla soffrire davanti ai propri occhi?

«Ti sto facendo soffrire, la tua famiglia mi odia, e non sono la persona giusta per te.»

«Mi stai lasciando?» chiede con le lacrime agli occhi.

«Non è facile nemmeno per me, credimi.»

«Oh sì che lo è. Per te è tutto facile. Per te i problemi si risolvono così, te ne vai e mi lasci sola, con quelle serpi dei miei genitori e invece di combattere per me, te ne freghi. Sei uguale a loro. Non ti importa un cazzo di me.»

«Non è vero e lo sai» dico prendendole una mano tra le mie, ma lei la toglie di scatto allontanandola come se si fosse appena scottata. Una pugnalata avrebbe fatto meno male.

«Hanna per favore, non fare così. Adesso sei incazzata ma capirai che è giusto. La tua vita è un inferno da quando stai con me, credi che non mi accorga dei tuoi occhi gonfi o di come ti perdi fissando il vuoto? Non è facile nemmeno per me ma è la scelta giusta d fare. Sei intrappolata da entrambi ora, ma io non voglio essere un limite per te. Un giorno ti innamorerai di quello giusto...»

«Tu sei quello giusto, io non mi innamorerò mai di qualcun altro!» esclama e non riesce a tenere a freno le lacrime che ormai scendono copiose, bagnandole il viso triste. La stringo tra le braccia e questa volta non si scosta. Si abbandona sul mio petto e singhiozza. Le do un bacio sulla testa.

«Ci sarò sempre per te, ma non come ora» le dico e lei annuisce. Forse ha capito che è la scelta giusta per entrambi. Non sarei mai voluto arrivare a tanto, avrei voluto stare con lei per sempre. Ma è per lei che lo faccio. Non sarà semplice all'inizio, piangerà, ma un giorno passerà tutto, forse la sua famiglia smetterà di farla soffrire e Hanna troverà qualcuno di perfetto che piacerà anche a loro.

Mi asciugo le lacrime e ripartiamo. Il silenzio è pesante e pieno di parole non dette, di rimpianti e tristezza. Vorrei che questo viaggio durasse di più, non vorrei lasciarla andare subito e comincio già a pentirmi della mia decisione, seppur giusta. E se non fosse la decisione giusta? Se fosse la cosa più sbagliata che io abbia mai fatto?

Fino a poco fa tutto era chiaro, ma ora che l'ho persa ho paura di aver fatto una cazzata. Come sempre. Avevo trovato qualcuno da amare veramente e ora l'ho appena lasciato andare. Per lei. Lo stai facendo per lei mi ripete una voce dentro di me. È questa l'unica cosa che mi impedisce di fermarmi, baciarla e dirle che la amerò per sempre. Lo stai facendo anche per te e per tutte quelle volte che ti hanno fatto sentire inadeguato. Avrei potuto sopportare tutto questo per lei? Forse sì, se fosse solo quello.

«Grazie per tutto quello che hai fatto per me, Gordon. Per avermi fatto conoscere la vera me. E per avermi fatto sentire viva» dice una volta arrivati davanti al cancello. Poggia le sue labbra morbide sulle mie, sembra sempre la prima volta, mi sorride e scende dall'auto. E questo è il suo bacio d'addio, quel saluto urgente per scendere in fretta e non mostrarmi ancora la sua sofferenza.

La guardo camminare sul vialetto d'ingresso e non me ne vado finché non la vedo entrare in casa e chiudersi la porta alle spalle. Traggo un respiro profondo. Il viaggio verso casa della nonna è terribile, gli occhi pizzicano, la gola è stretta in una morsa, lo stomaco aggrovigliato e annodato. C'è ancora il profumo di Hanna su questa stupida macchina.

Il letto è vuoto e stringo il cuscino al petto per cercare di compensare il vuoto che sento dentro. Non credo riuscirò mai a riempirlo. Sono solo. Di nuovo. Come merito di stare probabilmente. L'ho sempre saputo di non essere abbastanza, di non essere all'altezza di nessuno. Non lo sono mai stato nonostante lei mi abbia sempre detto il contrario.

Sento la nonna tossire nell'altra stanza. Rimango con le orecchie tese finché il suo respiro torna normale, affannoso e roco come sempre. Sta peggiorando e io non posso farci nulla. Poi, come se mi stesse leggendo nel pensiero, ricevo un messaggio dal padre di Hanna.

Tu hai fatto la tua parte, ora tocca a me fare la mia.

Non ci avevo più pensato da quella volta. Eppure ora, dopo aver lasciato Hanna per motivi indipendenti, la sua proposta non mi fa più così schifo.

🦉SPAZIO AUTRICE 🦉

Eccoci giunti alla fine del trentesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Gordon prende una decisione e lascia Hanna convinto di fare il bene per entrambi. Ma è così?
Si può fare il bene di un'altra persona andando contro la sua volontà?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now