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Tre anni prima

Mentre cammino verso il dormitorio delle ragazze, l'unica cosa che riesco a pensare è a quanto mi abbiano rapito quei fottutissimi occhi grigi e azzurri, quella bocca carnosa.

Cazzo, non riesco a non pensare a quanto vorrei le sue labbra sulle mie, su di me. Non è solo sesso, ma non posso non ammettere che si tratta anche di quello.

"Forse è solo quello, cazzone", mi ripete una vocina dentro di me. Sarebbe molto più semplice da spiegare e basterebbe portarmela a letto per farla finita. Ma non è solo questo. Lo so.

«Gordon, da quanto tempo» mi chiama una voce alle mie spalle. Ian. Eravamo amici alle superiori, uno di quelli che come me era capitato in quella scuola per sbaglio. All'università avevamo scelto facoltà diverse e una volta che ho lasciato anche quella, non l'ho più rivisto.

«Ehi, amico» lo saluto avvicinandomi e allungandogli il pugno che lui colpisce con il suo.

«Come te la passi? Non ti ho più visto in giro, Stella mi ha detto che hai mollato e ora lavori» dice. Sa molto più di quanto immaginassi.

«Tutto bene, suono e lavoro in un posto di merda durante la giornata. Oggi il negozio era chiuso e il capo mi ha lasciato libero» spiego. «E tu invece?»

«Cerco di andare avanti a studiare ma non è semplice. A volte vorrei mollare tutto, ma sai come sono i miei.»

So perfettamente come sono i suoi. Sono quel genere di persona che odio, che credono di poter comandare il loro unico figlio come fosse un burattino. Sapessero le feste che organizza nella loro enorme villa quando loro non ci sono.

«Cosa ci fai da queste parti?» mi chiede. Cosa ci faccio da queste parti? Bella domanda. Cerco di dimenticare una ragazza di cui conosco appena il nome e che mi fa battere il cuore come mai prima.

Cerco di riacquistare quella virilità che perdo ogni volta che poso lo sguardo su di lei. Cerco ricordarmi chi ero prima che la mia mente cominciasse a pensare ad un'unica cosa.

«Cerco qualcuno con cui spassarmela» rispondo. E non è una bugia, ma non è nemmeno la verità.

«I miei genitori non ci sono questo week end e pensavo di dare una festa. Come ai vecchi tempi» dice.

Questo sì che è interessante. Non vado a una festa da un po' e ho voglia di divertirmi, di pensare ad altro e svagarmi.

«Non mancherò, grazie dell'invito» dico salutando Ian e incamminandomi verso il dormitorio.

Una festa. Come qualche anno fa, come quando ero normale e non pensavo ad Hanna. Hanna, è così che si chiama. E da quando ho scoperto il suo nome è diventata ancora più vera, non posso fare a meno di ignorarla. Di ignorare quello che sento.

Che cosa sento precisamente? Le ho parlato due minuti e tutto il resto sono castelli che mi sono costruito da solo. Penso troppo, sempre. È questo che mi frega.

Spingo la porta del dormitorio e mi faccio strada lungo il corridoio. Non cerco nessuno di preciso, ma spero di trovare qualche vecchia fiamma.

«Mi cercavi?» Riconosco la ragazza con cui ho scopato non molto tempo fa. Julia o Jennifer. Qualcosa del genere. Ho il cinquanta percento di possibilità di azzeccare il suo nome ed evitare una figura di merda.

ENERGY 2: Lottare per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora