|49| Fragili

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CHANEL
"Sono incinta." Delle parole che suonano e rimbombano in una stanza che inizia ad assumere le sembianze di una prigione dalla quale è impossibile uscire. O forse, lo è questa situazione.
Sento il cuore martellarmi nel petto, all'impazzata, senza sosta. Le lacrime bussano alle porte degli occhi e aspettano che il mio corpo le faccia entrare, per poi bagnare il mio viso pallido e colmo di paura.

Alzo il mio sguardo dal test e lo pongo su Carter. È silenzioso, non proferisce parola, o forse è talmente spaventato e sorpreso da non trovarne una adatta per esprimersi. Vorrei che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa purché parli, purché si esprima. Altrimenti collasserò sul pavimento di questo bagno.
"Ti prego, dí qualcosa." Lo prego in un sussurro, ottenendo solo dell'altro silenzio.
Poi, i suoi occhi scuri puntano nei miei per non abbandonarli più. Delle iridi che parlano per noi, per tutto l'amore che proviamo e per tutto il timore che scorre nelle nostre vene e accelera i nostri respiri. Abbiamo paura. Ed è normale.

"Tutto quello che dovevo dirti l'ho detto. E non ho cambiato idea, Chanel." La sua voce è come un allarme che urla al mio cervello di uscire da quello stato di shock, perché tutto ciò di cui ho bisogno, sta parlando.
"Cresceremo questo bambino insieme. Io non me ne vado. Resto sempre qui. Ad un millimetro dalle tue labbra e a zero centimetri dal tuo cuore."

Mi abbandono nelle le sue braccia, nel calore della sua essenza e nell'amore delle sue labbra e poi, più innamorata che mai gli dico:
"Sei la mia vita, Carter Stewart."

***

CARTER
Il mondo gira intorno a me senza che me ne possa rendere conto ed io, sono qui, fermo sulla soglia della porta di casa mia, con dei suoni ovattati a circondarmi. Sirene di ambulanze, auto lussuose che sfrecciano sull'asfalto, ragazzi in skateboard che fanno acrobazie e donne che battono i loro tacchi sul marciapiede.

Ed io, fermo qui, davanti a questa porta a chiedermi come farò ad affrontare tutto questo. Penso al mio migliore amico, Dylan, che dovrà apprendere una notizia del genere sulla gravidanza di sua sorella. Penso ai miei genitori ed ai suoi ed al modo in cui potrebbero reagire. Penso a Candice, ad Evan e ad Heidi. Ne rimarranno esterrefatti.

Qualsiasi cosa accada, però, dovrò essere forte. Forte per lei. Forte per me. Forte per il bambino. Come ho sempre fatto. Chanel ha bisogno di me ed io non posso fare altro che tenerle la mano ed avere coraggio per entrambi.

Per questo, entro in casa e spero con tutto me stesso di non incontrare nessuno. I miei genitori dovrebbero essere a lavoro e Nathaniel è uscito per fare delle commissioni. Non vederlo in casa, però, mi turba. In questo momento, l'unica persona che potrebbe ascoltarmi sarebbe lui, mio fratello. Ed io ne ho un estremo bisogno. Sin da bambini ho sempre poggiato la mia testa sulla sua spalla per piangere e riso con lui quando ero felice. È sempre stato il mio punto di riferimento e so che qualunque cosa io abbia da dirgli, non mi giudicherà.

È proprio per questo che quando vedo la sua figura entrare nel salone di casa, tiro un sospiro di sollievo.
"Hey, fratellino! Ti aspettavo!" Esclama venendo verso di me. Ha un sorriso spensierato sulle labbra e lo invidio per questo.
"Ciao, Nate."
"É successo qualcosa? Hai un'espressione così..."
"Ho bisogno di parlarti. Io... ho bisogno." La spensieratezza di qualche secondo fa, lascia il suo volto per essere sostituita dalla preoccupazione. Si avvicina a me e mi invita ad accomodarmi sul divano. Lui prende posto sulla poltrona accanto.
"Che succede, Carter?"

L'ansia mi sta divorando. Devo tirare fuori tutto e subito. Proprio per questo, non mi permetto di utilizzare inutili e scomodi giri di parole. Butto fuori la verità, perché necessito di qualcuno che la ascolti. Ho bisogno di qualcuno che mi abbracci e mi dica che sono forte, che sarò forte per entrambi. E per il bambino.
"Chanel é incinta, Nate." Il bicchiere che teneva tra le mani fino a qualche secondo prima, cade per frantumarsi in mille pezzi.
"Co-cosa?" Alzo lo sguardo su di lui. La preoccupazione ha preso il sopravvento e la tensione fa sì che ogni centimetro del suo corpo divenga rigido, compreso il viso.

"Com'è possibile? E ora? Cosa farete? Cosa faremo?"
"Vogliamo tenerlo, Nate. Qualsiasi cosa accada, quel bambino nascerà."
Sento le lacrime pungermi gli occhi ed io vorrei solo che uscissero, senza timore. Voglio piangere e tirare fuori tutto quello che ho dentro, tutte le mie paure. Quando iniziano a rigarmi il viso, è troppo tardi per fermarle.
"No, hey. Non fare così. Ascoltami."
"Ho paura, Nate."

Si mostra coraggioso ai miei occhi. Un pilastro a cui appoggiarmi quando non c'è niente che mi possa mantenere in piedi, a cui mi possa aggrappare. È stato sempre così, con Nathaniel. Uno la spalla dell'altro.

"Hai paura ed è normale. La avrei anche io se scoprissi di stare per diventare padre a soli diciotto anni, ma è la vita. E quel bambino stravolgerà le vite di tutti noi, rendendole ancora più belle di quanto lo siano già."
"Lo so. È tutto così difficile, però." Mi porto la testa tra le mani e cerco di cacciare le lacrime.
"Hai ragione, lo è. Ma non sarete soli. Ci sono mamma e papà, ci sono io... c'è Dylan."
Un brivido mi percorre la spina dorsale ed una morsa mi stringe lo stomaco.

Dylan.
"Cazzo." Dico, calciando il tappeto sul pavimento.

***

"Dobbiamo parlarne con Dylan. Prima ancora di farlo con il resto della famiglia." Comunico a Chanel, mentre siamo sul divano, mano nella mano.
Sospira e guarda il pavimento, rivelando un'espressione pensierosa nascosta tra i suoi capelli castani.
"Sì... meglio farlo subito. Chiamo Candice. Ne voglio parlare prima con lei. Dylan avrà bisogno della sua presenza e per essere pronta a stargli accanto, deve saperlo ed essere preparata alla notizia."
Annuisco d'accordo con le sue parole.

Quando, dopo circa trenta minuti, suonano alla porta, corro ad aprire in preda all'ansia.
"Che succede?"
È preoccupata. Quando Chanel l'ha chiamata, ha cercato di apparire il più tranquilla possibile, ma non ci è riuscita. La tensione nella sua voce era palpabile.
"Chanel, Carter, parlate."
La mia fidanzata si passa nervosamente le mani sulle cosce e si passa una ciocca dietro l'orecchio.
"C'è qualcosa che devi sapere..." Comincia con tanta insicurezza nel tono di voce. La stessa voce che trema, ma che tenta di non cedere sotto quella pressione.
"Riguarda Dylan? Che cosa gli è successo?!" Si alza istintivamente dal divano, agitata come non mai.
"Non si tratta di Dylan, C. Si tratta di... noi." La tranquillizzo, prendendole un braccio affinché possa tornare a sedersi.

"Io non sono stata bene in questi giorni..."
"Lo so. Ora come va?"
"Candice... io aspetto un bambino." Il bicchiere di vetro colmo di acqua che aveva tra le mani le cade sul pavimento, frantumandosi in mille pezzi. Così come tutta la sicurezza sul suo viso.
"Cosa?"
"Aspettiamo un bambino, Candy." Sottolineo, ancora una volta, una verità sconvolgente.

"Hey! Che ci fai qui?" Una voce che avrei preferito ascoltare il più tardi possibile.
Chanel saetta lo sguardo su di me.
Candice alterna il passaggio dei suoi occhi tra me e la sua migliore amica.
Dylan prende posto accanto a lei ed io lo osservo in silenzio, consapevole che stiamo per confessargli qualcosa che non si aspetta.

SPAZIO AUTRICE:
Hey, stelline! Come va?
Secondo voi come reagirà Dylan?
Che ne pensate delle fragilità del nostro Carter? Fatemi sapere! 💘

XOXO
A

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