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Qualche tempo prima

Ho bisogno di parlarti.

Non mi aspettavo che il padre di Hanna mi avrebbe ricontattato, soprattutto per "parlarmi". Cosa vuole ora? Dopo che Hanna ha scoperto dei soldi che mi passava e delle visite per mia nonna, il bastardo ha tagliato qualsiasi tipo di aiuto nei miei confronti. D'altronde il suo era un ricatto, la ricompensa per aver lasciato la figlia in pace, per non averla più contattata, per essere sparito nel nulla. Ma dopo essere ritornato da lei e averle raccontato tutto, lui è venuto meno al nostro accordo dal momento che io avevo fallito nel mio compito. Sono curioso di sapere cosa voglia ora.

Valuto se portare qualcosa con me, un bastone per difendermi, ma non penso che il suo intento sia quello di mettermi le mani addosso. A meno che non intenda uccidermi, in tal caso mi tenderebbe un agguato e nemmeno un bastone potrebbe impedirgli di farmi fuori. Rabbrividisco al solo pensiero. 

Non ho intenzione di dire ad Hanna del messaggio di suo padre. Probabilmente sbaglio, ma voglio prima sapere cosa vuole. Un po' perché temo si arrabbierebbe se decidessi di andarci e un po' perché non voglio che si preoccupi. Sicuramente sarà un altro dei suoi piani malefici per tenermi lontano dalla figlia, ma stavolta non ci riuscirà, anche offrendomi tutti i soldi del mondo. Ho fatto l'errore una volta, non intendo ripeterlo. Il fatto che lui voglia dare un prezzo alla figlia è veramente squallido.

Decido di recarmi nel suo studio, mentre Hanna è in palestra. Le ho detto che sarei dovuto andare dalla nonna, e odio raccontarle bugie, ma questa è a fin di bene. O almeno spero.

Non c'è nessuno quando arrivo, solo la segretaria. È una donna sulla trentina, tutte curve, con una gonna strettissima a fasciarle i fianchi abbondanti e una camicetta troppo piccola per l'importante décolleté. Temo che un bottone possa saltare da un momento all'altro.

Mi fa accomodare davanti alla scrivania e non riesco a fare a meno di chiedermi se il signor Clark si sia mai sbattuto la sua segretaria qui sopra. È un bastardo e non mi riuscirebbe difficile crederlo ma non lo conosco a sufficienza per sapere se oltre ad essere stronzo è pure fedifrago.

Mi sento fuori luogo in questo posto. Una foto incorniciata della famigliola felice è posata sulla scrivania di fianco al computer. Hanna è piccola, probabilmente sui quattro anni, e sorride in quella maniera che tanto mi piace, mostrando tutti i denti.

Mentre sto valutando l'idea di andarmene e lasciar perdere tutto, il signor Clark entra chiudendosi la porta alle spalle.

Tutto di lui emana autorevolezza, fierezza e compostezza. Non ha un capello fuori posto, la camicia immacolata, la cravatta perfettamente annodata e una pesante colonia che mi invade le narici. Si muove lentamente, maestosamente e io con i miei jeans scoloriti e la felpa sportiva, accasciato scomposto sulla sedia, sembro un idiota.

«Ciao, Gordon, come sta la nonna?» chiede sedendosi di fronte a me.
«Tutto bene, grazie.» È veramente migliorata ma non ho intenzione di entrare nei dettagli.
«Ti starai chiedendo perché ti ho chiesto di venire qui.» Resto in silenzio e lui prosegue. «So che ti sei riavvicinato ad Hanna, me lo ha detto.»

Lo dice per farmi sentire colpevole di qualcosa che rifarei ogni giorno. Non mi sento in colpa di essere tornato con lei o di essermi avvicinato pur sapendo che non era alla mia portata, che ero troppo poco, un pezzente, per la sua famiglia. Non ho mai pensato alle conseguenze della mia testardaggine, a cosa potesse significare per lei l'amore nei miei confronti. E ora che invece lo so, lo rifarei altre mille volte. Lei si è ribellata, liberandosi dalla gabbia dorata in cui era rinchiusa e non per colpa o merito mio, ma tutta da sola trovando la forza dentro sé stessa. E se possibile, la amo anche più di prima.

«Se mi sta chiedendo di lasciarla in cambio di qualcosa, qualsiasi cosa sia, voglio che lei sappia che non lo farò.» Sospira e scuote la testa come se avesse a che fare con un bambino capriccioso.
«Non essere stupido, non ti chiederò di lasciarla di nuovo. Vorrei solo... fare un patto, niente che ti impedisca di stare con lei insomma. Voglio solo ricostruire un rapporto con mia figlia ma l'ultima volta che l'ho vista ha distrutto casa con una mazza da baseball.»

Ridacchio al pensiero della mia ragazza che fuori di sé, spacca tutto, ma l'occhiataccia del signor Clark mi zittisce senza però togliermi l'espressione divertita dal viso.
«Vorrei sapere cosa fa per vivere, dove lavora, dove abita. Voglio che sia al sicuro, che non le manchi cibo, che sappia che se ha bisogno di aiuto ci siamo.»
«Sua figlia sta benone senza di voi. Sta meglio di prima. Si è fatta una vita, ha trovato amici che le vogliono bene e l'apprezzano per quello che è, non tentano di cambiarla e finalmente può inseguire sogni e passioni che voi avete sempre cercato di scoraggiare. E ha me. Non è mai stata meglio di così.» So che se fosse qui anche Hanna risponderebbe così.

Stringe gli occhi e serra le labbra, sta perdendo la pazienza ma non mi frega un cazzo.
«Posso farvi avere qualsiasi cosa. Una casa grande, un cameriere, una macchina. Non dovrete più sborsare un centesimo e continuerete a vivere le vostre vite come state facendo ora. Con la sola differenza che potremo vederci, rimanere in contatto, essere una famiglia.» Scoppio a ridere. La freddezza con cui parla, senza lasciar trasparire alcuna emozione mi fa credere che quella sia una trappola. La parola "famiglia" sulla sua bocca suona velenosa e appena saprà dove lavora Hanna, il suo essere non solo una ballerina ma una spogliarellista, lo manderà su tutte le furie. E una volta che l'avrà di nuovo sotto il suo tetto, non ci metterà molto a cambiare idea. E cacciarmi.

Mi sporgo sulla scrivania fermandomi a pochi palmi dalla sua faccia.
«Non può comprare qualsiasi cosa soprattutto non la mia fedeltà. Ha fallito e non saprà mai nulla di noi. Non si azzardi a sguinzagliarci dietro qualcuno altrimenti sarò costretto a farle visita e non sarà di cortesia.»
«Mi stai minacciando.»
«Lo so. È esattamente quello che sto facendo e non le ho messo le mani addosso solo perché lei è comunque il padre della mia futura moglie. Sempre se è lei il padre.» Quest'ultima l'ho aggiunta solo per farlo innervosire ancora di più. Spero mi dia un pugno ma non lo fa.
«Futura moglie?» Giusto, dovevo immaginarlo che fosse questo ad averlo turbato.

Mi è uscito naturalmente, senza pensarci ma riflettendoci non sarebbe così male se le chiedessi di sposarmi. E lei cosa risponderebbe?
«Già. Sorpreso vero? Un fallito come me...»
«Zitto. Vattene» mi ordina. Mi alzo dalla sedia, faccio un inchino ed esco dallo studio sbattendomi la porta alle spalle. Che figlio di puttana. Avrei dovuto immaginare che si sarebbe trattato di qualcosa del genere. Quell'uomo non cambierà mai.

💰SPAZIO AUTRICE💰

Eccoci giunti alla fine del quarantaduesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Di nuovo un tuffo nel passato, il giorno in cui il padre di Hanna offre denaro a Gordon per avere qualche informazione della figlia. Gordon si rifiuta categoricamente, ma come sappiamo la famiglia riuscirà ad avere informazioni da Ryan.
Cosa pensate voi? E del rinnovato atteggiamento della famiglia che improvvisamente vuole riallacciare i rapporti?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now