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Tre anni prima

Dire che l'ho cercata dappertutto è un eufemismo. Sono andato all'università, mi sono appostato nel solito posto sulle scale antincendio ma non l'ho vista passare. Sono tornato a suonare all'angolo di quella strada di merda in quel quartiere di merda sperando che mi sentisse e si fermasse ma niente.

Ho scrutato il pubblico del Red Bob alla ricerca dei suoi occhi ma purtroppo non ho trovato niente di così bello. Ho contattato Ian, mi ha dato il numero di telefono della ragazza con cui ha una tresca, l'amica di Hanna, ma lei non ha voluto saperne di aiutarmi.

Mi sono reso ridicolo per quella ragazza, non avrei mai fatto nulla di simile prima, prima di incontrarla, di conoscerla. Invece ora eccomi, per l'ennesima volta, a presentarmi dopo il lavoro all'università, nella speranza di poterci parlare.

«Perché mi segui?» chiede la sua voce ormai familiare alle mie spalle. Mi ha beccato. Non rispondo. Non posso crederci che sia qui. Non posso credere che dopo due settimane di ricerca sia stata lei a trovare me. È la mia occasione.

«Non è carino, da parte tua, venire a cercarmi ora, quando l'altra volta non sei stato in grado di spiccicare una parola in mia difesa mentre quel deficiente del tuo amico e quella stronza della tua ragazza ce l'avevano con me» aggiunge, e nei suoi occhi posso leggere la rabbia di chi si sente preso in giro.

«Non è la mia ragazza» dico solamente. Cazzo, Gordon, puoi impegnarti di più? Stai cercando di sistemare le cose o sotterrarti ancora di più nella merda?

«Beh, poco importa, non hai ancora risposto alla mia domanda» continua imperterrita. Ma non posso fare a meno di notare uno strano guizzo, sollievo forse?

Adoro la sua impertinenza e devo dire che trovo assolutamente sexy questo moto di rabbia, gli occhi sembrano ancora più vivi e vispi del solito. Adoro come riesco a capirla anche solo attraverso quelli, non mi è mai capitata una cosa del genere.

Cerco di mascherare il sorrisetto che mi sta spuntando sul viso, non è ancora il momento di cantare vittoria. Anche se il solo fatto di averla trovata è un passo in avanti. E la sua reazione mi fa pensare che almeno un po' ci tenga al rapporto con me.

«Volevo chiederti scusa per il mio atteggiamento e quello dei miei "amici"» dico mimando le virgolette alla parola amici.

Stella posso definirla amica, ma Garret è un cazzone, al massimo un collega di lavoro, ma non lo definirei amico. Soprattutto dopo il teatrino di un paio di settimane fa con Hanna. Vorrei spaccargli la faccia.

«D'accordo, accetto le tue scuse, ci si vede in giro» mi saluta, allontanandosi. Vado nel panico, non doveva andare così. Doveva essere lusingata per le mie scuse, doveva dirmi che era contenta di aver chiarito con me, doveva abbracciarmi, darmi il suo numero di telefono così che potessimo chiacchierare.

«No, aspetta, dove vai?» la fermo poggiandole delicatamente la mano sul braccio. Questo piccolo contatto è una scarica elettrica che mi percorre tutto il corpo.

Si volta, osserva la mia mano sul suo braccio e infine alza gli occhi piantandoli nei miei. Sposto la mano.

«Cosa vuoi? Mi hai chiesto scusa, ti ho detto che ti perdono, fine. Non mi sembra di aver altro da aggiungere» risponde. Dio, è così testarda e orgogliosa.

«Sembri incazzata, non mi va che tu sia arrabbiata con me, ti ho cercata ovunque per chiederti scusa» dico.

«E perché? Perché mi hai cercata dappertutto, perché vuoi il mio perdono? Cosa ti frega di me? Siamo diversi, non abbiamo nulla in comune, frequentiamo persone diverse, abbiamo vite diverse. Tu sei un bel ragazzo, ti conoscono tutti mentre io sono la classica sfigata che nessuno si fila. Perché dovrei credere che ti importi veramente qualcosa di me e che tu non mi stia prendendo in giro, esattamente come hanno fatto i tuoi amici?» chiede alzando alla voce.

Sta praticamente urlando, attirando l'attenzione delle ragazze incuriosite che ci osservano e sussurrano tra di loro. Una volta forse me ne sarebbe importato qualcosa.

Al momento l'unica cosa che mi importa è che Hanna capisca che non la sto prendendo in giro. Che nemmeno io capisco cosa mi stia succedendo e che non sono sicuro di nulla, ma che non mi sto prendendo gioco dei suoi sentimenti.

A parole non sono in grado di esprimermi. Non ne sono mai stato capace, non sono mai riuscito ad esprimere emozioni o sentimenti se non con la musica.

Ma non ho una chitarra e non siamo in un cazzo di episodio di Glee o in High School Musical. Così faccio quello che mi sento. Per una volta lascio che sia il mio cuore a scegliere e sotterro il mio cervello in fondo a mille strati di vergogna.

Afferro il suo viso tra le mani e poggio le mie labbra sulle sue. La sua pelle è morbida, in netto contrasto con i miei polpastrelli ruvidi e callosi per gli anni di allenamento in palestra. Le sue labbra sonno soffici e dolci, al gusto di ciliegia. Mi perdo in questo bacio, mi faccio travolgere dalle emozioni che provo, da quello che sento.

È tutto così strano, così diverso dal solito. Nessun bacio mi aveva mai suscitato un uragano dentro. Non è descrivibile quello che sento, la fame che provo, quasi soffoco in quel dolce contatto, ma non voglio interromperlo. Diavolo, sento che potrebbe durare per sempre, vorrei che durasse per sempre. Vorrei perdermi nella sua bocca.

Ma tutto ad un tratto le sue mani si poggiano sul mio petto e mi spingono via con forza.

«Cosa ti salta in mente? Sei impazzito?» sbraita. Il viso è arrossato, e nei sui occhi lampeggiano i fulmini di una tempesta imminente. Rimango sbigottito, non so cosa pensassi di ottenere. Sicuramente non questa reazione. Non sono riuscito a trasmettergli quello che sento, lei non ha provato quello che ho provato io.

E sono terrorizzato da quello che provo ma non posso più negarlo, mentire a me stesso.

Non riesco a fermare la sua mano che si schianta sulla mia guancia con violenza. Si gira e se ne va a grandi falcate. Non la fermo. Sono troppo sconvolto, allibito e non ho idea di cosa fare. Ho rovinato tutto, anche questa volta. Anche facendo quello che credevo giusto.

Forse ho sbagliato il modo, ma sicuramente non mi arrenderò. Per un momento mi è sembrato ci stesse. Mi è sembrato fosse presa, fosse contenta di essere lì tra le mie braccia. Poi tutto è cambiato.

Mi guardo intorno e mi accorgo che tutti gli occhi sono puntati su di me. Non mi importa. Che guardino, che scattino foto, che sparlino. Non me ne frega un cazzo.

Chissà cosa ha pensato. Penserà che l'ho trattata come una delle tante, come tutte le mie conquiste passate. Ma no, non è così e mi piacerebbe spiegarglielo. Vorrei dirgli che ho sentito cose che non avevo mai provato, che è il primo vero bacio che io abbia dato a qualcuno. E mi sento come un ragazzino di quindici anni alle prime armi.

E troverò il modo per farglielo capire, a costo di ridicolizzarmi, di sembrare un romantico del cazzo. Può non ricambiare ma voglio che capisca che non ho intenzione di usarla, di sedurla e abbandonarla, di trattarla male. Voglio che sappia che potrei seriamente impegnarmi. Voglio che sappia che la immagino come la mia ragazza. La prima.

SPAZIO AUTRICE

Eccoci giunti alla fine del ventiduesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Gordon dopo aver cercato Hanna ovunque, la incontra e riesce ad esternare i propri sentimenti in un bacio travolgente ma lei lo scaccia malamente.
Hanna non ricambia?
Come farà a riconquistarla?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now