|21| Via dalla realtà

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Chanel
Mi chiudo la porta alle spalle, scappando da quella situazione colma di errori.
Eravamo stesi sul letto. Lui con una flebo collegata al braccio sinistro ed io stesa accanto che mi chiedevo se fosse appropriato stargli così vicino. Mi preoccupavo di quello che sarebbe potuto succedere ed è successo, ma in quel momento, il suo profumo era come droga ed io, come qualcuno che ne ha un estremo bisogno.

Quell'odore delicato, si prendeva cura di ogni centimetro del mio corpo, facendomi sentire al sicuro da qualsiasi cosa, se pur in quel momento ogni mio pensiero, ogni mia riflessione, ogni nostro atteggiamento, avrebbe spezzato e distrutto in mille pezzi quel filo al quale eravamo appesi da mesi.

La tensione nella stanza era palpabile. Lui che mi narrava ciò che provava, ciò che ha sentito quando era sul punto di morire dissanguato, e le mie orecchie tese ad ascoltarlo, mentre la mia mente suggeriva sensi di colpa al mio cuore.

"Perché ti sei fatto sparare, Carter? Perché lo hai fatto?"
Gli ho chiesto, mentre tutto in torno a me si fermava. La voce della giornalista in tv era solo un fastidioso sottofondo e il macchinario che tracciava il battito cardiaco, dettava mille ragioni per le quali, in tutto quel terribile sbaglio, c'era una frazione, una medesima parte di giusto.
Per il semplice fatto che solo avendomi vicino, solo percependo il mio braccio sinistro sfiorare il suo, il suo muscolo più importante batteva all'impazzata. Come se avesse l'ultima possibilità di fornire sangue all'intero organismo.

Era tutto un sottofondo. Le voci delle infermiere, le discussioni tra i medici nei corridoi, facevano da sfondo a quel piccolo momento di follia.

Ed è stato proprio in quell'istante che, guardandomi con desiderio, Carter mi ha baciata.
Ha appoggiato le sue labbra alle mie, assaporandole con passione.
Se quella macchina avesse tracciato anche il mio cuore, probabilmente, avrebbe cominciato a suonare. Batteva all'impazzata, come non lo avevo mai sentito prima. Neanche durante i miei attacchi di panico.

L'ho sentito persino nello stomaco, mentre le onde sonore del suo ritmo creavano la melodia perfetta per la danza delle farfalle che svolazzavano liberamente in quel buio.

Ma poi, quella meravigliosa sensazione, mi ha abbandonata. Lasciando spazio a rimorsi, delusione e commiserazione: avevo appena tradito la mia migliore amica.
E mi sono sentita una persona orribile, egoista e priva di qualsiasi forma di ragione.
Quella che mi ha accompagnata fino a dieci minuti fa. È sempre stata la base della mia vita, la testa. Ho sempre creduto che da lì nascano le soluzioni migliori, quelle più giuste. Ed è così.
Perché con il cuore si vede ciò che rende felice noi stessi, la nostra essenza. Non ciò che è più giusto.

Ed io, presa dal momento, non ho pensato. Ho tradito la mia migliore amica ed ora sono qui, seduta sul sedile posteriore della mia macchina in una valle di lacrime, mentre il nostro autista mi riporta a casa.

"Va tutto bene, signorina?" Robert, l'uomo in giacca e cravatta che mi ha vista muovere i primi passi, mi guarda attraverso lo specchio retrovisore.
"Sì, Robert." Rispondo, asciugandomi le lacrime con la mano, consapevole che tutto il trucco sia scomparso.

Scendo dall'auto e corro in casa, dall'unica persona che saprebbe aiutarmi. Dalla sola che mi ascolterebbe senza giudicarmi e con la quale parlerei per ore, senza sentirmi giudicata nemmeno sul mio più grande errore: il mio migliore amico. Mio fratello.

La porta si chiude e lui gira la testa verso di me. Mi guarda, come se sapesse già di trovarmi in queste condizioni, come se se lo immaginasse. Viene verso di me e mi stringe forte a se. Le sue braccia mi circondano, stringendosi forte intorno a me. Un calore accogliente mi avvolge, facendomi sentire al sicuro.

"Devi aiutarmi." Riesco a dire, piangendo. Prende il mio viso tra le sue mani, osservandomi preoccupato, con le sopracciglia inarcate. Traspare dubbio dalla sua espressione e sono sicura che, in questo momento, la sua mente è inondata da mille domande.

"Dimmi. Cosa succede?" Accarezza entrambe le guance con il polpastrello. Necessito di riordinare le mille voci che inondano la mia mente, non lasciandomi spazio per parlare.
E poi, tutto d'un fiato, rivelo ciò che mi tormenta, pronta a qualsiasi reazione di sorpresa.

"Carter mi ha baciata." Ammetto, finalmente. Sgrana gli occhi, sorpreso.
"Ci siamo baciati." Continuo.
Si rilassa, abbandonando ogni forma di tensione.
"Ah. Beh... wow." Riesce a dire. Per un momento, pare non riuscire ad emettere suoni.
Lo capisco. Sua sorella e il suo migliore amico hanno appena avuto uno dei contatti fisici più importanti al mondo.
Comprendo la sua sorpresa, anche se non sembra esserne triste.
"Perché piangi?" Mi domanda.
"Per Jessica."

Appena pronuncio quel nome, la tristezza prende nuovamente padronanza del mio essere, impossessandosi di quel minimo e ultimo briciolo di serenità guadagnata attraverso l'abbraccio di Dylan.
Quest'ultimo, si porta una mano sulla fronte. Come se avesse appena ricordato un particolare molto importante.
"Cazzo." Dice infine. Va a sedersi sul divano, facendomi cenno di raggiungerlo. Lo seguo, sedendomi accanto a lui.

"Come è successo?" Vuole conoscere ogni particolare, per poterlo analizzare insieme. Se Carter é capace di non riflettere, Dylan è il suo esatto opposto. Si bilanciano perfettamente.
Al primo, non interessa ciò che potrebbe succedere dopo. Il secondo, invece, ci pensa fin troppo perché sa che quel dopo, potrebbe far male.

Gli spiego tutto, raccontandogli ogni singola caratteristica della vicenda. Mi ascolta per alcuni minuti, senza parlare. Cambia espressione come i semafori cambiano colore a seconda della funzione.

"Io l'ho sempre pensato." Sospira, quando finalmente metto un punto a quel racconto.
"Cosa?" Chiedo.
"Che ci fosse qualcosa tra voi due."
Ciò che provo è pari ad un pugno in pieno stomaco, ad una discesa ripida sulle montagne russe.

"Dylan, smettila." Scuoto la testa.
Qualsiasi cosa ci sia, deve andare via. Spegnerò quella breve e probabile scintilla, lasciando che diventi sempre più grande quella che c'è tra lui e la mia migliore amica.

"Chanel, perché fai così?"
"Sei impazzito, per caso? Lui sta con Jessica. Non posso farle questo."
Sbuffa, mentre racchiude la sua testa tra le mani, tentando di trovare una soluzione.

SPAZIO AUTRICE🌸
Chanel prova una profonda tristezza e sembra voler tornare indietro nel tempo, per impedire tutto ciò che l'ha stravolta.
Voi come avreste agito al suo posto? Cosa vi piacerebbe leggere nel prossimo capitolo?
Scrivetelo nei commenti! 🤍

IG: headandheart_wattpad_

XOXO

HEAD AND HEARTWhere stories live. Discover now