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Metto da parte l'orgoglio e scrivo un messaggio a mio fratello. Voglio incontrarlo e parlargli a quattr'occhi perché, fintanto che ci sarà anche la nonna non si sbilancerà e nemmeno io voglio che lo faccia. Sebbene la nostra copertura ha rischiato di saltare in più occasioni durante la nostra conversazione, non voglio sconvolgerla del tutto. Sarebbe solo un dolore inutile.

Picchietto le dita sul tavolo del locale con fare impaziente; gli ho dato appuntamento al Red Bob per quest'ora e non si è nemmeno degnato di rispondermi al messaggio così sono venuto nella speranza che lui mi raggiunga. Mi sembra di essere il fratello maggiore, quello con più sale in zucca, quello responsabile e invece anagraficamente sono il più piccolo. Ironico dal momento che mi sono occupato di lui come fosse mio figlio e sono qui come un padre incazzato che aspetta di fargli la ramanzina.

Rilasso le spalle e il collo cercando di fare respiri profondi. Se comincio ad attaccarlo non appena arriva non otterrò nulla e saremo di nuovo punto a capo, incapaci di rivolgersi la parola e arrabbiati l'uno con l'altro. Cosa che non voglio accada, visto che è appena tornato dopo anni senza vederlo e vorrei godermi del tempo con lui.

Ci ho messo qualche giorno a sbollire l'incazzatura e non se ne è ancora andata del tutto ma ha raggiunto dei livelli ragionevoli, non mi scoppia la testa e riesco a tenere la rabbia sotto controllo senza spaccare nulla. Mi ci è voluto qualche bicchiere da Margot, nulla di eccessivo, qualche ora con il sacco da boxe e un paio di ciotole infrante contro il muro. A mia discolpa erano davvero orrende e ne ho già ricomprate di più belle. Spero piacciano anche ad Hanna.

Mi trovo spesso a pensare alla vita dopo il risveglio di Hanna, come se dovesse tornare da un lungo viaggio in cui la data è ancora da definire. La notizia del suo miglioramento non ha fatto altro che incentivare le mie fantasie e aumentare l'impazienza per la sua imminente guarigione. Perché so che è così, me lo sento.

Quando sento il campanello trillare sopra la porta del locale alzo lo sguardo di scatto e lo vedo sull'ingresso mentre mi cerca con gli occhi, alzo una mano e lui viene verso di me. Non sembra arrabbiato con me per essermene andato qualche giorno fa anzi, è felice di vedermi. Si siede di fronte a me e lo scruto. Ha qualche ruga di espressione più marcata vicino agli occhi quando sorride e il viso, che la droga aveva reso più scarno, ora è in salute e paffuto. Sta bene, si vede, e somiglia più al ricordo che ho di lui di quando eravamo ragazzini e giocavamo nel giardino della nonna.

Ordina due french toast il suo con cannella e il mio con doppio cioccolato, come ai vecchi tempi. Mi viene da ridere al pensiero che non è cambiato niente e noi siamo ancora due giovani che cercano di capire quale è il loro ruolo nel mondo. Siamo solo più cresciuti, con qualche chilo di muscoli in più e più pesi sulle spalle.

«Dicevo sul serio Gordon, mi dispiace davvero io... volevo essere sicuro di tornare definitivamente e di non far soffrire te e la nonna. Volevo cercare un lavoro e sistemare le cose prima di vedervi. Di vederti.» È nervoso, ma non come qualcuno che mente. Più come qualcuno che ha bisogno di approvazione. Non rispondo e lui prosegue.

«Ti ho deluso così tante volte, la mamma e il papà non ci sono più e io avrei dovuto occuparmi di te invece non ho fatto altro che sbagliare mentre tu cercavi di non seguire la mia strada. Avrei dovuto essere un esempio per te invece ho combinato un casino. E sono cambiato davvero, Gordon. Ho capito i miei errori e so che non riuscirai a perdonarmi mai completamente ma voglio esserci da ora in poi. E so che avrei potuto essere forte per te quando è successo l'incidente e ancora prima quando ti hanno accusato dell'incendio ma non ce la facevo.» Sta piangendo e io sto cercando con tutto me stesso di non farlo.

Volevo la verità? Eccola la verità, servita su un piatto, infiocchettata e accompagnata da un bicchiere di veleno per mandare giù il tutto.

Mi chiedo come sia la vita di una persona normale che si alza la mattina, va al lavoro e torna a casa la sera, stanco, ma con la famiglia che lo aspetta, dorme abbracciato alla moglie e gioca con i figli. La domenica vanno a pranzo dai nonni e quando tornano hanno la pancia piena e il cuore leggero. Anche io ho avuto una vita normale, per un breve periodo, prima che i miei morissero.

«Va tutto bene, Roger» cerco di consolarlo ma la mia voce si incrina. Non va tutto bene. Non va bene un cazzo. Ma forse, ora che è qui, fa un po' meno schifo di prima.

«Mi presenterai Hanna un giorno?» chiede e a sentirla nominare temo di non poter tenere a freno le lacrime. Sto diventando un piagnucolone, ho pianto più in queste settimane che in tutta la mia vita. Non so come ma ci riesco.

«Certo, la nonna la conosce e la adora. Non si può non amarla. Lei è... semplicemente meravigliosa.»
«Sei proprio cotto» mi canzona lui per sdrammatizzare.
«No, sono perdutamente innamorato di lei, è diverso.» Mio fratello sorride e mi rendo conto di quanto questa cosa debba suonare strana alle sue orecchie. Mi ha lasciato che ero un cazzone che strimpellava la chitarra e torna che sono un uomo romantico pazzo della propria ragazza.

«Le avevo chiesto di sposarmi» dico e per poco non si strozza con il boccone.
«Tu? Sposato? Sei ancora giovane e soprattutto non hai mai pensato al matrimonio.»
«Già, ma quando ami qualcuno come io amo Hanna, la perdi, la riconquisti, ti arrestano e lei riesce a tirarti fuori facendosi quasi ammazzare capisci tante cose. Ad esempio che lei è quella giusta.»
«Beh spero di trovare anche io qualcuno per cui ne valga la pena. Magari in maniera più tranquilla senza che nessuno si faccia male o finisca in gattabuia.» Ridiamo entrambi e anche io me lo auguro. Ha fatto tanti errori ma non è cattivo.

«Devo presentarti anche un amico.»
«No grazie. Conosco già i tuoi amici e non ci tengo» esclama lui e non posso dargli torto. Ho frequentato gente discutibile, ma Liam è diverso. Lui è un tipo a posto.

«No non lo conosci e potrebbe piacerti.» Liam piace a tutti ed è stato come un fratello per me in questo periodo. Non lo dico per evitare che si offenda.
«Che ne è stato del mio fratellino? Ti hanno sostituito con una versione dotata di cervello?» scherza lui anche se sappiamo entrambi che dei due quello che ha sempre avuto più cervello sono io.

«Come è stato là dentro?» chiedo finendo il mio toast.
«All'inizio è stata dura. L'astinenza, la lontananza da casa... ma poi ti adatti alla vita di comunità, ti insegnano dei mestieri e conosci nuove persone che hanno tanto in comune con te. Poi diventano amici con cui ritrovarsi e quando vanno via perché hanno finito il loro percorso sei triste ma allo stesso tempo orgoglioso. Ce l'hanno fatta e diventano un esempio da seguire.» La luce che gli vedo negli occhi è qualcosa di vivo e di vero. Sono contento della scelta che ho fatto e tutti i sensi di colpa che avevo dopo averlo allontanato forzatamente da casa, svaniscono in un attimo.

🦊SPAZIO AUTRICE 🦊

Eccoci giunti alla fine del trentatreesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Gordon ascolta le scuse del fratello, ma perdonare non è mai stato il suo forte. E voi credete alle parole di Roger? È sincero?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now