Uno sporco profumo.

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Mattia cacciò l'ennesimo gemito, mentre sentiva le mani del più alto stringere la presa che aveva sui suoi fianchi.

Scendeva piano sul suo bacino, sentendo la sua schiena sfiorare il volante dietro di lui.

Non credeva a tutto ciò che stava succedendo in una sola giornata, non era pienamente consapevole di cosa comportasse aprirsi in questo modo con una persona e sentirsi così a proprio agio con lei da ascoltare pienamente i propri istinti, ma era meraviglioso.

Sapeva che fosse sbagliato, sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi andare mentre erano in un vicolo che per quanto buio non era detto che nessuno ci passasse, ma non era riuscito a trattenersi.

Le mani di Christian erano troppo forti per poterle fermare mentre gli attraversavano il corpo, e per lui era categoricamente impossibile bloccarle quando quelle finivano sul suo sedere mentre lo baciava.

Sospirò, facendo scendere le proprie dita lungo il petto del più alto e ammirandolo, perché quelle spalle colorate dalle lentiggini, quella pelle così chiara rispetto alla propria, quel petto e quegli addominali appena accennati erano diventati la cosa a cui più pensava durante il giorno.

Amava Christian, lo amava come poche cose, lo amava talmente tanto che gli sembrava romantico anche quella macchina, quel posto, tutto ciò che stavano facendo.

Sentì un improvviso schiaffo sulla natica, e gemette.

«C-Christian...»

Sussurrò, prima di portarsi in avanti con la schiena, poggiando il suo petto contro la spalla del più alto.

«Ti prego...»

E l'altro, capendo la difficoltà dell'altro nel muoversi comodamente, decise di prendere in mano la situazione.

Fece scendere la mani sui suoi glutei, stringendoli forte ed allontanandoli fra loro, prima di riprendere a dare forti spinte e-.

«Matti, ci sei?»

Il biondo sobbalzò, voltandosi di scatto nella direzione di quella voce.

Francesco era accanto a lui, seduto sulla scrivania di casa sua, mentre scriveva qualcosa su un quaderno.

L'ospite si guardó attorno, cercando di tornare con i piedi per terra analizzando l'ambiente attorno a sè, e si rese conto che non era per niente nella macchina di Christian come qualche giorno prima, ma piuttosto era nella camera del suo migliore amico, precisamente sul suo letto.

Si voltó di nuovo verso l'altro.

«Cosa?»

«La rima, Matti, non chiudere la rima.»
Espose di nuovo il proprio problema, guardando dispiaciuto quel foglio che stava utilizzando, mentre giocava con il tappo della sua bic blu.
«Non credo sia musicale, forse dovrei cambiare tutto...»

Le sue mani che stringevano il sedile del guidatore, Christian che gli mordeva la pelle, lui che gemeva, la macchina bollente come mai.

«In realtá credo il problema sia solo la seconda strofa, perché il ritornello mi piace un casino, e anzi, la prima quartina é la mia preferita, ma-.»

I vetri appannati, lui che in preda al piacere più intenso aveva ripreso a muoversi sul membro del moro.

«Però ci sono alcune rime che secondo me sono troppo banali, e poi di incastri qui dentro non c'é nulla, e a me da un parte piacerebbe metterceli dall'altra-.»

«Merda, Mattia, muoviti cazzo.»

Gemette Christian, prima di tirargli ancora uno schiaffo sul sedere.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora