16

84 5 34
                                    

Funny,
isn't it?
The way memory work?
The things you can quite remember, and the things you can never forget.

Chanel
"Buongiorno, D." Prendo una spremuta di arancia e mi siedo a tavola, intenta a mangiare tutti i pancakes che ci sono.
"Ciao, sorellina." Mi da un bacio sulla guancia e si siede accanto a me.
Sono le sette del mattino e dovrò essere alla Los Angeles High School tra circa un'ora. Ho detto a Candice e Jessica che ci saremmo incontrate prima dell'inizio delle lezioni, perciò devo sbrigarmi.

Faccio una doccia e lavo anche i capelli. Dopo averli asciugati, finisco di sistemarmi e scendo le scale. Dylan è pronto e lo trovo ad attendermi sul divano.
"Possiamo andare." Lo avviso, prendendo la mia borsa. Mi assicuro di aver preso tutto ed infine, prendo una bottiglia d'acqua fresca dal frigorifero.
"Sta arrivando Carter. Dobbiamo aspettarlo."

Pare che la mia giornata sia destinata a rovinarsi. Prima che possa ribattere, qualcuno bussa alla porta di casa.
"Ciao." Mi saluta, sulla soglia.
"Entra." Resto impassibile anche se ogni centimetro del mio corpo diviene teso sotto il suo sguardo.
"Buongiorno." Lo saluta mio fratello. Dopo di lui arriva Candice e mi sento quasi sollevata nel vederla.
"Che ci fai qui?" Le domando, offrendole un bicchiere d'acqua ed uno dei croissant avanzati dalla nostra colazione. Faccio lo stesso con Carter, ma rifiuta.
"Dylan mi ha chiesto di venire. Mi ha detto che saremmo andati a scuola insieme."
Vedo i due ragazzi scambiarsi uno sguardo d'intesa che mi fa sorridere. L'idea che mio fratello esca con Candice mi rende tranquilla e felice. Lei è una ragazza così dolce... è perfetta per lui.
"Perfetto. Andiamo allora?"

Ci dirigiamo verso la porta. Prendo la borsa e la apro.
Resto pietrificata quando vedo che davanti a me c'è quel paparazzo che due mesi prima mi ha chiesto informazioni sulla mia famiglia, con eccessiva invadenza, al punto da spaventarmi.
Mi volto verso mio fratello, che lo riconosce dopo due secondi di incertezza.
"Cosa ci fa lei qui?" Chiede con rabbia, sulla difensiva.
L'uomo non risponde, tacendo per qualche secondo. Continua a guardarci con un'espressione indecifrabile. Tremo.
Sento il mio corpo irrigidirsi, mentre tento di restare calma, nonostante le circostanze me lo impediscano.

"Chi è?" Chiede la mia amica, guardandomi colma di dubbi. Non rispondo. Non riesco ad emettere suoni. I ricordi di quella sera riaffiorano, senza lasciarmi il tempo di fermarli. Senza permettermi di respirare.
"È il paparazzo che stava per aggredire Chanel quella sera." Dylan sembra pacato, privo di qualsiasi ripensamento. Ogni emozione pare essere assente, ma mi sembra di sentire la sua voce tremare.
"Vi ricordate di me? Anche io, sapete? Mi ricordo di voi. In caso contrario, la mia vita andata a rotoli me lo avrebbe riportato alla mente ogni giorno."
"Credo sia meglio che lei vada via." La voce di Carter rimbomba nella mia mente, mentre io sono ancora ferma sulla soglia della porta, con il cuore che batte talmente veloce da farmi paura.
"Andare via? Il mio capo mi ha licenziato. Sapete perché? Nessuno di voi mi ha fornito le informazioni che ho gentilmente chiesto alla signorina quella sera."

Parla con una voce pacata, sembra persino sorridere. Poi continua.
"Mi ha licenziato e la mia ragazza mi ha lasciato, senza pensarci due volte. Ora sono di nuovo uno sfigato." Si ferma, per qualche secondo.
"E tutto questo per colpa vostra."

"Cosa?" Chiedo, con le lacrime che cominciano a rigarmi il viso. Riesco ancora a vederlo. Lui che mi afferra con violenza e mi chiede notizie originali sulla mia famiglia.
"Immaginate. Senza lavoro. Abbandonato dalla propria fidanzata." Si fa spazio, passo dopo passo, intento ad entrare in casa. Ci muoviamo verso l'interno, silenziosi.
"Ma voi cosa ne sapete? Siete milionari, siete felici."
Grida, facendomi rabbrividire. Carter mi guarda, preoccupato. Lo vedo, lo percepisco dai suoi occhi. Si sta chiedendo se stia bene. Si chiede se i miei battiti stiano aumentando perché mi vede tremare.
"La mia vita é rovinata. La mia ragazza mi ha definito un fallito." Continua, muovendosi con lentezza.
"Un fallito. Capite?"
Non rispondiamo. Il respiro comincia ad accelerare. Lo riconosco quel ritmo. Il ritmo veloce della mia respirazione, carica di paura.
Carter si avvicina e in un istante sento la mia mano unirsi alla sua, le sue dita intrecciarsi alle mie. Accarezza il palmo, lentamente. Lo guardo, con gli occhi lucidi. Le stesse iridi che lo supplicano di lasciare la mia mano, ma non lo fa.
"Dopo tutto quello che ho fatto per lei!" Urla. La sua voce si rompe sull'ultima sillaba.
Sussultiamo, spaventati.

"Signore, so quanto possa essere difficile per lei. Ma le assicuro che per noi non è facile come crede. Non possiamo rivelare troppo sulle nostre famiglie. Vedete già abbastanza."
Dylan cerca di tranquillizzarlo, utilizzando un tono di voce quasi affettuoso.
Ma nulla di tutto questo è necessario. L'uomo afferra una pistola dalla sua tasca, puntandola dritta su di me. Dylan si muove, istintivo.
"Fermo. O sparerò a tua sorella." Ordina il giornalista. Carter stringe la mia mano ancora più forte. Trema anche lui adesso. Il suo petto si alza e si abbassa con velocità.
"Se non lascia subito questa casa..."
"Che farà? Chiamerà la polizia come ha già fatto in passato?" Chiede, ironico.

"Signore, se ci lascia andare le dirò qualcosa di interessante sulla famiglia. Io sono il migliore amico di Dylan Taylor. I miei genitori sono amici di William ed Elizabeth Taylor." Si fa avanti Carter, non lasciando la mia mano.
"E a cosa mi servirebbe? Ho perso il lavoro. Ho perso tutto!" Esclama, intento a premere il grilletto.

"Potrebbe sempre riprovarci. Se avesse una news interessante a tal punto da convincere il suo capo a riassumerla?" 
Continua Carter. Esitando. Lo osserviamo tutti senza proferire parola.

"Se parla ancora, premerò il grilletto." Minaccia, continuando a puntare l'arma su di me.
"Non lo faccia, per favore." Parla Candice, spaventata.
Facciamo qualche passo indietro, intimiditi dall'uomo che pare avere intenzioni terribili.
"Mi avete rovinato la vita. Milionari del cazzo!" Urla un' ultima volta, prima di posizionarsi. La pistola puntata dritta sul mio petto.
"NO!" Grida Dylan, talmente forte da rendermi cosciente del fatto che resterà impresso nella mia mente a lungo.
In un secondo, un istante, un minuscolo ed insignificante attimo, sento la mia mano libera. Priva di qualsiasi contatto. Non sento più il suo calore, non sento più le sue dita tra le mie. Non sento più il suo coraggio, quello che cercava di trasmettermi. Non percepisco più Carter Stewart accanto a me.

Ed eccolo. Davanti ai miei occhi. Intento a farmi da scudo.
"NO!" Grido. La mia disperazione rinchiusa in quelle due lettere.
Un istante, un breve istante. Un attimo.
E poi, spara.

HEAD AND HEARTWhere stories live. Discover now