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«Cosa fa lei qui?» chiedo attonito. Un brivido mi percorre tutta la spina dorsale al pensiero che mio fratello se la faccia con una ragazza con cui sono stato anche io.
«Cosa fa tu qui? È casa mia sono libero di invitare chi mi pare» risponde mio fratello piccato. Stella ci guarda con espressione quasi compiaciuta.

«Lo sai chi è lei?» Non penso che Roger si ricordi di lei, ha frequentato la stessa scuola superiore in cui siamo andati sia io che Stella, ma lui aveva il suo brutto giro di amici e non si è mai preoccupato di sapere con chi invece uscissi io.
«Sì, la mia vicina di casa. E la sorella di un amico.» Ricordavo di aver già visto questo palazzo, la disposizione dell'appartamento è la stessa della casa di Stella.

«Credo sia meglio che io vada» dice lei uscendo in biancheria senza rivestirsi. Abita ad un solo piano di differenza rispetto a Roger da quel che ricordo, quindi immagino non incontrerà nessuno nel breve tragitto che la separa dal suo appartamento.
«Mi dispiace, Stella, ti chiamo appena posso» la saluta mio fratello guardandola uscire, dopodiché si scaglia su di me con irruenza e con mia grande sorpresa.

Mi afferra per il colletto della maglietta spingendomi contro il frigofero. È più magro di me ma la forza non gli manca e avendomi colto alla sprovvista non ci ha messo molto ha guadagnare vantaggio. Me lo scrollo di dosso e lo spintono fino ad addossarlo al tavolo. Fino a prova contraria quello incazzato tra i due sono io.

«Che cazzo fai?!» copre la breve distanza che ci separa e si pianta a un palmo dal mio naso. La voglia di sferragli un pugno in pieno viso è davvero tanta. Vorrei prenderlo a schiaffi fino a che non ammette di essere lui il mittente di quei fottutissimi bigliettini che ricevo, ma devo procedere per gradi, con ordine, se voglio ottenere qualcosa.

«Sono furioso, Roger, quindi vedi di non farmi incazzare ancora di più, altrimenti non sarò più in grado di rispondere delle mie azioni.» Cerco di rallentare il respiro affannoso che mi fa sembrare un toro infuriato.
«Spero tu abbia una spiegazione e non sia una delle tue stronzate.» Le mie stronzate. Sono sempre stato quello maturo dei due quindi non capisco di cosa parli.

«Voglio sapere se tu c'entri qualcosa con... la mia situazione.» Mi imbarazza chiedergli se è lui la causa di tutte le mie disgrazie, pare sbagliato, eppure non posso rimanere con il dubbio. Devo sapere la verità per poter escludere definitivamente la sua colpevolezza.
«La tua situazione? Di cosa stai parlando?» chiede visibilmente confuso.
«L'incidente di Hanna, i messaggi che ricevo...»
«Ricevi dei messaggi? Di che tipo?» Sembra seriamente preoccupato, sincero.
«Quello di Hanna non è stato un incidente... io ricevo dei messaggi, si prendono gioco di me, mi danno informazioni a metà, mi stanno facendo impazzire» farnetico. Mi passo le mani tra i capelli esasperato da tutta questa merda. È la seconda volta che ne parlo con qualcuno e detta a voce alta sembra una follia.

«E tu credi sia io?» La voce è triste e delusa. Vedo il dolore nei suoi occhi, di chi si sente pugnalato da qualcuno di cui si fida. Potrebbe essere una farsa, mi ricorda una voce nella testa ma una parte di me sa che non è così. È sincero.
«Senti, non sei stato il mio primo pensiero ma i biglietti sono firmati RM e temevo che tu ce l'avessi con me per la storia della disintossicazione.» Non gli nascondo nulla, se ha qualcosa da dirmi è giusto che sappia tutto quello che c'è da sapere.

Si siede al tavolo e mi fa cenno di accomodarmi di fronte a lui. E pensieroso, si massaggia le tempie e temo che possa confermare i miei sospetti. Non so cosa farei se fosse così.
«Posso giurarti su ciò che ho di più caro che non c'entro niente. E per quanto riguarda l'avermi rinchiuso con l'inganno in una comunità... non te ne sarò mai grato a sufficienza. Mi hai salvato la vita, Gordon. A quest'ora sarei probabilmente un tossico o forse già morto per overdose con una siringa nel braccio nella sudicia vasca da bagno di uno squallido motel.» Mi stringe le mani e pianta gli occhi nei miei. Gli ho salvato la vita, dice. Ho sempre cercato di convincermi che fosse così, per non sentirmi in colpa. Ma sentirlo dire da lui lo rende vero. Cerco di frenare, senza successo, le lacrime e anche lui piange. Mi sento così stupido ad essere venuto qui.

«Scusami, per tutto. Per la rabbia con cui mi sono presentato qui, per aver sospettato di te... io non ce la faccio più.» Ormai le lacrime silenziose si sono trasformate in singhiozzi sommessi. Ho pianto poche volte di fronte a mio fratello, ma provo uno strano senso di liberazione a farlo ora.
«Non è il momento di cedere ora, la verità è lì da qualche parte, devi solo scoprirla. E io ti darò una mano esattamente come tu hai fatto con me. Devi smetterla di fare tutto da solo, allontanare gli altri e non chiedere aiuto. Abbiamo tutti bisogno di qualcuno che ci guardi le spalle.»

Annuisco anche se non sono molto convinto. La mia testardaggine mi ha sempre reso un lupo solitario e trovarmi a dover condividere pensieri e sospetti non è un'idea che mi entusiasma. Lo facevo con Liam, ma non è andata bene, probabilmente per colpa mia. Dovrei imparare a non trattare male chi invece vuole solo rendersi utile.

Fa il giro del tavolo e viene ad abbracciarmi, un abbraccio confortante, da fratello maggiore.
«Senti, domani vengo da te e proviamo a pensare insieme. Chiama anche il tuo amico, quel Liam, lui mi piace, è un bravo ragazzo. Vedrai che qualcosa riusciremo a trovare.» Se solo sapesse che è stato quel bravo ragazzo di Liam a sospettare per primo di lui, convincendo anche me, forse non gli piacerebbe così tanto.

«D'accordo.» Voglio sperare che mio fratello abbia ragione, che davvero si possa risolvere qualcosa unendo le forze. In caso contrario tornerò a fare di testa mia esattamente come ho sempre fatto.

Lo saluto, scusandomi ancora e scendo le scale del palazzo velocemente.
«Già te ne vai?» chiede Stella spalancando la porta del suo appartamento.
«Sì.» Non si è rivestita, indossa ancora la biancheria e si appoggia allo stipite della porta con fare sensuale.
«Peccato, volevo chiederti di entrare» si lecca le labbra e parla con il tono mellifluo che usa sempre quando vuole ottenere qualcosa. L'ultima volta che sono entrato in quell'appartamento mi è saltata addosso.
«No, grazie sono di fretta.» Non ho molto da fare, probabilmente chiamerò Liam, chiederò scusa anche a lui e lo inviterò a casa domani. Poi andrò in palestra a sfogare tutta la mia rabbia repressa contro un sacco da boxe.
«Pensavo di poter soddisfare una delle mie fantasie... non un solo Moore ma due in una volta.» Mi rivolge un sorriso provocante e io riesco a trattenere a stento il disgusto. Sono un uomo quasi sposato che non intende fare sesso con nessuno, figurarsi una cosa a tre con mio fratello.

Schifato me ne vado senza nemmeno risponderle. Fanculo a lei e alle sue perversioni da psicopatica. Mi precipito per le scale cercando di scrollarmi di dosso la brutta sensazione che mi dà parlare con lei. Mi fa sentire sporco e mi chiedo come potessi farmi toccare da lei una volta. È sempre stata così? Forse sì ma io non sono più il ragazzo di prima.

🐺 SPAZIO AUTRICE 🐺

Eccoci giunti alla fine del quarantatreesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una ⭐ o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Gordon, furioso, confessa a Roger i suoi sospetti il quale però nega tutto offrendosi di aiutarlo nelle indagini. E voi credete alla sua versione o pensate stia mentendo? Gordon può fidarsi di lui? E se Roger stesse coprendo l'amico Ryan?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreWhere stories live. Discover now