9.

200 7 0
                                    

Sono sul letto a fissare il soffitto da un tempo indefinito. Le ultime ore sono state così intense. Non ho cenato, sono rimasto con Hanna a lungo, poi è arrivata Bruke e le ho lasciate sole.

È la sua migliore amica e so che soffre tanto quanto sto soffrendo io. Ma lei non sa quello che so io. Non sa che probabilmente l'incidente di Hanna è stato frutto di un atto doloso, più che una casualità. Non lo sa nessuno a parte me.

Ho considerato più volte l'idea di dirlo a Liam, mi farebbe comodo un braccio destro incazzato quanto me con cui sfogarmi e condividere i miei sospetti. Inoltre lui è stato colui che ha salvato Hanna mentre io ero in prigione, quindi gli devo tutta la mia vita.

Ma non voglio coinvolgere nessun altro: se qualcosa dovesse andare storto, voglio essere l'unico responsabile, l'unico colpevole con cui prendersela.

Lo squillo del mio cellulare mi riporta alla realtà, e stancamente mi trascino al tavolo dove l'ho appoggiato. È Liam. È strano come i miei pensieri di poco fa fossero rivolti proprio a lui.

«Ehi, Gordon, come stai?» mi chiede non appena rispondo al telefono. Anche la sua voce tradisce tristezza, esattamente come la mia.

Ricordo quando la gelosia nei suoi confronti mi attanagliava fino a togliermi il respiro, quando Hanna con innocenza mi aveva dato una sua maglietta di ricambio, o quando i suoi occhi si illuminavano nel raccontarmi le loro avventure.

Lo odiavo con tutto me stesso per esserci stato quando io non c'ero, per averla consolata, abbracciata, toccata. Non sapevo non ci fosse mai stato nulla tra loro quando li ho visti insieme la prima volta, e per questo non lo sopportavo.

Quando Hanna mi ha spiegato la situazione, la mia gelosia si è trasformata in qualcosa di più sano, più normale. Fino a scomparire del tutto quando lui le ha salvato la vita e si è dimostrato un buon amico per me.

Posso dire che ora è l'unica persona di sesso maschile presente nella mia vita a cui voglio veramente bene, a parte mio fratello si intende.

«Uno schifo, amico, e tu?» gli rispondo. È inutile mentire e fingere dicendo che va tutto bene quando non è così. Siamo consapevoli entrambi di quello che sta succedendo, e siamo nella stessa situazione.

«Idem, lotto per non impazzire» mi dice, come immaginavo «hai già cenato?» aggiunge poi.
«No, sono da poco tornato dall'ospedale» rispondo.
«Andiamo a mangiare qualcosa al Red?» mi propone e all'inizio non mi sembra una buona idea.

Non ho voglia di stare in mezzo alla gente, non voglio vedere nessuno, non sono più abituato ad uscire alla sera. Ma il mio stomaco brontola, a conferma che l'idea di Liam non è poi così male.

«Va bene, ci vediamo lì fra mezz'ora.» dico salutandolo.
Mi alzo e mi dirigo in bagno per prepararmi. Per la prima volta dopo tanto tempo, non rimango sotto la doccia ad aspettare che l'acqua curi le mie ferite.

Non sono più uscito dopo l'incidente di Hanna e può farmi bene staccare la mente. Indosso un paio di pantaloni grigi, un maglione nero e i miei classici anfibi.

Mi fisso allo specchio: faccio veramente schifo. I capelli sono ormai indomabili e mi ricadono a ciuffi disordinati sulla fronte, la barba è cresciuta senza che io me ne accorgessi e ormai mi ricopre il viso senza un senso.

"Non basta la doccia per renderti un essere umano presentabile, Gordon" mi dico. Mi spoglio di nuovo e rifinisco la barba con il rasoio elettrico, senza tagliarla del tutto. Mi è sempre piaciuto lasciarla incolta ma così era esagerata.

Spalmo del gel per capelli sulle mani e lo uso per sistemare tutti i ciuffi che sembrano avere vita propria. Fisso il mio riflesso nello specchio e per la prima volta dopo tanto tempo rivedo il vecchio me, con più occhiaie, ma pur sempre me.

Scendo le scale dell’appartamento velocemente ed evito di prendere la macchina. Se dovessi alzare un po’ il gomito, non voglio assolutamente mettermi al volante.

Domani è il mio primo giorno di lavoro in un negozio di musica qui a New York. Non l’avevo detto ad Hanna, volevo che fosse una sorpresa, alla sera avrei lavorato all’Energy e durante la giornata al negozio, nella speranza di aprirne uno mio un giorno.

La musica è sempre stata una parte fondamentale della mia vita e in qualsiasi forma si mostri, è ben accetta. Che sia per delle strimpellate agli angoli delle strade, esibendomi su un palco o consigliando dei futuri musicisti sulla chitarra che fa al caso loro.

Non potrò più stare con Hanna per tutta la giornata, e questo mi spaventa, ma magari riuscirò a distrarmi quel tanto da recuperare parte della mia sanità mentale.

Quando giungo al Red Bob noto che la gente non è molta, e questo non fa altro che rendermi felice. Odio le persone.

«Ciao, amico!» mi saluta Liam raggiungendomi e stringendomi in un abbraccio. Normalmente mi sarei ritratto a quel contatto, ma mai come in questo momento ho apprezzato un abbraccio da parte di un amico. Ricambio la stretta cercando di dare conforto anche a lui, esattamente come lui ne sta dando a me.

Non appena mettiamo piede nel locale, il profumo di cibo invade le mie narici e mi fa venire l'acquolina in bocca; il mio stomaco brontola, ricordandomi quanto sono affamato.

Una cameriera ci fa sedere ad un tavolo nell'angolo e ci consegna i menù, lanciandoci un'occhiata maliziosa e sorridendo in modo languido prima di andarsene.

Alzo gli occhi al cielo e Liam ride, abituato anche lui a queste attenzioni non richieste da parte di alcune ragazze.

Informo il mio amico sul mio nuovo lavoro, sulla mia preoccupazione per Hanna e lui mi promette che ci penserà lui a tenerle compagnia mentre io sarò al negozio.

Una volta mi sarei insospettito di queste attenzioni, mi avrebbe dato fastidio, ma ora non posso far altro che ringraziarlo per essere un buon amico sia con me che con la mia ragazza.

«Io e Bruke ci siamo avvicinati parecchio in questo periodo» dice Liam con la bocca piena. Abbiamo ordinato un paio di hamburger con patatine e ci siamo fiondati sul cibo con avidità.

«Avvicinati in che senso?» chiedo curioso. Non sono mai stato un tipo a cui interessano queste cose, ma con gli amici si parla di un po' di tutto, e i problemi di cuore rientrano tra questi argomenti.

«Siamo sempre stati amici, ma ci siamo legati per il fatto che entrambi eravamo amici di Hanna. Restando soli, ci siamo consolati a vicenda e l'ho conosciuta meglio» mi spiega.

Annuisco con la testa e attendo che prosegua con il racconto.
«Sai, credo che un po' mi piaccia. È così diversa da me che credo potrebbe funzionare» dice arrossendo.

Scoppio a ridere per questo suo imbarazzo improvviso, effettivamente ce li vedo come coppia e, prima che possa rispondere, la mia attenzione viene richiamata da qualcuno che si è avvicinato al nostro tavolo.

«Gordon, ti trovo ovunque!» esclama la voce familiare alle mie spalle. Mi volto di scatto e mi trovo davanti gli occhi scuri e la frangetta di Claire, l'infermiera del reparto di Hanna.

Cosa fa mi segue? È sempre così allegra, così felice che quasi mi dà sui nervi. E poi ha quegli occhi così vispi, così pieni di vita, il contrario dei miei.

Ho sempre guardato gli occhi delle persone, raccontano più di quanto possa mai fare la loro bocca. E non so per quale motivo gli occhi di Claire mi ricordano così tanto quelli della mia Hanna.

🌋SPAZIO AUTRICE 🌋

Eccoci giunti alla fine del nono capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Liam cerca di distrarre Gordon, con cui è rimasto amico e condivide lo stesso dolore. Al bar però un incontro inaspettato scuote Gordon.
Perché Claire è così insistente?
E perché gli ricorda così tanto Hanna?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora