|22| Prima di farmi male

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This heart is already
beating fast enough
and must be stopped
before anyone is affected

CARTER
Jessica é venuta a trovarmi quasi ogni giorno e, quando non lo faceva, sapevo che era tremendamente in imbarazzo. Entrava nella stanza e stampava un bacio sulle mie labbra, chiedendomi come stessi. Se solo avesse saputo che, quelle labbra sapevano della sua migliore amica.

"Sei pronto, tesoro?" Mia madre prende la valigia e, dopo un cenno di incoraggiamento, usciamo da questa camera d'ospedale. Ho ancora alcuni dolori all'addome e percepisco un indolenzimento alle gambe, ma poco importa. I medici dicono che è normale.

"Andiamo."
Attraversiamo gli infiniti corridoi, salutando medici ed infermieri. Mia madre non fa altro che rivolgere loro sorrisi colmi di gratitudine e gioia ed io faccio lo stesso.
Si sono presi cura di me e del mio caso durante questi giorni terribili, non trascurandomi mai.
Quasi mi dispiace lasciarli.

Mio padre è preso dal troppo lavoro. Per questo, mi ha chiesto di passare in ufficio da lui per una visita. Anche perché il personale richiede la mia presenza con insistenza.

Quelle persone mi conoscono da sempre.
Infatti, non appena attraverso la soglia della porta del grande ufficio, vengo accolto da loro che con allegria, mi chiedono qualcosa a proposito del mio stato fisico. Hanno addirittura cucinato una torta per me.
"Grazie a tutti di cuore." Mando loro dei baci ed assaggio quella meravigliosa torta al cioccolato.
Di certo, è confortante mangiare qualcosa di buono e gustoso dopo tutti questi giorni trascorsi a nutrirmi di zuppe e verdure che non avevano un sapore.

"Sono tutti molto contenti di vederti, figliolo." Mio padre gioca con la penna che ha tra le mani, felice di avermi davanti a lui.
"Lo so. Anche io."
Mia madre sorseggia un caffè, mentre continua a mangiare quella torta al cioccolato tanto buona.
"Stasera i Taylor verranno a casa nostra. Li abbiamo invitati per festeggiare la tua guarigione."

Una fitta colpisce il mio stomaco.
"Ah." Riesco a dire, accorgendomi che avrei potuto almeno fingere un minimo di entusiasmo.
"Che c'è, tesoro? Preferiresti che venissero un altro giorno?"
Per un momento, solo per un secondo, penso di fingere che sia meglio per me rimandare la cena. Ma questo non cambierebbe la situazione in cui ci troviamo io e Chanel.
Perciò mi limito a dire:
"No, mamma. Sono solo un po' stanco. Riposerò." Sorrido e bevo un po' di caffè.

Al mio ritorno a casa, decido di andare a fare una doccia, finalmente nel bagno di casa tanto atteso quanto il profumo della cucina della signora Scott, nostra cameriera da anni.

Sotto lo scorrere dell'acqua, le gocce si confondono con la mia pelle e, a tratti, anche con i pensieri.
Penso e ripenso a quelle parole, al dover fingere che non sia mai successo niente tra noi, quando in realtà è successo di tutto. Era da tempo che sognavo quelle labbra ed ora che ho potuto sfiorarle, dovrò dimenticarle.

Un sapore dolce, morbide e piene di passione. Mi accarezzava il viso, come se fosse felice di poterlo guardare ancora ed io, mi sentivo al sicuro sotto quel delicato tocco.

Il cuore batteva talmente forte da temere che si fermasse, ma non lo ha fatto perché batteva di gioia, come non aveva mai fatto prima. Sono sicuro che lo farà anche stasera, quando la rivedrò. E spero che anche il suo faccia lo stesso.

"Sono arrivati i signori Taylor." Annuncia la nostra cameriera, dirigendosi verso il portone di ingresso con un sorriso accogliente.
Vado nella mia camera, chiudendomi al suo interno. Mi guardo allo specchio e sistemo i capelli pettinandoli con una spazzola. La sento. La sua voce.
"Siamo felici di avervi qui." Mio padre ride insieme ai suoi amici e mia madre si mostra d'accordo con la sua affermazione.
Esco dalla camera e li raggiungo.
"Ecco Carter." Tutti si girano a guardarmi, ma lei no. Lo fa solo quando Dylan gli dà una gomitata che la porta ad alzare lo sguardo.

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