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Quando un raggio di sole filtra dalla finestra svegliandomi, capisco che oggi è il giorno giusto per fare qualcosa di produttivo. Non so ancora cosa, né da dove cominciare ma non posso starmene con le mani in mano ad aspettare che un'illuminazione giunga dal cielo. Non posso e non voglio. Prima avrà fine questa storia, prima riuscirò a raggiungere un po' di pace interiore e a fare giustizia per Hanna.

Afferro un foglio con l'intento di scrivere tutti i sospetti e gli indizi che finora ho ottenuto. Dopo un'ora la pagina è ancora bianca. Scommetto che riempiresti il foglio scrivendo tutte le sigarette che hai fumato o le volte che ti sei ubriacato, mi ricorda una voce dentro di me. La scaccio e mi concentro partendo dall'incontro in prigione con Ryan, tutto ha avuto inizio da lì. Sono sicuro che se chiedessi a Liam potrebbe darmi una mano, ma ancora devo decidere in che rapporto sono con lui. In fin dei conti anche lui stava solo facendo supposizioni ed è giunto a conclusioni a cui io non sarei mai arrivato. Ma non mi sento ancora pronto a mettermi faccia a faccia con lui.

Dopo un altro paio di ore ho riempito la pagina di scritte che somigliano a scarabocchi, schemi e frecce che collegano persone e situazioni. La frase detta da Ryan sul fatto che i parenti siano serpenti sposta la mia attenzione sulla famiglia di Hanna, improvvisamente così gentile e attenta ai suoi bisogni. Tranne il fratello Mark, che pare l'unico a cui non frega un cazzo di tutta questa merda. La cui iniziale, inoltre, mi riporta alla M nella firma sui bigliettini. Ryan e Mark. O Roger Moore, mi sussurra la coscienza ma evito di darle ascolto. Cerco nella lista contatti del cellulare di Hanna il suo numero e lo annoto nel mio nel caso dovessi contattarlo. È più facile che piombi a casa sua nel bel mezzo della notte, per essere sicuro di trovarlo a casa.

Quando alzo la testa quello che vedo mi gela il sangue. Un piccolo foglio ripiegato, spunta da sotto la porta. Mi alzo di scatto e spalanco l'uscio aspettandomi di trovarmi davanti il colpevole di tutta questa faccenda, invece trovo solo la tromba delle scale vuota e un silenzio tombale. Troppo concentrato su schemi e sospetti, non mi sono accorto che la soluzione dei miei problemi era a qualche metro da me, dietro ad una porta e mi sarebbe bastato essere più vigile per risolvere un enigma che mi sta divorando da troppo tempo. Da quanto tempo il biglietto è stato recapitato? Non ne ho idea.

Basterebbe questo per gettarmi di nuovo nello sconforto, per farmi credere che sia tutto perduto di nuovo, ma non questa volta. Forse quel figlio di puttana non consegna nemmeno i messaggi personalmente. È scaltro, non lascia impronte, e sembra sapere sempre tutto. Non è detto che aprendo la porta avrei trovato lui. Cerco di pensare a tutto questo per evitare di colpevolizzarmi di nuovo, per nulla.

Apro il foglio e il messaggio che trovo mi lascia di sasso.

"Nessuno ti conosce meglio di me e posso dirti almeno due cose con esattezza. So che non sospetti di me e che mi credi innocente solo perché non sai che ho un movente. E so anche che sei lontano dalla soluzione perché ti mancano almeno un paio di fili che non riesci a connettere."

RM

Il primo istinto è quello di distruggere qualcosa. Una lampada, qualche piatto, fare a brandelli questo messaggio e fumarmi una stecca di sigarette. Ma reprimo l'impulso di dar sfogo alla rabbia. Perché in questo momento? Come fa a sapere che barcollo nel buio cercando a tentoni una magra parvenza di soluzione a cui cerco di aggrapparmi con tutte le forze? Probabilmente ha tirato a indovinare. Non deve essere difficile immaginare che non sappia cosa fare dal momento che ancora non ho scoperto di chi si tratta. E si sente sufficientemente al sicuro da mandarmi messaggi di questo tipo.

Ma dice di conoscermi. Bene. E le persone che mi conoscono possono essere contate sulle dita di una mano. La nonna, Hanna. E Roger. Forse pochi altri. Quale potrebbe essere un movente? Cosa ho fatto per meritarmi questo? O cosa ha fatto Hanna? L'ipotesi di Mark non ha molto senso dopo questo ultimo messaggio. Conosce me, mentre io e Mark ci siamo visti giusto tre o quattro volte. Nulla di più.

E non riesco a togliermi dalla mente il nome di mio fratello. Forse ce l'ha con me per averlo chiuso nella comunità, per non aver trovato un altro modo per aiutarlo. Ha trovato in Ryan un amico, qualcuno che lo ha sostenuto e accettato così come era. Mentre io ho cercato di cambiarlo, di migliorarlo e forse questo lo ha spinto a vendicarsi. Tutti questi forse, sto delirando, non so più cosa è vero e cosa non lo è.

Prima di rendermene conto sto scendendo gli scalini del condominio di corsa. Fa freddo e indosso solo una t-shirt ma l'adrenalina mi fa ribollire il sangue. Salto in auto e avvio il motore impostando l'indirizzo di Roger sul navigatore. Se non è lui mi deve almeno qualche spiegazione. Premo sull'acceleratore più di quanto dovrei, e rimpiango di non avere una moto che mi permetta di zigzagare tra le auto bloccate nel traffico.

So di essere già stato da queste parti, non troppo tempo fa. Mi sembra di riconoscere anche il palazzo ma pensare in maniera lucida, adesso, mi risulta un po' difficile. E sono sempre più convinto che il colpevole sia lui o che abbia qualcosa a che fare con questa faccenda. Salgo gli scalini correndo per la rampa e giunto al piano giusto tempesto la porta di pugni.

Abituato come sono al campanello fuori uso dell'appartamento di Hanna, mi accorgo che quello di Roger è più che funzionante quando vedo una piccola luce illuminarlo al lato della porta. Così tengo il dito premuto su di esso finché la porta non si spalanca.

«Che cazzo succede?» sbotta mio fratello in mutande con la faccia assonnata di chi ancora stava dormendo. Si stropiccia gli occhi semichiusi e sbadiglia. Sono le dieci del mattino e, mentre io sono in piedi dall'alba, Roger ancora dormiva a quest'ora.
«Fammi entrare.» Cerco di mantenere la calma e sembrare meno pazzo, con scarsi risultati.
«Mmm, no. Prima dimmi che succede» insiste; io lo spingo da parte facendomi strada nell'appartamento e sbattendomi la porta alle spalle.

Non noto molto, accecato come sono dalla rabbia, ma il mio istinto di fratello responsabile che si prende cura di lui registra l'immagine di un bell'alloggio con tutto il necessario, ben arredato e curato. E io che temevo abitasse in qualche bettola nei peggiori quartieri newyorkesi.

«Ehi, so che sei mio fratello, ma non puoi entrare in casa mia così.» Si sta scaldando e per me è un bene, odio quando è troppo tranquillo e finge che vada tutto bene.
«Cosa è tutto questo baccano, torna a letto, non ho ancora finito con te» biascica una voce familiare femminile da quella che penso sia la camera.

Corruccio la fronte e lo guardo interrogativo. Ora chi è questa? La vicina? Eppure sono sicuro di conoscere quella voce.

«Te l'ho detto ieri che avevo un ospite e tu ti presenti qui come un pazzo e quasi mi butti giù la porta. Levati dalle palle» grida, ma la sua attenzione viene attirata da qualcuno oltre le mie spalle.

Mi volto e riesco a collegare tutto. Il palazzo, il quartiere, l'appartamento, la voce. Quella sulla porta della camera è Stella.

🦂SPAZIO AUTRICE🦂

Eccoci giunti alla fine del quarantunesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Perdonate il ritardo prometto che aggiornerò con più frequenza! Ci troviamo davanti a un nuovo biglietto, con un nuovo messaggio e a Gordon sembra di riuscire a fare chiarezza sulla faccenda. Determinato a trovare risposte nel fratello però, si imbatte in una sorpresa che lo lascia perplesso.
Anche voi siete convinti sia Roger il colpevole? E quale è il suo movente?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora