This Side of Paradise.

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Christian lo guardò mentre ballava.

Lo guardò mentre le note di uno stereo troppo debole non riuscivano a coprire il suono dei suoi passi sul pavimento, mentre una luce calda entrava dalla finestra ed illuminava quella pelle ambrata, mentre nella stanza regnava la quiete.

Lo osservò con le labbra schiuse mentre il proprio cuore poteva scommetterci battesse più forte di quello dell'altro che si stava esibendo, mentre il respiro era fermo quasi come se gli fosse stato tolto con la forza, mentre il mondo sembrava essersi fermato solamente per poterlo ammirare.

Lo visse mentre gli occhi gli splendevano e supplicavano alle palpebre di non chiudersi per non perdere nemmeno un attimo di quella danza che diceva all'anima di sospirare.

Ti amo.

Voleva dirglielo.

Voleva sussurrarglielo mentre ballava, mentre non se l'aspettava, mentre era impegnato a fare completamente altro perché lo amava distrattamente, quando l'altro non se ne accorgeva, quando l'altro non si impegnava per essere amato.

Voleva sussurrarglielo mentre vedeva quel corpo senza maglia muoversi così agilmente su quelle scarpe col rialzo, e voleva chiederglielo se gli andasse di ballare su quelle note per sempre, perché ora che lo vedeva capiva cosa si era perso.

Voleva confessargli di amarlo con il cuore in mano mentre le sue gambe erano distese per terra di quella stanza vuota, con la schiena contro il muro per potersi reggere.

Voleva dirglielo mentre quello ponderava ogni passo, ogni movimento, ogni squarcio che causava nell'aria quasi come se fosse consapevole che in quel momento non ballava su un pavimento ma sulle corde del cuore del più alto.

Balla per me.

Voleva ordinarglielo per non chiederglielo, perché in quella stanza sentiva l'odore di un profumo che mai aveva conosciuto prima di allora, di un profumo che lo stringeva mentre si dissolveva per lasciargli uno strano senso di vuoto, che gli baciava il collo solo per causargli la pelle d'oca, che gli faceva desiderare di saper ballare solamente per potersi muovere insieme all'altro.

Ti amo.

Voleva dirglielo per urlarglielo, voleva dichiararlo al mondo intero quanto grande potesse essere ciò che provava per lui, voleva far sì che anche le mura di un posto sconosciuto ne fossero consapevoli, e voleva che ogni volta che Mattia si fosse ritrovato a passarvi vicino, glielo ricordassero per farlo sorridere.

Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.

Lo amava.

Lo amava come la luce aranciata amava quella pelle e amava quei capelli che al sole sembravano diventar bianchi, amava quel corpo, amava quel petto, amava quelle spalle, amava quella schiena, quella pancia, quelle gambe, quelle braccia, quelle mani, quel collo che avrebbe voluto stringere mentre lo portava a stringersi a lui e stava supplicando affinchè succedesse di nuovo.

Amava la tinta di quei muri beige che si intonava con i colori del più piccolo, amava quelle finestre da cui sentiva il rumore dei rami che si muovevano fra loro, il cinguettio degli uccellini.

Christian lo amava.

E lo amava mentre affannava, lo amava mentre si muoveva esperto e impacciato insieme su quelle note sensuali ora e divine poi e lo amava mentre si chinava, mentre saltava, mentre girava su se stesso.

E voleva alzarsi.

Voleva alzarsi e prenderlo per i fianchi, tastare quel corpo per ricordarsi che era il proprio, che era il suo, che portava il suo marchio dentro e non sopra perché un succhiotto non avrebbe mai potuto gareggiare contro un segno sul cuore.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora