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Qualche tempo prima

Dopo la doccia mi riportano in cella. Sono stanco della solita routine, di questo posto di merda, della gente che c'è qui dentro. Non so cosa stia succedendo fuori, come stia Hanna, se abbia scoperto la frase nascosta nella mia lettera.

Forse si è arresa e in un accesso di rabbia ha bruciato il messaggio, distruggendo per sempre la speranza di tirarmi fuori di qui. Ci penso ogni giorno. Ogni giorno penso che potrebbe essere quello giusto, quello in cui finalmente capiranno che sono innocente, che hanno fatto un errore, che mi libereranno. Invece quando arriva la notte e mi ritrovo nel letto duro e cigolante della prigione ricordo che è passata un'altra giornata improduttiva, che sono ancora colpevole secondo loro e lo sarò fino a prova contraria. Prove che loro non troveranno perché hanno smesso di cercarle.

Mi sembra di essere intrappolato in un loop infinito, in attesa di un processo. Non ho sufficiente denaro per permettermi un avvocato con i fiocchi che possa tirarmi fuori di qui ad occhi chiusi. Sto ancora aspettando che me ne assegnino uno d'ufficio, forse sono ancora incerti sulla mia colpevolezza.

Mi lascio cadere sul letto, stanco di non aver fatto nulla.
«Moore, seguimi.» Una guardia entra spalancando la porta e risvegliandomi dai miei pensieri. Parla in tono monocorde senza lasciarmi intendere se si tratti di qualcosa di cui essere felice o preoccuparmi. Mi alzo di scatto e lo seguo senza farmelo ripetere.

Il mio compagno di cella mi saluta con un cenno del capo, seguendomi con lo sguardo fino alla porta. Il secondino che mi scorta è un uomo di mezza età, leggermente stempiato e con un'andatura piuttosto claudicante. Se cominciassi a correre in questo momento probabilmente non riuscirebbe a prendermi. Ma ha una pistola alla cintura e scommetto che non esiterebbe un secondo a spararmi.

Mi porta in una stanzetta piccola, sembra uno sgabuzzino o uno spogliatoio, non ne ho idea. C'è solo una sedia nell'angolo della stanza con appoggiati sopra degli indumenti che mi sembra di riconoscere.

«Indossali. Sono i tuoi vestiti» ordina. Rimango un attimo a fissare la sedia senza capire bene cosa stia succedendo.
«Perché mi fa rivestire?» chiedo. Non so se sia un sogno o uno scherzo di cattivo gusto.
«Sei libero, Moore. A quanto pare hanno trovato il vero colpevole, non so dirti di più. Ti è andata bene però» risponde addolcendo leggermente l'espressione seria e contratta sul suo viso.

Non posso crederci. Sta succedendo, ora. Devo darmi un pizzicotto per accertarmi che non sia frutto della mia fantasia e che stiano davvero per lasciarmi andare. Mi vesto convinto di svegliarmi da un momento all'altro. È tutto così surreale e inaspettato. Nessuno mi ha detto o spiegato nulla, eppure qualcosa deve essere successo nelle ultime ore. Dio, spero che Hanna stia bene. Il pensiero di riabbracciarla a breve mi spinge a velocizzare i miei movimenti. Sono stordito da questo turbine di emozioni, intorpidito dalla gioia. Riesco a stento a tenere a freno il tremore alle mani.

Poi il dubbio mi attanaglia. E se fosse successo qualcosa ad Hanna? Se per scoprire la verità la mia ragazza si fosse fatta male? Non mi riuscirebbe difficile crederlo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per tirarmi fuori di qui, anche rischiare la propria vita.

Dopo un paio di minuti sono pronto e il poliziotto mi guida in un labirinto di corridoi tutti uguali, grigi e asettici. Mi chiedo come faccia a districarsi in questo dedalo di stanze senza perdersi.

Poi la vedo. Se sto sognando mi auguro di non svegliarmi più. Forse sono morto e questo è il paradiso ma non mi dispiacerebbe.

Ci mette un attimo ad alzare lo sguardo su di me ma quando i suoi occhi si incastrano nei miei li vedo illuminarsi. Ha le occhiaie e sembra provata ma è bellissima. Deve assolutamente raccontarmi cosa è successo e spiegarmi tutto per filo e per segno ma per il momento va bene così.

Si alza annullando la distanza che ci divide e mi getta le braccia al collo. Poterla abbracciare senza manette è una piacevole novità. La stringo forte, fino a toglierle il fiato e lei fa lo stesso con me, quasi avesse paura che mi portino via. Non esistono parole per descrivere questo momento. Non ho mai provato niente di così emotivamente destabilizzante, sentimenti e sensazioni troppo forti.

«Ce l'hai fatta amore mio, ci sei riuscita. Grazie piccola, grazie» sussurro alla mia ragazza. «E ora andiamocene da qui» aggiungo. Hanna si limita ad annuire, con gli occhi pieni di lacrime, non ha ancora detto una parola da quando è arrivata. Non vedo l'ora di andarmene il più lontano possibile da questo posto. Spero che un giorno tutto questo sarà solo un brutto ricordo, e che presto potrò tornare alla vita quotidiana.

Quando usciamo dalla centrale, dopo numerose scartoffie firmate e documenti burocratici letti a grandi linee, Hanna fa segno ad un taxi di fermarsi e accostare al marciapiede. Non ha l'auto con sé, il che mi lascia perplesso ma probabilmente c'è una spiegazione.

Il viaggio è breve e tranquillo e quando giungiamo all'appartamento sono eccitato all'idea di tornare a finalmente a casa, di mettere piede in quel posto ormai così familiare.

Ceniamo con una pizza e quando chiedo spiegazioni ad Hanna riguardo la mia liberazione mi racconta tutto. Della lettera, dei suoi genitori e di quel bastardo di Ryan. Non credo di aver mai provato tanto odio nei confronti di un essere umano come in questo momento. Per la prima volta in tutta la mia vita vorrei vedere una persona morta. Se quel figlio di puttana fosse libero non esiterei un attimo a tagliargli la gola.

Ha provato a uccidere la mia ragazza e rovinarmi la vita. Ha osato metterle le mani addosso e se non fosse per Liam ora Hanna non sarebbe qui a raccontarmelo. La rabbia che provo in questo momento rischia di farmi perdere la ragione.

Stringo i pugni facendo sbiancare le nocche e respiro profondamente per rallentare il battito del cuore che minaccia di esplodermi nel petto. Devi stare calmo, mi ripeto. Non c'è nulla che possa fare ora, non posso tornare indietro nel tempo. Posso solo ringraziare Dio che sia andata in questo modo.

A poco a poco riacquisto la ragione, anche se fatico a scrollarmi di dosso l'adrenalina che l'ira mi fa scorrere nel sangue. Devo concentrarmi sulla mia ragazza, che è qui con me ora in questo momento, non pensare a quello che sarebbe potuto succedere. È tutto finito. Possiamo chiudere questo capitolo e voltare pagina. E come promesso la sposerò.

🖤SPAZIO AUTRICE 🖤

Eccoci giunti alla fine del quarantaseiesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Dopo le indagini da parte di Hanna, Gordon viene rilasciato. Un episodio dolce dal passato. Il presente però è un altro e nel prossimo capitolo troverete un dettaglio inaspettato.

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now