Sei mio 1/2.

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Christian strinse appena i pugni, sentendo al centro del petto quel senso di rabbia crescere.

Non era disagio, né tristezza, né voglia di essere in un qualsiasi altro luogo, ma pura rabbia.

Quella che ti spinge a guardare l'oggetto delle tue frustrazioni senza riuscire a staccare lo sguardo, nonostante probabilmente sarebbe la scelta migliore.

Era lì, impalato, a fissarli senza dire una parola: il biondo che si muoveva divertito, come se la musica gli avesse poggiato le mani sui fianchi e glieli avesse fatti muovere a tempo; quasi come quella scorresse nelle sue vene al posto del sangue, quasi come se fosse nato per farsi trasportare da quelle note. Era lento e sensuale, e in altri contesti il moro si sarebbe soffermato a guardare con il cuore pieno quella scena eterea, ma non riusciva a fare nient'altro che notare il difetto in quel momento: il fatto che Zenzola stava ballando con un altro.

In un angolo della sala, perché sapeva che a Mattia non fregasse un cavolo di farsi notare da altri, l'importante era farsi notare da lui: e si era posizionato proprio davanti a Stefanelli, mentre sorrideva a quel ragazzo che lo guardava come se volesse mangiarselo.

La camicia del biondo sbottonata lasciava ben intravedere il petto, le clavicole, il collo e tutti i luoghi dove fino a qualche tempo prima c'era il suo segno sopra: ma ora non ne rimaneva più niente, e quella la faceva pelle da poter essere marchiata da altri.

Ma qui non si trattava di vestiti, perchè quando era entrato quella stupida casa e lo aveva visto ballare da solo, Christian aveva preso a fissarlo a bocca aperta.

E quello stronzo di Mattia, quando si era accorto della sua presenza, si era fatto vicino a lui solamente per sussurrargli un "mi raccomando, non far entrare le mosche", a discapito di un povero Stefanelli che gli stava già per mettere le mani sui fianchi.

Non capiva ancora perché aveva accettato, perché non poteva farsi i fatti suoi a casa sua.

Era stato invitato, poche ore dopo aver accompagnato il figlio dei signori Zenzola a casa di quel tipo, ad una festa. Lui aveva accettato, perché una festa non si perde mai e lui era da sempre considerato dai suoi amici il re delle feste.

Il problema era che mentre percorreva la strada con i suoi amici in macchina, si era accorto che la strada di prima e quella che si stava apprestando a fare, erano uguali.

Identiche.

Della serie che non c'era nessuna coincidenza, la casa era quella e la festa organizzata al suo interno l'aveva organizzata Mattia -insieme al proprietario di casa, Francesco.-

Si era ritrovato in quella sala immensa, dove ormai non si capiva niente e le luci erano soffuse; la gente urlava e ballava, rideva e beveva, e dubitava che tutte quelle persone superassero la maggiore età.

E tra quelle, vi era il suo biondino.

Il suo biondino che tra l'altro, quando lo aveva visto, non era sembrato affatto sorpreso, a differenza di tutte le sue aspettative.

E aveva preso a comportarsi con lui come faceva sempre; lo stuzzicava se ne aveva voglia, lo guardava quando gli pareva, gli camminava vicino solamente per ricevere attenzioni, e faceva lo stronzo come sempre: l'unica cosa che cambiava, era che evidentemente l'alcol gli dava molto più agio di parlare di ciò di cui non doveva parlare, anche quando letteralmente vicino a loro c'erano altre persone.

Christian inizialmente si era divertito di quel particolare; vedere le facce sconvolte di quelli che ballavano vicino a loro quando il biondo gli diceva che gli mancava saltargli sopra era divertente, ma non quando sta per provocarti un'erezione.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora