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Venire all'Energy stamattina mi sembrava una buona idea. Il weekend è sempre la parte della settimana che odio di più, non lavoro e per la maggior parte del tempo penso a lei. Vado a trovarla in ogni orario di visita disponibile ma questo mi fa più male che altro.

Avevo accettato il lavoro in questo locale quando Nate me l'aveva proposto ma non ci ho più messo piede dopo l'incidente di Hanna. Chissà, quando si sveglierà potrò tornare come tecnico per gli spettacoli e come musicista una sera alla settimana, come da accordi. Ora però l'ultima cosa che voglio fare è suonare.

Oggi mi hanno accolto come fossi un amico di vecchia data, il figliol prodigo che ritorna dopo settimane di assenza. Sono tutti così gentili in questo dannatissimo posto e io stono, non ho chiesto a nessuno delle loro vite e non mi sono interessato delle novità. Sono stati comprensivi, qualcuno mi ha persino abbracciato nonostante io sia poco incline al contatto umano, altri si sono limitati a un sorriso di incoraggiamento e una pacca sulla spalla.

«Ehi, Gordon, dammi una mano con l'impianto delle luci» esclama Liam nel mio orecchio, costretto ad urlare sopra la musica. Due ragazze che conosco solo di vista, stanno provando il loro numero sul palco e sono trenta minuti che sento la stessa canzone rimbombare negli altoparlanti ininterrottamente. Sono contento di smettere di spostare tavoli e sistemare sedie.

«Hanno qualcosa che non va?» chiedo arrivando nell'ufficio tecnico. È una stanza situata esattamente sopra il bancone, con una grande vetrata che dà sulla sala e in particolare sul palco. Da qui vengono gestite le luci e la musica, ci sono i monitor per le telecamere di sicurezza, tasti di cui non conosco la funzione, l'impianto elettrico; è il cervello dell'Energy.

«No, avevo bisogno di parlarti in privato» risponde cupo, guardando ovunque pur di evitare il mio sguardo. Non ho idea di cosa voglia dirmi e ammetto che mi sto agitando.
«D'accordo, parla.» Incrocio le braccia sul petto e mi appoggio al tavolo dietro di me in attesa che sganci una bomba.

«Non volevo dirtelo, ma ci ho pensato tanto. Non mi fido di tuo fratello.» Rimango un attimo interdetto da quelle parole senza senso. Siamo usciti ieri sera, l'ha conosciuto per la prima volta e ora mi dice che non si fida. A che proposito? Pensa che abbia raccontato bugie? E quale diritto ha Liam di mettere in dubbio ciò che dice mio fratello? Stringo gli occhi in due fessure e aspetto che prosegua, ma non lo fa.

«Non pensavo fosse così traumatico presentarti un membro della mia famiglia. Non preoccuparti però, tutti gli altri sono morti.» Alza lo sguardo e incontra il mio, nei suoi occhi leggo sincera preoccupazione mentre io sono un fascio di nervi pronto ad esplodere.

«Non intendevo questo, Gordon, lo sai. Ma ci sono alcune cose che non quadrano in questa situazione. O forse quadrano fin troppo bene.» Non lo seguo più. Non capisco cosa cazzo stia dicendo e dove voglia andare a parare, ma sicuramente non mi piace.

«Pensaci, Gordon. Roger ritorna dopo anni passati in comunità e non si fa vedere per molto tempo, nonostante tu stia vivendo un periodo di merda, e lo sanno tutti perché è sui notiziari. Sta da un amico di cui non ti dice il nome, che gli trova lavoro come meccanico e poi questo amico sparisce. Guarda caso anche Ryan era meccanico e ha dovuto mollare il lavoro perché l'hanno arrestato.» Sta farneticando. Scoppio a ridere e lui mi guarda interrogativo.

«Hai mai sentito parlare di coincidenze? Ci saranno centinaia di officine che hanno licenziato dipendenti nell'ultimo mese, perché Roger dovrebbe essere amico di Ryan? È assurdo.» Che stupido sono stato a pensare che Liam sarebbe stato dalla mia parte per qualsiasi cosa.

«No, non è assurdo e lo sai anche tu. Chiedi a lui e se mi sbaglio ti chiederò scusa.» Sto cercando di tenere a bada tutte le emozioni che si scontrano dentro di me, la maggior parte delle quali non sono positive e sono contro il ragazzo qui davanti a me.

«Cosa ti fa pensare che sia così?» Cerco di mantenere la calma e stringo il tavolo dietro di me, facendo sbiancare le nocche. Se picchiassi Liam, Hanna non me lo perdonerebbe mai, però in questo momento è veramente difficile mantenere fede al mio proposito. Roger è tutto ciò che rimane della mia famiglia e non posso permettere che qualcuno, nemmeno un amico, lo screditi in questa maniera.

«È strano, quello che dice e come si comporta. Nasconde qualcosa, pesa ogni parola...» prosegue. E so che non avrebbe nessun motivo per mettere zizzania ma non riesco a farmi andare giù questa cosa.

«Ti rendi conto che è una cazzata, vero?» Lui sospira infilandosi le mani tra i capelli.
«Avrei voluto aspettare a dirtelo ma non credo di poterlo fare. Gordon, con quali iniziali sono firmati i biglietti che ricevi?»

E in quel momento qualcosa scatta dentro di me. No. Non sta dicendo sul serio. Potevo sopportare la supposizione dell'amicizia di Ryan, ma questo no. Mio fratello non può aver rovinato la mia vita e quella della mia ragazza.

Improvvisamente la stanza si fa più piccola, l'aria diventa irrespirabile e ho paura di esplodere. Tutto intorno a me comincia a girare alla velocità della luce e a nulla servono i respiri profondi e gli occhi chiusi alla ricerca di una quiete che non esiste più.

Spalanco la porta e mi precipito a scendere le scale, seguito da Liam che grida qualcosa che non capisco. Afferro una bottiglia di alcol passando davanti al bancone e la porto con me, senza sapere di cosa si tratti. Nessuno si è accorto della mia fuga e anche Liam, che poco fa urlava, si limita a sbarrarmi la strada. Lo supero con uno spintone e appena fuori cerco di inspirare a pieni polmoni. Un brivido mi percorre lungo tutto il corpo e mi accorgo di aver dimenticato la giacca nel locale. Verrò a prenderla più tardi. Ora voglio allontanarmi da qui il prima possibile.

Salgo in macchina e vado nell'unico posto sicuro in cui mi lasceranno in pace. L'appartamento è in ordine, esattamente come l'avevo lasciato l'ultima volta. Avevo pulito minuziosamente ogni centimetro come fa Hanna, così che lo ritrovasse esattamente come piace a lei. Stare dalla nonna mi piace, mi fa sentire meno solo, ma in questo momento il silenzio è l'unica cosa che voglio.

Stappo la bottiglia e scopro di aver fatto una pessima scelta quando l'odore mi invade le narici. Ho bevuto troppa tequila nella mia tarda adolescenza e ora la odio. Ma adesso non mi sento in vena di fare lo schizzinoso. Il distillato scende bruciandomi l'esofago e espandendosi dentro di me in quel familiare calore che mi ricorda i brutti momenti.

RM. Potrebbe riferirsi a milioni di persone, per quale motivo dovrebbe essere mio fratello? Lui non farebbe mai una cosa del genere, non con il legame che abbiamo. È un'assurdita anche solo pensarlo e Liam è davvero un figlio di puttana. Io gli ho concesso di entrare a far parte della mia vita e lui sgancia una bomba che ferisce tutti. Ho sempre saputo di non dovermi fidare di nessuno.

Però il tarlo del dubbio ha cominciato a scavare un buco nel mio cervello. Non dovrebbe eppure lo fa. Sono così debole da lasciare che quelle parole mi entrino dentro e comincino a farmi perdere la testa. Non è debolezza, mi ricorda il subconscio. È più una sensazione di allerta, dovuta agli anni di difesa contro chi voleva farmi del male e difficilmente il mio istinto sbaglia. Ingollo un altro sorso di tequila e poi un altro finché non mi addormento sul tavolo con la bottiglia ancora stretta in mano. Forse domani chiamerò Roger.

🌩SPAZIO AUTRICE 🌩

Eccoci giunti alla fine del trentasettesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Siamo vicini alla risoluzione del mistero o sono solo coincidenze? Sicuramente Gordon non vuole credere alle supposizioni di Liam ma forse col tempo sarà costretto a farlo e ad accettare la dura verità... e voi che ne pensate?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora