1.

330 12 3
                                    

Un infermiere piomba nella stanza, il fiato corto per la corsa forsennata verso la camera dove mi trovo, quella di Hanna. Probabilmente si aspettava una scena raccapricciante, drammatica o feroce. O forse tutto insieme. Sembra quasi deluso quando quello che trova è un mazzo di rose rosse a terra, i petali strappati e calpestati.

«Che sta succedendo qui?» mi chiede confuso guardandomi con aria interrogativa in attesa di una spiegazione. Solitamente nessuno in questo posto mi rivolge la parola, ormai hanno imparato a conoscere il mio carattere burbero e scontroso, fatta eccezione per i dottori che mi informano sulle condizioni di salute della mia ragazza, ma credo che ora non potrò ignorare la domanda di questo infermiere, come faccio invece con tutto il resto.

«Uno spasimante le ha mandato dei fiori e mi sono incazzato. Tutto qua» mento spudoratamente. Il ragazzo, che sembra essere solo un paio di anni più grande di me, si limita ad annuire alla mia spiegazione. Cazzone. Non so come abbia fatto a non capire che era una stronzata inventata su due piedi, evidentemente non ho perso la mia grande qualità di bugiardo. Se l'è bevuta, e questo è tutto quello che conta.

«Le faccio il solito controllo di routine, vai a prenderti qualcosa ai distributori» mi consiglia. Il suo tono è gentile, ma sembra più un ordine che un suggerimento. Vorrei rispondergli che nessuno può dirmi quello che devo fare ma poi ci ripenso e mi mordo la lingua. Non sono molto convinto che lasciare Hanna da sola con quello sia una buona idea, ma forse è meglio così, era agitata quando mi ha sentito urlare.

«Vaffanculo» esclamo tirando un pugno alla macchinetta.
«Tutto bene?» chiede una voce alle mie spalle. Non appena mi volto quello che vedo è una piccola ragazza, un'infermiera a giudicare dal camice e da quegli orrendi zoccoli azzurri ai piedi. I capelli castani le arrivano appena sopra le spalle e una frangetta le incornicia il viso. Gli occhi scuri guizzano sul mio volto e scendono piano piano lungo tutto il mio corpo.

Mi scruta, come fanno gran parte delle donne che mi vedono per la prima volta e un tempo, questo, mi avrebbe fatto piacere. Ora, invece, mi fa solo pensare al fatto che l'unica donna che mi interessa e di cui sono follemente innamorato non può più guardarmi, gli occhi nascosti da quelle palpebre perennemente chiuse.

«No, non va tutto bene, questo affare mi ha appena soffiato un dollaro» rispondo frustrato.
«Offro io per stavolta» dice lei allungandosi nella mia direzione e sfiorandomi una spalla. Mi ritraggo al contatto della sua mano, odio quando la gente mi tocca senza la mia autorizzazione.

«Oh, perdonami non volevo, io...» dice lei imbarazzata, il rossore sulle guance e la voce tremolante la fanno sembrare una bambina spaventata.

«Non ti preoccupare, non fa niente» le rispondo cercando di addolcire il tono della mia voce. Forse dovrei scusarmi per essermi ritratto come se avesse la peste, oppure no, non le devo spiegazioni. Non voglio essere nemmeno sfiorato. Punto.

«È la tua ragazza?» chiede curiosa, come fanno i bambini. Pensavo di aver chiuso la conversazione poco fa, invece, a quanto pare, questa ragazza così piccola e impertinente sembra ignorare il mio carattere di merda.

«Sì e non voglio parlarne. Non voglio parlare in generale» rispondo burbero.
«Invece credo ti farebbe bene confidarti con qualcuno» mi incalza lei. Odio la sua insistenza e sto cominciando davvero a perdere la pazienza.

«Non mi interessa quello che credi, non ho bisogno di aiuto» le rispondo con i nervi a fior di pelle. Devo assolutamente troncare questa conversazione prima di perdere le staffe e distruggere qualcosa. Mi guarda mortificata con quello sguardo fin troppo familiare: somiglia a quello di Hanna ogni volta che, da buon coglione quale sono, le rispondevo male.

Si ricompone velocemente e con fin troppo entusiasmo allunga la mano nella mia direzione.
«Comunque il mio nome è Claire» mi dice, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Non demordi. E questo pensiero fa spuntare una smorfia involontaria sul mio viso che dovrebbe assomigliare a un sorriso. La sua impertinenza, insistenza e vitalità eccessiva è quasi contagiosa. Mi ricorda qualcuno.

«Gordon» le stringo la mano delicatamente, è così piccola che ho paura di distruggerla solo mettendoci un pochino più di forza.

«Gordon Gordon... aspetta ma io ti conosco!» esclama sorpresa, riconoscendomi. Resto zitto a fissarla mentre gli ingranaggi del mio cervello cominciano a mettersi in funzione. Una vecchia fiamma? Una ragazza con cui sono andato a letto?

Ma, grazie al cielo, ci pensa lei a porre fine ai miei dubbi.
«Suoni la chitarra, no? Credo di averti visto un paio di volte da Red Bob!» tiro un sospiro di sollievo, non sarebbe stato carino dare a vedere di essermi completamente dimenticato di una ragazza con cui sono stato.

«Oh, ehm, si probabilmente sono io» rispondo imbarazzato, è un po' che non imbraccio la chitarra e anche solo il pensiero migliora leggermente il mio umore.
«Adoro la tua musica e il tuo stile, ma non ti ho più visto in giro!» esclama lei.

Già, non mi hai più visto in giro perché ho cercato di riconquistare la mia ragazza, ci sono riuscito, ho ottenuto un lavoro in un posto che è andato a fuoco e sono stato accusato dell'incendio, dopodiché sono stato in galera finché la mia quasi futura moglie non mi ha tirato fuori rischiando la sua vita. Ah e dimenticavo. Dopo averle chiesto di sposarmi l'hanno investita e ora è in coma. Ecco perché non mi hai più visto.

«Sono stato un po' impegnato» minimizzo grattandomi la nuca. Sono finito su tutti i notiziari e giornali per quello che è successo all'Energy, mi chiedo come faccia a non sapere cosa è capitato. Oppure lo ignora di proposito.

«Oh si, immagino» dice finendo il caffè preso al distributore.
«Ora vado, è stato un piacere conoscerti Gordon. Resterei ancora ma devo proprio tornare al lavoro, comincia il mio turno» aggiunge con un largo sorriso.
«Uhm ok. Buon lavoro» rispondo con poco entusiasmo. Speravo questa conversazione finisse dal momento in cui è cominciata.

Ha aperto ferite che stavo cercando con tutto me stesso di rimarginare. Toccato argomenti che mi rendono vulnerabile e debole. Cacciato il dito in piaghe che tento di nascondere sotto strati di menefreghismo e noncuranza. La guardo andarsene, le forme esili nascoste dal camice bianco lungo fino alle ginocchia.

Invece ti farebbe bene confidarti con qualcuno, mi aveva detto. Forse è questo che stava cercando di fare. Farmi aprire con lei. Non ne capisco il motivo, ma le ragazze sono complicate e c'è sempre una ragione che le spinge a fare determinate cose. Ragioni a noi uomini sconosciute.

Scaccio il pensiero di quella giovane infermiera dalla mia testa, ho cose ben più importanti a cui pensare. E devo necessariamente trovare una risposta a quel cazzo di bigliettino. E ovviamente prendere colui che ha tentato di uccidere la mia ragazza e capirne il motivo. Non sono sicuro di essere tanto paziente e ascoltare quello che ha da dirmi. Credo lo ucciderò prima. Quello è già un cadavere che cammina.

🌸SPAZIO AUTRICE 🌸

Eccoci giunti alla fine del primo capitolo di Energy. Vi ringrazio per essere di nuovo qui, nel secondo volume, e vi consiglio nel caso siate giunti qui per sbaglio di leggere il primo. Non dimenticatevi di lasciarmi una o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Troviamo Gordon come lo avevamo lasciato nel primo volume, con un mazzo di rose e un bigliettino enigmatico. Fa poi la conoscenza di una giovane infermiera, Claire.
Riuscirà Claire a intessere un rapporto con il burbero ragazzo?
Chi sarà il mandante di quel bigliettino, nonché colui che ha investito Hanna?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora