25.

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Sistemo il colletto del maglione e spruzzo un po' di profumo. Sono pronto. Continuo a ripetermi che non succederà nulla e che non devo sentirmi in colpa. Non sto facendo nulla di male. Sto solo uscendo con un'amica di vecchia data.

Eppure ho una brutta sensazione alla bocca dello stomaco, di disagio, come se qualcosa di sbagliato fosse in procinto di accadere. Cosa direbbe Hanna se lo sapesse? Nulla, probabilmente. Perché sa quanto la amo e quanto tengo a lei, sa che non voglio perderla e sarebbe tranquilla. O almeno spero.

Non devo passare a prendere Stella, siamo d'accordo di trovarci direttamente nel locale. Un posto isolato, poco frequentato per avere un po' di pace. O forse per essere sicuro che nessuno ci veda, mi suggerisce il mio subconscio. Scaccio quel pensiero scuotendo la testa.

Scendo le scale velocemente, il taxi è giù ad aspettarmi. Stasera il traffico è molto fitto e non volevo innervosirmi ulteriormente al volante. Così attendo pazientemente, nel sedile posteriore, mentre il tassametro continua a salire.

Il bistrot è un locale rustico, e Stella mi aspetta davanti all'insegna, sotto il lampione che la illumina. Pago il taxi e scendo sistemandomi il chiodo di pelle. Sono in ansia. Non sono un chiacchierone e non so di cosa parleremo.

«Pensavo volessi darmi buca» dice Stella non appena mi avvicino. Fa per salutarmi con un bacio sulla guancia, ma quando abbasso il volto anche lei si ritrae. Mi schiarisco la voce imbarazzato.

«Scusa il ritardo, c'era molto traffico, l'avrei notato» proseguo io cercando di colmare quei secondi di silenzio.

«Per la verità non l'ho notato, abito poco lontano da qui, sono venuta a piedi. Sarei contenta se dopo mi accompagnassi a casa, sai, non è consigliabile per una ragazza aggirarsi da sola la notte» risponde con un sorriso.

Annuisco. Non la capisco. Sembra così diversa dal solito, come se misurasse tutte le parole e cercasse di non sbilanciarsi troppo per non sbagliare il tiro. È diversa da come me la ricordo, non le è mai importato di quello che dicevano gli altri e ha sempre sputato fuori tutto quello che le passava per la mente senza un minimo di filtro.

Questa è sicuramente un'arma a doppio taglio, la sincerità paga, ma a volte un po' di diplomazia non farebbe male. Forse è solo imbarazzata esattamente come me, o forse è maturata. Non che sia passata un'eternità da quando ci siamo visti l'ultima volta, escludendo l'incontro di un paio di giorni fa al negozio.

Dovevo incidere un disco presso la sua casa discografica, ci siamo parlati in termini lavorativi, sa essere una persona molto seria e professionale quando vuole. C'è stato qualcosa quando non stavo più con Hanna, ma quando poi l'ho rivista all'Energy ho tagliato qualsiasi rapporto ci fosse con Stella, eccetto il contratto. Ma dopo qualche tempo anche quello è andato in fumo.

Entriamo nel locale, e il cameriere ci fa accomodare ad un tavolo vicino alla finestra.
«Quindi cosa mi racconti? Oltre a lavorare in quel negozio cosa è cambiato negli ultimi tempi?» attacca Stella non appena ci siamo seduti.

Beh, tanto per cominciare mi sono rimesso con Hanna, abbiamo passato dei bellissimi momenti insieme, poi sono stato arrestato e in seguito liberato, ho chiesto alla mia ragazza di sposarmi e lei ha accettato, ma lo stesso giorno un auto in corsa l'ha travolta mandandola in coma.

«Nulla di che, le solite cose. E tu?» rispondo invece.
«Non mi sembra che finire in prigione rientri nella quotidianità» dice lei ignorando la mia domanda. L'ha detto con il sorriso, forse voleva essere una battuta mal riuscita, ma il tono tagliente che ha utilizzato non sembrava spiritoso.

«Giusto, anche quello. Andare in prigione e le solite cose» aggiungo. La conversazione sta prendendo una piega che non mi piace. Stringo i pugni in una morsa stretta per scaricare la tensione e bevo un goccio di acqua per sciogliere il nodo che mi si è formato in gola.

«E tu, invece? La tua casa discografica, la musica?» chiedo.
«È un attimo in pausa ho altre faccende più importanti di cui occuparmi al momento» risponde vaga, scacciando la domanda con un gesto della mano. Ora sembra lei quella in imbarazzo.

Ordiniamo e dopo qualche minuto le portate arrivano, fumanti e con un delizioso profumo. Sono sicuro che ad Hanna piacerebbe questo posto, ci tornerò con lei quando si sarà ripresa.

«Le voci corrono Gordon, so anche cosa è successo alla tua ragazza... di nuovo quella Hanna, devi avere una qualche ossessione per lei, caro» dice senza guardarmi negli occhi. Sono sempre stato convinto non credesse nella mia relazione per le differenze tra me ed Hanna e perché tenesse a me. Ora sono più propenso a credere che fosse gelosa.

«Già, non credo di aver mai smesso di essere innamorato di lei. Forse mi sono solo convinto che potessi farne a meno. Mi sbagliavo» rispondo. È un po' che ho smesso di nascondere quello che provo per Hanna, non faccio più il cazzone e non mi interessa di sembrare un muro impenetrabile e senza sentimenti.

«Bene per te. È un peccato che lei sia in quello stato.» Sembra lo dica per circostanza. Ma non mi stupisce, sono sempre stato convinto che Stella avesse il cuore seppellito sotto strati e strati di cemento armato.

Continuiamo la cena in silenzio e pago il conto per entrambi quando finiamo.

Tornare all'aperto è come respirare di nuovo, l'aria in quel locale si era fatta tesa e abbastanza irrespirabile.

Accompagno Stella a casa in un labirinto di vie e vicoli laterali e non sono sicuro che riuscirò a tornare sui miei passi una volta che lei sarà giunta a destinazione. Cerco di memorizzare quanti più punti di riferimento possibile.

«Sono arrivata. Entra così ti faccio vedere come è dentro» dice entusiasta, forse la prima reazione vera e non misurata da quando siamo usciti stasera.

Entro nell'ampio portone e dopo poco i miei occhi si abituano al buio dell'androne. È un palazzo vecchio, ristrutturato recentemente. E ha un ascensore al contrario di quello di Hanna.

L'appartamento non è grandissimo, ma è arredato con gusto. Il mio sguardo è attirato immediatamente dai vinili appesi alla parete.

«Guardati intorno, io vado a togliermi le scarpe» mi dice. E così faccio. Mi avvicino ai dischi e li sfioro con un dito. Vicino alla credenza si trova un mangiadischi vintage in buone condizioni.

Continuo la mia perlustrazione e il mio sguardo viene attirato da una fotografia con due bambini. La femmina è sicuramente Stella e il maschietto deve essere suo fratello. Non l'ho mai incontrato nonostante le mie numerose visite e Stella non me l'ha mai presentato.

Di fianco un'altra fotografia, una bambina con un disegno tra le mani su cui campeggia la scritta Mumu e disegnata sotto una mucca con un bambino in groppa.

«A mio fratello piacevano le mucche e piuttosto che farmi fare il cavallino voleva che facessi la mucca, aveva persino cominciato a chiamarmi Mumu» dice Stella alle mie spalle.

Mi volto, colpevole di aver ficcato il naso tra le sue cose, ma lei non è arrabbiata. Sembra solo persa nei suoi pensieri.

Si è cambiata, indossa solo una maglietta ora, lunga, ma pur sempre solo una maglietta.

Prepara due tazze di caffè e mi fa accomodare sul divano.
«È bello questo posto, è arredato bene» dico. Alcuni mobili sono quelli della dependance in cui abitava da ragazza.

«Già» risponde lei appoggiando la tazza sul tavolino. Afferra anche la mia e la sistema di fianco alla sua.

«Mi sei mancato così tanto, Gordon» dice lei. Si avvicina sempre di più e mi schiocca un bacio sulla mandibola, tirandosi sopra di me.

👻SPAZIO AUTRICE 👻

Eccoci giunti alla fine del ventiseiesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Gordon esce con Stella e l'imbarazzo è palpabile da entrambe le parti.
Stella però sembra non aver perso i vecchi sentimenti per Gordon.
Cosa farà Gordon?
Il dolore per la sua ragazza e le vecchie memorie lo spingeranno ad accettare le sue avances?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now