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Qualche tempo prima

Questo posto puzza di muffa e sto cominciando a impazzire. Il mio compagno di cella è un ragazzo giovane, sulla trentina, ed è dentro per spaccio. È qui da qualche mese mentre io, che sono stato arrestato solo un paio di settimane fa, non ce la faccio già più.

Mi hanno chiuso in cella per qualcosa che non ho fatto e so che, anche se Hanna non crede a questa storia, il dubbio della mia colpevolezza deve esserle venuto. Sarebbe venuto anche a me e a chiunque. Non ho raccontato una balla: la sera in cui sono sparito sono stato da Stella per dirle che non avevo intenzione di incidere il disco. Hanna conosce Stella, se la ricorda e l'ha vista a cena con me quando lei era al ristorante con Ryan.

Mi ha mandato un messaggio quel pomeriggio chiedendomi di darle una risposta riguardo il disco, preferibilmente di persona quella sera. Ero agitato e non sapevo come dirlo ad Hanna quindi me ne sono andato semplicemente. Non sono tornato a dormire perché ho finito tardi e non sapevo come entrare nell'appartamento dal momento che non avevo un mazzo di chiavi, quindi sono andato dalla nonna. Lì, ho sempre nascosto una chiave nel sottovaso vicino alla porta del garage, e la nonna, se ha il sonno sufficientemente leggero per sentire la serratura sa che sono io. E se invece dorme profondamente non si sveglia nemmeno.

L'essere sparito senza dire nulla però, ha fatto sì che non avessi un alibi che Hanna potesse confermare. E Stella a quanto pare non ha detto nulla riguardo al nostro incontro, quindi eccomi in questo posto di merda, senza possibilità di uscire perché nessuno mi crede. Nessuno ha pensato che potessi essere innocente, sono bastate quelle prove a incolparmi, probabilmente hanno già archiviato il caso. E ho una mezza idea su chi possa avermi incastrato. Si è liberato di me, come ha sempre voluto, chissà chi cazzo ha pagato per provocare l'incendio. Se dicessi alla polizia che sospetto del dottor Clark mi sposterebbero nel reparto psichiatrico: uno come me che ha a che fare con un uomo come lui? Non ci crederebbe nessuno, perché nessuno lo conosce veramente. L'unica che non dubiterebbe della mia parola sarebbe Hanna, ma non le ho detto niente del mio incontro con il padre. Questo è quello che ho ottenuto nascondendo la verità per proteggere lei.

Non ho modo per dirglielo, domani viene a trovarmi e la vedrò per la prima volta dopo quindici giorni ma gli incontri sono sorvegliati. E anche quando mi permetteranno di telefonarle non potrò parlarle liberamente perché anche quei discorsi vengono ascoltati. Non c'è nessuna via di fuga.

Mi stiracchio alzandomi dal letto scomodo e facendo strillare le molle del materasso. Mi massaggio il collo dolorante e passo una mano sulla barba non fatta. Dio, che cazzo di situazione. Sono le sei del mattino e un piccolo raggio di sole trapassa le nuvole per depositarsi sul tavolino di metallo della cella.

Dalla posizione in cui mi trovo non posso capire chi possa essere stato a provocare l'incendio. Non ho modo di fare indagini, né tantomeno chiedere a qualcuno di farle al posto mio. Chissà se Hanna là fuori si è arresa all'idea che resterò qui dentro per anni.

Sono ancora in attesa del processo, mi hanno assegnato un avvocato d'ufficio a cui non interessa un cazzo di tirarmi fuori di qui. Gli ho spiegato la mia versione, l'ho supplicato di aiutarmi, di scoprire la verità. Si è limitato ad annuire e quando è tornato mi ha comunicato che non c'erano novità. Probabilmente si è limitato a fare qualche telefonata, forse nemmeno quello, dopodiché ha affermato che l'unica cosa da fare era aspettare il processo e sperare in una pena non troppo severa. Pezzo di merda. Avrei voluto incollarlo al muro e riempirgli quella faccia da culo di pugni, ma ciò non avrebbe fatto altro che peggiorare la mia situazione. Anzi, in quel caso avrebbero avuto un motivo per tenermi dentro. L'unica persona che in questo momento potrebbe veramente fare di tutto per scoprire la verità è Hanna, ma sicuramente non sa da dove partire. Se solo trovassi il modo per dirle di suo padre... non mi servirebbe nient'altro che una piccola miccia per instillarle il dubbio, per farle accendere la lampadina nella testa, per darle una pista. Che poi non so se sia quella giusta da seguire, ma è già qualcosa.

Mi arrovello alla ricerca di un modo per comunicare con lei. La telepatia non funziona, purtroppo, altrimenti a quest'ora sarei già fuori. Hanna è una ragazza incredibilmente sveglia, curiosa e molto intelligente. Devo trovare solamente uno stratagemma altrettanto intelligente. Penso alla nostra ossessione per i rebus, le parole crociate, gli anagrammi e le domande di logica. Non posso però consegnarle semplicemente un foglio con un indovinello; tutto quello che scrivo viene attentamente osservato e studiato dalle guardie e come potrebbe risolverlo lei, anche loro potrebbero farlo. Anche un anagramma sarebbe una forzatura: perché mai una persona dovrebbe dire o scrivere una frase che in apparenza non significa niente e insistere perché la propria fidanzata lo legga? Sarebbe sospetto e rischioso.

Rimango seduto al tavolo per ore, lo sguardo fisso davanti a me. Non faccio colazione e ignoro il mio compagno di cella che ormai si è svegliato. Resterò qui, in questa posizione, su questa sedia scomoda avvitata al pavimento, finché non penso a qualcosa di decente.

All'improvviso però ho un'idea. Un acrostico. Ad Hanna piacciono tantissimo, ma ho intenzione di fare una piccola variazione, sperando che lei la colga. Piuttosto che una parola di senso compiuto, letta in verticale, le scriverò una frase. Travestirò il tutto con una struggente lettera d'amore. Per renderla però difficile da smascherare da parte delle guardie, deve essere perfetta. Sarà complicato anche per lei, ne sono certo, ma se lei avesse il piccolo indizio di dover leggere tra le righe, saprebbe che non è semplicemente ciò che sembra.

Penso a quale frase intendo comunicarle. Deve essere una frase concisa, che parli di suo padre, che possa farle scattare la qualcosa.

I tuoi genitori volevano pagarmi per l'incendio ma io non ho accettato

Ecco cosa scriverò. Non è propriamente vero, suo padre voleva semplicemente delle informazioni sulla figlia che avrebbe profumatamente ricompensato, ma poco importa. Deve essere qualcosa di forte, che la faccia esplodere. E non ho molte righe per spiegarle come stanno veramente le cose, considerando il fatto che ogni parola sarà un breve capoverso.

Chiedo alla guardia un foglio e una penna. Sembra riluttante, ma gli spiego della mia lettera d'amore, del fatto che non so quando uscirò di qui e voglio lasciare un ricordo alla mia ragazza. Sparisce per qualche minuto, dopodiché torna con il materiale richiesto.

«Non fare cazzate. Tutto quello che scrivi verrà letto prima da noi» dice con tono autoritario e io annuisco stampandomi in faccia una finta espressione da cane bastonato. Mi consegna il foglio e un gessetto. Non una penna ovviamente. Un gessetto fatichi a piantartelo nella giugulare per porre fine alla tua vita. Non si può dire la stessa cosa di una matita o una penna.

Sfrego il gesso di grafite sul tavolo fino a ottenere una punta sufficientemente sottile con cui poter scrivere in maniera comprensibile. Devo essere furbo, è l'unica occasione che ho. L'ansia e la paura di fallire si insinua nel mio cervello ma cerco di scacciarle, determinato a tenerlo libero per pensare alla mia lettera.

Comincio a scrivere, prestando attenzione alle parole con cui cominciare ogni capoverso e cercando di non soffermarmi troppo su di esse così che il secondino che mi osserva non sospetti del mio stratagemma. Dopo un'ora ho terminato e consegno il foglio alla guardia.

«Lo leggerò e te lo faremo avere domani quando vedrai la tua ragazza.» Se ne va riprendendosi il gessetto. Sono esausto, mi fa male la testa, ma mi sento leggero. So che ho fatto quello che potevo fare. Non sono certo che funzionerà, spero solo che non lo capisca la polizia, anche se mi sembra improbabile che riescano a decifrarlo.

E se lei non dovesse farcela? I dubbi cominciano ad assalirmi ma cerco di calmare la mente. Ce la farà. È Hanna. È determinata e cocciuta, e sono sicuro che sappia che c'è qualcosa sotto. Tutto il mio futuro è nelle sue mani.

Se riuscirà a tirarmi fuori di qui la sposerò.

📃SPAZIO AUTRICE 📃

Eccoci giunti alla fine del quarantaquattresimo capitolo di Energy.
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Un salto indietro nel tempo e altri piccoli indizi che ci portano alla scoperta della verità. Voi avete qualche sospetto, qualche teoria? Aspetto i vostri commenti!

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now