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Il luccichio negli occhi di Claire mi suggerisce che deve aver esagerato un po’ con l’alcol. Credo sia quello a renderla ancora più disinibita e incline alla conversazione.

Cosa che mi coglie sempre abbastanza impreparato dal momento che mi riesce difficile sostenere un discorso con lei che duri più di due minuti.

«Lo conosci, Claire?» civetta l’amica al suo fianco. Ha una voce insopportabile, e parla ad un volume decisamente troppo alto per essere sopportata dai miei nervi. Forse è abituata a comunicare con i pipistrelli o con i delfini e per questo motivo parla tramite ultrasuoni.

«Sì, è un mio amico» risponde Claire. Inarco un sopracciglio a quella risposta, io e lei non siamo amici. L’ho incontrata un paio di volte all’ospedale, per un massimo di cinque minuti in totale e non vedo come potremmo essere diventati amici.

Abbiamo scambiato due chiacchiere, quasi un monologo unilaterale da parte sua, quindi non la definirei una conversazione vera e propria.

Decido di non puntualizzare la sua affermazione contraddicendola, è ubriaca, probabilmente non sa nemmeno di cosa sta parlando.

«E perché non me l’hai mai presentato? Tieni sempre i ragazzi più belli per te» piagnucola la sua amica, anche lei visibilmente su di giri per l’alcol. Mi chiedo cosa le abbia spinte a ridursi così.

Guardo Claire e i suoi occhi vispi incontrano i miei: ecco cosa mi ricorda di Hanna, la voglia di vivere che vi scorgo dentro. Quando ho visto Hanna la prima volta ricordo che era proprio questo che mi aveva colpito. I suoi occhi. E ora rivedo lo stesso guizzo in quelli della giovane infermiera.

Ma i suoi mancano dell’intensità e della bellezza di quelli di Hanna. Della profondità, dell’amore, della passione e dei sentimenti che quelli di Hanna celano. Gli occhi di Hanna sono lo specchio della sua anima, ma solo io so leggerli in tutta la loro verità.

No, Claire non ha niente a che fare con Hanna e non potrà mai averne. Nessuna ragazza può.

«Beh, mi sembra che lui abbia un amico altrettanto interessante» dice Claire, spostando il suo sguardo su Liam. Sembra così diversa dalla ragazza che ho conosciuto all’ospedale, e questo non fa che confermare la mia idea secondo cui non possiamo essere definiti “amici”.

«Vi dispiace se ci accomodiamo?» dice la ragazza e, senza aspettare una risposta, le due si siedono al nostro tavolo, Claire sulla mia panca e la sua amica di fianco a Liam, il quale non ha ancora spiccicato una parola e le guarda con aria confusa.

«Il mio nome è Iris e lei è Claire» dice e allunga la mano verso Liam, il quale si presenta educatamente, e poi verso di me, che non mi prendo la briga di presentarmi a mia volta perché poco fa Claire mi ha salutato chiamandomi per nome.

«E così voi due siete amici, come vi siete conosciuti?» chiede Liam confuso. Come biasimarlo, sono confuso anche io. È un ragazzo sveglio e ha visto come mi guarda Claire, di conseguenza è preoccupato per Hanna. E vuole delle spiegazioni. Ora.

«Non siamo amici» mi affretto a dire, senza preoccuparmi di guardare l’espressione di Claire che stava per cominciare a parlare e a inventarsi chissà quale stupida storia per far colpo sull’amica. «È una delle infermiere che lavorano nel reparto dove si trova Hanna, ci siamo visti un paio di volte» aggiungo.

L’espressione di Liam si distende e le sue spalle si rilassano.

«Amici è una parola grossa» esclama in tono scherzoso e Claire non sembra prenderla bene. Comincia a parlare con l’amica a bassa voce come se noi non fossimo nemmeno qui.

«Mi dispiace aver dubitato di te, Gordon» mi sussurra Liam, prima di portarsi la birra alla bocca. Faccio un gesto noncurante con la mano, è protettivo nei confronti di Hanna e forse avrei fatto la stessa cosa a parti inverse.

Iris è particolarmente insopportabile. Con la sua voce squillante, il modo di parlare, l’invadenza dei suoi modi di fare. Voglio che se ne vadano entrambe. Stavo passando una bella serata con un amico prima che arrivassero loro a interromperci.

«Credo dovreste andarvene, ragazze» dico senza troppi giri di parole. La schiettezza è sempre stata uno dei miei numerosi difetti, ma credo che, in casi come questi sia una manna dal cielo. Non mi sento in colpa per averglielo detto e non ho paura di passare per rude e maleducato.

«Che cattiveria, Gordon, non offrite da bere a due belle ragazze come noi?» biascica Claire poggiando la testa sulla mia spalla. Mi scosto senza troppi complimenti, e lei sembra ridestarsi per un attimo e ricomporsi.

«Mi sembra di capire che avete bevuto abbastanza e se volete continuare potete farlo lontano dal nostro tavolo» aggiungo. Claire sbuffa e la sua amica mi guarda con aria offesa.

«Il tuo amico è proprio una sbruffone antipatico» dice Iris rivolgendosi a Liam.

«Non è male come sembra» dice ridendo. «Come siete arrivate qui, ragazze?» chiede educato e diplomatico come sempre.

Non mi riesce difficile capire perché Hanna ci ha fatto amicizia, chiunque si affezionerebbe a uno come lui.

«Siamo venute a piedi, e se volete, potete riportarci a casa in braccio come due veri principi» squittisce Iris cominciando a sghignazzare subito dopo con l’amica, che sembra essersi ripresa dal broncio di poco prima.

«Oppure possiamo chiamarvi un taxi» rispondo interrompendo i loro risolini.

«Sei proprio un guastafeste, sai? Non ridi mai» dice Claire con voce piagnucolosa.

«Ridevo prima che tu e la tua amica vi sedeste qui, interrompendo la nostra cena. Avanti in piedi ce ne andiamo» le dico alzandomi risoluto. Le due mi seguono a ruota convinte che le stia accompagnando a casa.

Fermo un taxi con un cenno della mano e dopo aver ottenuto l’indirizzo delle ragazze, lo comunico all’autista. Gli sgancio qualche banconota che dovrebbe bastare per far arrivare le ragazze a destinazione, con una mancia al taxista.

«Non venite con noi?» chiede Iris visibilmente delusa. Non so cosa si aspettasse, c’erano tanti ragazzi nel pub che non se lo sarebbero fatti ripetere due volte. Io stesso se ripenso a qualche anno fa avrei colto l’occasione al volo, ma non è più così.

Ho fatto numerosi errori in passato, ma ho deciso di essere un uomo migliore per me e per Hanna. Non si merita il vecchio me, quello insicuro, indeciso, lunatico, altalenante e infinitamente bastardo.

Si merita un uomo onesto, vero in cui riporre la propria fiducia e su cui contare in qualsiasi momento. Non sono perfetto, ma mi sto impegnando per essere perfetto per lei.

«No, non veniamo» dice Liam cercando di essere paziente e comprensivo. Allontana Iris con gentilezza e la aiuta a sistemarsi sui sedili posteriore del taxi, allacciandole la cintura di sicurezza. Un vero gentiluomo. Al contrario di me.

 «Avanti, Claire, sali in auto» dico all’infermiera, cercando di addolcire il mio tono. Ho notato che Liam, con la gentilezza, ha fatto più progressi di quanti ne abbia fatti io con le brutte maniere.

«Come fai a essere così insopportabile e dannatamente attraente allo stesso tempo?» sbuffa lei nella mia direzione. È quello che mi chiedo ogni giorno della mia esistenza ad essere sincero.

«Non lo so, immagino non lo sapremo mai» le rispondo al culmine della mia pazienza. Apro la portiera e le faccio cenno di salire.

La vedo avvicinarsi ma, piuttosto che entrare nel taxi, avvolge le sue braccia attorno al mio collo e avvicina pericolosamente le sue labbra alle mie.

🚕SPAZIO AUTRICE 🚕

Eccoci giunti alla fine dell'undicesimo capitolo di Energy.
Non dimenticatevi di lasciarmi una o un 💌 il vostro parere è importante per me!
Claire sembra interessata a Gordon, o forse è solo l'alcol a farla parlare, e appena ne ha l'occasione si getta tra le sue braccia.
Cosa farà Gordon?
La caccerà?
Se ne innamorerà?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY 2: Lottare per amoreNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ