Staccare la spina.

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Mattia era sotto di lui in quel momento, che lo guardava sorpreso.

Era come se il tempo si fosse arrestato; le lancette dell'orologio era sicuro si fossero fermate, e si sentì come se vivesse all'interno di una bolla insieme a quel ragazzino dagli occhi azzurri.

Quel ragazzino tanto fragile che sembrava starglielo dicendo in quel momento che aspettava qualcosa: una frase, una parola, un gesto.

Qualunque cosa e Christian voleva dargliela, davvero, ma sapeva che non ne era in grado: non era in grado di parlare dei propri sentimenti, per di più quando non sapeva nemmeno lui cosa provava.

Mattia era stato un tornado nella sua vita; quel pomeriggio di sesso gli aveva così tanto confuso la mente che piuttosto che preoccuparsi di quello che era effettivamente successo e considerare il problema per tale, aveva iniziato a preoccuparsi per ciò che sarebbe potuto succedere dopo la prima volta.

Perché Christian lo sapeva, lo sapeva nel suo incoscio che ciò che erano lui e Mattia era qualcosa di grande: qualcosa che sfuggiva dal suo controllo, qualcosa che anche volendo il moro non avrebbe mai potuto fermare.

Erano due energie opposte, erano due scariche elettriche, erano due forze della natura che sapeva fossero destinati a reincontrarsi.

E come la fisica insegna, due forze opposte finiscono per annullarsi portando così alla stabilità: e Christian si sentiva così; si sentiva come se avesse lottato tutta la notte alla ricerca di qualcosa che lo soddisfacesse e l'avesse trovato solamente nelle braccia dell'altro; e si era sentito così vivo quando l'altro aveva corso per mostrargli tutto ciò che poteva dargli che voleva che quei momenti non finissero più. Per questo ogni fine era un nuovo inizio; perché avevano bisogno di godersi al massimo l'esplosione di quelle cariche così diverse; voleva che nel contrasto fra l'inverno che aveva dentro e l'estate che Mattia rappresentasse non ci fosse alcuna primavera e alcun autunno; voleva gemere il suo nome tutta la notte, voleva ripeterlo per tutte le volte in cui voleva chiamarlo ma non poteva nella vita quotidiana e voleva esplorarlo.

E ora dopo che aveva scaricato le sue energie, aveva trovato la sua stabilità, il suo equilibrio: e lo ritrovava negli occhi dolci di un ragazzo dalle iridi chiare.

Lasciò lentamente andare la presa che aveva sul suo braccio, poggiando l'avambraccio sopra al materasso per stare più comodo.

«Non avrei dovuto portarti qui, vuoi tornare a casa?»
Domandò, nonostante la richiesta che gli aveva fatto poco prima.

Effettivamente non aveva alcun diritto di trattenerlo ancora.

Mattia scosse la testa.
«Posso restare ancora un po'?»

Christian addolcì il proprio sguardo, sentendo il cuore sciogliersi a quel tono così infantile che aveva usato. Gli sembrò quasi un bimbo, in quel momento.

«Puoi restare tutto il tempo che vuoi.»

Il biondo abbassò lo sguardo, e i lati della sua bocca iniziarono a puntare leggermente verso l'alto; il moro sorrise, pensando che fosse proprio carino.

I loro corpi non si stavano toccando, eppure Christian aveva tanta voglia di sfiorare il suo, accarezzarlo, dargli una qualche tipo di rassicurazione fisica, anche se non era mai stato il tipo che di contatto fisico ne volesse oltre il necessario.

Quando il moro scese dal mondo dei sogni tornando fra quello reale, e riprese a guardare ciò a cui i suoi occhi puntavano, vide che Mattia aveva preso a far girare lo sguardo per la sua stanza.

Lo aveva notato spesso, quella cosa: Mattia era un ragazzo curioso, molto curioso, che cercava sempre di ricavare quante più informazioni possibili dagli ambienti nuovi.
Ricordava bene quando, la prima volta che era salito in macchina sua, aveva preso a guardarsi attorno.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora