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Tre anni prima

Menomale che c'è la musica, non so come farei senza. Oggi è stata una giornata di merda a partire dal lavoro dove per poco non mi hanno licenziato.

Un uomo si è messo a sbraitare in negozio accusandomi di avergli venduto delle viti fallate.

Ho cercato di rimanere tranquillo dicendogli che non era colpa mia e che non garantisco personalmente per gli articoli che vendo, ma che gliele avrei sostituite.

Non ha voluto saperne e ha cominciato a gridare insulti nei miei confronti, improperi di ogni genere e non gli ho tirato un pugno sul naso solo perché sono un gentiluomo.

Il mio capo è uscito di corsa dal suo ufficio e mi ha beccato proprio mentre rispondevo a tono al cliente.

"Il cliente ha SEMPRE ragione" mi ha detto, sottolineando quel "sempre" con un'enfasi particolare. Ho abbassato la testa e annuito, reprimendo il forte desiderio di mandare a fanculo anche lui. Ma non posso rischiare di perdere il lavoro.

Suonare rende sempre tutto migliore, e anche la giornata di oggi sembra solo un ricordo lontano.

La serata è andata bene, il locale era pieno e non ho potuto fare a meno di notare tutte le ragazze ammiccanti tra il pubblico. Se non avessi la testa altrove, sicuramente avrei fatto compagnia a un paio di loro.

Mi fermo a bere qualcosa al bancone dopo la serata. Ormai ho fatto amicizia con quasi tutti i dipendenti di questo posto. Per quanto io sia capace di fare amicizia.

Sono simpatici, dei cazzoni come me, e quando non siamo di turno qui ci troviamo per una birra e una partita a biliardo.

Il locale è quasi vuoto, si avvicina l'ora di chiusura e io siedo esterno al bancone, tra uno sgabello vuoto e Stella. Mi appoggia la testa sulla spalla e sbadiglia sonoramente.

«Resti a dormire da me stasera?» mi chiede. Ovviamente questa è una domanda a trabocchetto, so che non ha alcuna intenzione di dormire.

«No, ho da fare» rispondo vago. Mi guarda mettendo il broncio, ultimamente la sto evitando e credo lei se ne sia accorta.

«Ciao! Ero quasi sicura fossi tu» esclama una voce alle mie spalle. L'ho riconosciuta. Mi giro e le sorrido. Stella sposta lo sguardo da lei a me e così per un paio di volte. Gli altri al bancone fanno lo stesso.

Hanna indossa un cappotto scuro fino alle ginocchia e un paio di calze a maglia pesanti che le rivestono le gambe. Tutto qui. Potrebbe indossare qualsiasi cosa sotto, o essere completamente nuda.

Questo pensiero smuove qualcosa dentro di me e la mia mente non può fare a meno di immaginare la sua pelle sotto le mie mani, le mie dita che accarezzano il suo corpo...

«La conosci?» chiede Stella alzando un sopracciglio. Quello che sento nel tono della sua voce mi infastidisce. Non è solo stupore, è antipatia e astio. Gelosia. Ma soprattutto il fatto che consideri Hanna una sfigata che non merita la sua attenzione. O la mia.

«No, cioè sì... ci conosciamo più o meno» le rispondo senza staccare lo sguardo da Hanna. Non siamo amici, mi piacerebbe, ma posso dire di conoscerla dopo averle parlato solo qualche volta? La nostra conversazione più lunga è stata alla festa.

Siamo rimasti a chiacchierare per tutta la serata, finché la sua amica non è venuta a chiamarla per tornare a casa. Ci sono rimasto un po' male quando se ne è andata ma ero felice dei nuovi progressi fatti.

«Ci stiamo conoscendo» risponde Hanna subito dopo sostenendo il mio sguardo.

«Un'altra fiamma da portarti a letto?» chiede Garret dal fondo del bancone. Hanna corruga la fronte e mi fissa con aria interrogativa.

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now