Quando le bugie crollano.

5.5K 326 166
                                    

Mattia si chiuse la porta alle spalle, mentre iniziava a sentire quella tremenda ansia che, nei momenti condivisi con Christian, sembrava essersene andata.

Cercò di muoversi il più lentamente possibile mentre il cervello elaborava i possibili scenari che avrebbero preso vita di lì a poco, e cercò di prepararsi delle risposte o delle scuse da inventare dipendentemente da come si sarebbero svolte le cose.

Non mentiva da un po' ai genitori, questo bisogna ammetterlo.

Raccontare bugie non gli piaceva per niente, e lo portava sempre a quel periodo dove usciva con il suo ex ragazzo, e quei tempi erano etichettabili come "bui" e basta.

Era un litigare continuo; uscire di casa per litigare con Marco e tornare per litigare con i suoi genitori perché puntualmente qualcosa non andava bene: a distanza di tempo Mattia si era reso conto che non erano tremendi i suoi genitori, ma piuttosto le reazioni che lui aveva.

In un ambiente d'amore come quello in cui era cresciuto, anche il malumore di uno solo portava a preoccupazioni varie che sfociavano in urla quando non si sapevano affrontare nel modo giusto.

E chissà come puoi affrontare nella maniera giusta qualcosa quando non sai nemmeno a che cosa ti stai andando ad affacciare, però al tempo per il quindicenne che era, si poteva fare e i suoi genitori avevano scelto di non farlo.

Marco nella sua vita aveva fatto tanto.

Era stata l'impronta di una mano, dove il palmo aveva schiacciato la sua persona e le dita ogni rapporto che lui avesse: i rapporti con i suoi familiari e pian piano anche con i suoi amici, perché purtroppo, quando ti ficchi in testa che a nessuno potrebbe mai importare dei tuoi reali pensieri, finisci per non esternarli più.

E se vivi con l'ansia di annoiare le persone, finisci per chiuderti a riccio e velocizzi il processo in cui loro se ne vanno.

Mattia non aveva mai dato la colpa a qualcuno per avergli voltato le spalle.

Sapeva che era colpa sua.

E nel corso del tempo non é cambiata quest'idea ma piuttosto la radice di quel pensiero: prima credeva che fosse colpa sua perché lui come persona non meritava un granché, dopo si era accorto che era solo per gli atteggiamenti che aveva assunto che i suoi amici se ne erano andati.

Semplicemente, era sparito.

Non scriveva più sui gruppi whatsapp, non scambiava più molte battute con i suoi compagni di scuola e faceva davvero poco per mantenere quei legami vivi.

Aveva smesso di uscire con loro, ma non era mai stato Marco a dirglielo.

Perché Marco era sempre stato abile nel manipolare, e Mattia era sempre stato troppo forte per poter credere davvero di poter essere manipolato.

A volte le persone forti sono le più fragili.

E lui se n'era accorto quando i suoi capelli avevano iniziato a diventare sempre più unti, quando le sue mani avevano iniziato a screpolarsi e le nocche a rompersi dal freddo e dalla non curanza, quando le sue unghie hanno iniziato ad essere spezzate e mangiate e quando dormiva più di quanto ne avesse davvero bisogno.

Se n'era accorto nelle lacrime che scendevano orizzontali mentre aveva la testa sul cuscino e guardava il soffitto; se n'era reso conto quando, guardandosi attorno, non pregava altro che tutto prima o poi finisse e lui avesse solo un attimo, un solo secondo, di pace.

Scosse la testa, riscuotendosi dal suoi pensieri, prima di guardare il suo giubbotto appeso all'attaccapanni.

Probabilmente la sera prima lo aveva lasciato da qualche parte e sua madre l'aveva rimesso al suo posto.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora